
di Roberto Ciccarelli
Il referendum contro la buona scuola si terrà nel 2017. Sarà
inserito in un ventaglio di quesiti contro lo Sblocca Italia, il
Jobs Act, le riforme costituzionali e le principali decisioni dei
primi 18 mesi di governo Renzi. La raccolta firme partirà nella
primavera del 2016. La redazione dei quesiti è stata affidata, tra
gli altri, al costituzionalista Massimo Villone. La decisione
è stata presa dall’assemblea nazionale del movimento contro la «Buona
Scuola» alla quale domenica scorsa hanno partecipato 350 persone
(oltre a 50 persone via streaming) in rappresentanza di un
centinaio di sigle: tutti i sindacati del settore (Flc-Cgil, Cobas
e Unicobas, Cisl e Uil Scuola, Gilda e Snals e altri); parte delle
associazioni attive nel mondo della scuola (dal Comitato Lip
a Gessetti Rotti, dagli autoconvocati ai coordinamenti dei
genitori, le «Cattive maestre»), gruppi facebook (Non uno di meno
o Sostegno il sostegno), gli studenti Uds, quelli universitari di
Link, la rete StudAut; poi i ricercatori «non strutturati» e i
professori universitari (Conpass), il movimento per l’acqua
pubblica; sindacati come la Fiom e partiti come Sel, Cinque Stelle,
Rifondazione.
Hanno partecipato anche l’ex Pd Stefano Fassina secondo il quale «le commissioni legislative possono ancora esprimere pareri contrari sui decreti attuativi» e Alfredo D’Attorre, deputato Pd, contestato per la sua appartenenza al Pd. «La contestazione è molto diffusa nella base del Pd – ha detto D’Attorre — La riforma mette in discussione i valori della Costituzione».
Hanno partecipato anche l’ex Pd Stefano Fassina secondo il quale «le commissioni legislative possono ancora esprimere pareri contrari sui decreti attuativi» e Alfredo D’Attorre, deputato Pd, contestato per la sua appartenenza al Pd. «La contestazione è molto diffusa nella base del Pd – ha detto D’Attorre — La riforma mette in discussione i valori della Costituzione».
La via referendaria, già intrapresa da «Possibile» di Civati
e dal gruppo “leadership per la scuola”, non riscuote grandi
entusiasmi nel movimento. Il problema non è raccogliere le firme
(500 mila in tre mesi tra due anni) ma raggiungere il quorum,
sconfiggere l’astensionismo, creare una vasta mobilitazione che
imponga un segno di discontinuità politica generale. Non proprio
questioni all’ordine del giorno in un momento di «bassa» a sinistra
dove semmai si moltiplicano ipotesi politiche concorrenti,
mentre il movimento Cinque Stelle presidia saldamente lo spazio
dell’opposizione e prova a lanciare iniziative come gli ordini del
giorno che impegnano le giunte regionali contro la riforma della
scuola. Il movimento punta sulla propria autonomia e scommette
sulla crescita di altre mobilitazioni dal basso durante l’autunno
contro le politiche del Partito democratico.
Oltre al referendum, è stato annunciato da subito il
boicottaggio dei comitati di valutazione attraverso mozioni
votate dai collegi dei docenti, prevista una «notte bianca» della
scuola il 23 settembre una «notte bianca» della scuola e una
manifestazione nazionale. C’è anche la richiesta di un nuovo
sciopero generale. Ripartirà il percorso per ripresentare la legge
di iniziativa popolare «Per la buona scuola per la Repubblica»
(«Lip»). Un’agenda politica fittissima che si intreccerà con la
mobilitazione delle Rsu – primo incontro previsto a Roma l’11
settembre – e le altre iniziative unitarie dei sindacati, tra
cui ci sarebbe un ricorso alla Consulta contro alcuni punti
incostituzionali della riforma.
Fonte: il manifesto
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