La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 6 settembre 2015

La ricaduta del muro

di Jacopo Rosatelli
Il primo treno spe­ciale è arri­vato alle 13.20 alla sta­zione cen­trale di Monaco di Baviera, con circa 450 pro­fu­ghi a bordo. L’avanguardia di un gruppo che entro sta­sera dovrebbe essere di oltre 7 mila, ma cifre esatte nes­suno le cono­sce. Tutti sanno, invece, che l’obiettivo di quei migranti è final­mente rag­giunto: la Germania.
Nella notte fra venerdì e sabato era arri­vata la deci­sione tanto attesa: il via libera da Ber­lino e Vienna all’ingresso delle per­sone ammas­sate in Unghe­ria, uomini e donne tenuti in ostag­gio dai ver­tici poli­tici degli stati europei.
La deci­sione della can­cel­liera Angela Mer­kel e del suo col­lega austriaco Wer­ner Fay­mann signi­fica la sospen­sione di fatto del «rego­la­mento di Dublino», che avrebbe impo­sto a Buda­pest di iden­ti­fi­care e trat­te­nere tutti i richie­denti asilo.

Si volta pagina, dun­que? In Ger­ma­nia anche gli espo­nenti con­ser­va­tori danno per scon­tato che le norme euro­pee su migra­zione e asilo siano da rive­dere, ma ciò non signi­fica che si annun­cino tempi migliori per i migranti. Hans-Peter Uhl, respon­sa­bile interni dell’Unione demo­cri­stiana bava­rese (Csu), lo ha messo in chiaro in un’intervista con­cessa ieri alla radio pub­blica Deu­tschlan­d­funk: «Non pos­siamo con­cen­trarci solo sul tema della ripar­ti­zione dei pro­fu­ghi all’interno dell’Unione euro­pea, dob­biamo anche occu­parci del raf­for­za­mento dei con­fini esterni».
Il punto-chiave è sem­pre lo stesso: chi fugge da Paesi con­si­de­rati «sicuri», come ad esem­pio gli stati bal­ca­nici, non deve avere il diritto di restare sul suolo tede­sco (e della Ue). Una posi­zione che non con­trad­dice quanto dichia­rato ieri da Mer­kel: «L’asilo poli­tico è un diritto fon­da­men­tale che non ammette alcuna limi­ta­zione al numero di chi può farne richie­sta». Un’affermazione lapa­lis­siana, quella della can­cel­liera, per­ché la Costi­tu­zione tede­sca così pre­vede (all’articolo 16 a). Ma la que­stione deli­cata sta pro­prio nello sta­bi­lire chi possa dav­vero otte­nere lo sta­tus legale di «rifugiato».
Fino a giu­gno quasi la metà dei richie­denti asilo giunti in Ger­ma­nia (160mila in tutto) pro­ve­niva dai Paesi dei Bal­cani occi­den­tali, Kosovo e Alba­nia in par­ti­co­lare: per i demo­cri­stiani della Cdu/Csu quei migranti devono essere riman­dati indie­tro. Non così, invece, per i Verdi e la Linke. Cosa pen­sino i social­de­mo­cra­tici della Spd è meno chiaro: il lea­der (e vice­can­cel­liere) Sig­mar Gabriel sem­bra dispo­sto a seguire gli alleati di governo demo­cri­stiani, ma la sini­stra interna lo mette in guar­dia dall’adottare quella linea. Oggi sarà pro­ba­bil­mente il giorno della verità, per­ché i ver­tici della grosse Koa­li­tion si incon­trano per fare il punto sull’emergenza-profughi, e l’ipotesi sul tavolo è pro­prio quella di aumen­tare il numero dei Paesi d’origine con­si­de­rati «sicuri».
Sul piano della prima acco­glienza è inne­ga­bile che ora la Ger­ma­nia stia dando buona prova di sé dopo le dif­fi­coltà e le pole­mi­che delle scorse set­ti­mane. Gli epi­sodi di vio­lenza raz­zi­sta regi­strati a Hei­de­nau e in molte altre città sem­brano avere risve­gliato par­titi e società civile.
Meglio tardi che mai. La Cdu invita a fare dona­zioni alla Croce rossa e alle orga­niz­za­zioni reli­giose che si occu­pano di rifu­giati, e la Spd ha aperto una sezione spe­ciale del pro­prio sito dedi­cata al «ben­ve­nuto» ai migranti, in cui lo stesso Gabriel rac­conta in un video che sua madre e sua nonna vis­sero la con­di­zione di pro­fu­ghe, scap­pando dalla Prus­sia orien­tale dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Alla sta­zione di Monaco ieri erano mol­tis­simi i volon­tari, orga­niz­zati in turni da quat­tro ore: tutto si è svolto nella com­pleta calma, e chi scen­deva dai treni è stato salu­tato con applausi e grida «wel­come to Ger­many». Sui volti dei pro­fu­ghi final­mente sor­risi e sol­lievo. Pre­senti in sta­zione anche i vescovi della chiesa cat­to­lica e di quella protestante.
Non tutti i pro­fu­ghi giunti ieri nella capi­tale della Baviera rimar­ranno nella regione: altri Län­der hanno già dato la dispo­ni­bi­lità a fare la pro­pria parte.
Almeno in 600 rag­giun­ge­ranno la Turin­gia, dove l’amministrazione gui­data dall’esponente della Linke Bodo Rame­low ha già pre­di­spo­sto un cen­tro di acco­glienza nella cit­ta­dina di Hermsdorf.

Fonte: il manifesto

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.