La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 13 agosto 2015

Contratti. La stagione dei rinnovi è aperta sul serio?

di Daniele Zangrossi
La sentenza della Corte Costituzionale ha riaperto la stagione dei contratti per i dipendenti pubblici?
Il punto interrogativo non è una svista, anzi a mio parere è proprio questa la domanda che dobbiamo farci.
Basta una sentenza per fare i contratti? Siamo sicuri che la nostra legittimazione possa venire solo dal fatto che la Costituzione ci riconosce il diritto di avere un contratto di lavoro?
Questo diritto c’era anche prima della sentenza , c’è sempre stato anche in questi ultimi sei anni senza che noi riuscissimo a rinnovare i contratti; pertanto cosa può essere mai successo ora per farci credere che riusciremo a farlo?
Io penso che queste domande meriterebbero una risposta o perlomeno una riflessione, se non fosse altro per evitare di rifare gli errori che abbiamo fatto.
Quando è cominciato il blocco dei contratti, o ancor meglio quando Brunetta ha iniziato la sua crociata contro i dipendenti pubblici, la CGIL ha reagito in modo netto, siamo riusciti a mettere in campo una reazione che ha coinvolto molti lavoratori pubblici, il nostro No a qualsiasi mediazione rispetto alle posizioni del ministro Brunetta e alla sua riforma (legge 150) ci ha contraddistinto e caratterizzato,a differenza di CISL e UIL che dopo una fiammata iniziale hanno lavorato sostanzialmente per la riduzione del danno arrivando per la prima volta nel Pubblico Impiego a firmare senza la CGIL i rinnovi contrattuali nel 2008. La nostra è stata una scelta giusta che ha pagato portando all’onda lunga che ci ha fatto vincere (sul serio non come nelle elezioni di quest’anno) il rinnovo delle RSU nel 2012.
Purtroppo nei mesi e negli anni successivi a quella stagione non siamo riusciti a concretizzare quasi nulla. Dopo la caduta del Governo Berlusconi e durante i governi che si sono succeduti fino all’attuale abbiamo sostanzialmente fatto solo testimonianza, pur ripetendo continuamente che volevamo il contratto non siamo riusciti a scrivere nessuna piattaforma rivendicativa degna di questo nome, la legge 150 è rimasta in vigore e gli attacchi ai lavoratori pubblici sono continuati.
Nel frattempo la nostra rappresentatività tra i pubblici dipendenti entrava in crisi, la sfiducia nel sindacato tutto (CGIL compresa) era sempre più evidente e a guadagnarne erano i sindacati corporativi. La crisi ha accentuato questa situazione e il pubblico impiego è diventato il Bancomat a cui i vari Governi hanno attinto per finanziare le leggi di stabilità
Cosi siamo arrivati ad oggi, reduci da una tornata elettorale per le RSU che se da un lato ha, per fortuna, confermato il nostro radicamento tra i lavoratori pubblici dall’altro, se vogliamo guardare ai dati veri, ha registrato un aumento dei consensi tra i sindacati corporativi e un arretramento dei sindacati confederali.
Allora se ci rifacciamo la domanda: Basta una sentenza per fare i contratti? La risposta non può che essere NO e perciò credo sia necessario al più presto, anzi subito, dirci cosa dobbiamo fare noi per riaprire la stagione contrattuale.
Io penso che le questioni siano quattro.
La prima riguarda la democrazia sui posti di lavoro e il ruolo delle RSU; la seconda la legge 150, la terza le piattaforme contrattuali e i loro contenuti; la quarta i rapporti unitari con CISL e UIL.
1. Per poter costruire un movimento forte a sostegno delle piattaforme è necessario, a mio parere, ricostruire un rapporto stretto con i lavoratori.
Dobbiamo evitare questa volta più di altre, che le piattaforme siano calate dall’alto e dobbiamo dare voce ai posti di lavoro attraverso assemblee in cui si discutano i veri problemi e dare alle RSU il compito di fare sintesi svolgendo un ruolo determinante per la costruzione delle piattaforme. Sarebbe utile che le RSU dei vari Enti potessero comunicare tra loro promuovendo attivi nei vari territori unitariamente o perlomeno tra le RSU della CGIL. Dobbiamo dichiarare che le piattaforme saranno votate dai lavoratori e che il loro voto sarà vincolante.
2. Prima di qualsiasi cosa dovremmo chiedere al governo l’abolizione o almeno la revisione della legge 150, molti contenuti deleteri di quella legge fino ad oggi siamo riusciti a contenerli perché entreranno in vigore soltanto con i nuovi contratti che , come dice la legge stessa, non potranno modificarli pena la loro illegittimità. Questa condizione và superata altrimenti non servirebbe a nulla fare i contratti.
3. Le piattaforme contrattuali devono contenere pochi punti ma chiari e soprattutto tali da dare una risposta alle criticità che in questi anni si sono manifestate ridando forza al Contratto Nazionale: una richiesta salariale che tenga conto di quanto perso in 6 anni di vacanza contrattuale e che superi l’ostacolo del bonus degli 80 euro; la revisione di un sistema di classificazione che è invecchiato e non risponde più alle esigenze del lavoro pubblico; un sistema di incentivazione che si finanzi con dei fondi più certi di quelli attuali e che sia legato alle effettive prestazioni e non alle pagelle date dai dirigenti ; la possibilità di contrattare l’organizzazione del lavoro in funzione di un miglioramento dei servizi; la costruzione di un percorso anche contrattuale che equipari i diritti e le retribuzioni di tutti i lavoratori che operano nella pubblica amministrazione ; la revisione di una sistema di relazioni sindacali che dia più potere e più agibilità alla contrattazione delle RSU; la stabilizzazione definitiva dei precari e la creazione di condizioni che non creino più precariato nel pubblico impiego.
4. I rapporti con CISL e UIL sono migliorati rispetto alla stagione dei contratti separati e tali dovrebbero rimanere, ma deve essere chiaro a tutti che l’unità sindacale si costruisce solo a partire dalle RSU e dal coinvolgimento attivo di tutti i lavoratori. Ad esempio non possiamo permetterci di gestire una stagione contrattuale senza che siano chiare fin da subito le regole su come si convalidano le piattaforme e sul voto vincolante dei lavoratori per la firma di qualsiasi accordo. Probabilmente avremo bisogno di proclamare degli scioperi e la loro riuscita dipenderà dalla nostra capacità di mettere in campo una forte partecipazione attiva dei lavoratori.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo è il libro dei sogni; forse si… ma dopo anni passati a accettare volenti o meno compatibilità e sacrifici che valevano solo per qualcuno ma non per tutti e dopo anni passati a constatare che cercare di ridurre il danno ci ha reso più deboli e confusi, credo sia arrivato il momento di provare ad andare all’attacco e chiedere quello che ragionevolmente ci spetta per l’interesse dei lavoratori, per l’interesse del lavoro pubblico e per l’interesse dei cittadini. Le mediazioni, se e quando si presenterà l’occasione avremo tempo per farle e, naturalmente, sempre con il consenso dei lavoratori che rappresentiamo.

Fonte: diellemagazine

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