La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 8 settembre 2015

Parrocchie aperte, ancora poche risposte

di Luca Kocci 
Biso­gnerà atten­dere qual­che set­ti­mana per capire se l’appello di papa Fran­ce­sco, durante l’Angelus di dome­nica scorsa a San Pie­tro, alle par­roc­chie e agli isti­tuti reli­giosi affin­ché accol­gano i migranti («Ogni par­roc­chia, ogni comu­nità reli­giosa, ogni mona­stero, ogni san­tua­rio d’Europa ospiti una fami­glia di pro­fu­ghi, inco­min­ciando dalla mia dio­cesi di Roma») avrà effetti con­creti o coin­vol­gerà solo una mino­ranza delle comu­nità cat­to­li­che, quelle che già da anni lavo­rano con i migranti.
Dipen­derà innan­zi­tutto dai vescovi, che Ber­go­glio ha richia­mato in prima per­sona («Mi rivolgo ai miei fra­telli vescovi d’Europa, per­ché nelle loro dio­cesi sosten­gano que­sto mio appello»), e dalla loro volontà di sti­mo­lare i par­roci. La mag­gior parte tace, almeno per ora, ma qual­cuno ha già rispo­sto.

Il vescovo di Avez­zano (Aq), San­toro — quest’estate attac­cato dai neo­fa­sci­sti di Forza Nuova che affis­sero di fronte alla cat­te­drale lo stri­scione «Per il vescovo prima i clan­de­stini, per Forza Nuova prima gli ita­liani» -, ha annun­ciato che ospi­terà a casa sua una fami­glia di pro­fu­ghi; il vescovo di Cagliari, Miglio, ha comin­ciato ad orga­niz­zare l’accoglienza insieme alla Cari­tas sulla base della dispo­ni­bi­lità rice­vuta dalle par­roc­chie; e la Cei ha fatto sapere che se ne par­lerà al pros­simo Con­si­glio epi­sco­pale, il 30 set­tem­bre, per «indi­vi­duare moda­lità e indi­ca­zioni da offrire a ogni dio­cesi». In Europa, i vescovi fran­cesi hanno dif­fuso una nota in cui si dice che «que­sto appello ci sti­mola e ci invita a con­ti­nuare e ad incre­men­tare le nostre azioni nei con­fronti dei rifu­giati». Altri invece hanno già fatto sapere che non se ne parla pro­prio, come il car­di­nale Erdö, arci­ve­scovo di Buda­pest e pri­mate di Unghe­ria, il quale — in grande sin­to­nia con il pre­mier Orbán — ha spie­gato che la Chiesa unghe­rese non può rispon­dere all’appello del papa per­ché dare ospi­ta­lità a migranti irre­go­lari in tran­sito è «ille­gale». «La Chiesa, parte di essa, può avere resi­stenze: sap­piamo che scar­di­nare il “como­di­smo” attuale, met­tere in discus­sione la Chiesa bene­stante, che di que­sta con­di­zione ha fatto un sistema di vita, è rischioso», dice al Mat­tino mon­si­gnor Nogaro, vescovo eme­rito di Caserta, da sem­pre in prima linea per i diritti degli immigrati.
Poi ci sono i par­roci. Molti sono stati spiaz­zati dall’appello del papa. Altri, pur facendo pre­senti le dif­fi­coltà pra­ti­che — l’allestimento degli spazi — e ammi­ni­stra­tive, si dicono pronti. «Que­sto appello è un inco­rag­gia­mento per noi e sarà effi­cace anche per supe­rare le per­ples­sità di qual­che par­roc­chiano», spiega don Ben Amba­rus, prete romeno da sem­pre in ser­vi­zio a Roma, par­roco dei Ss. Eli­sa­betta e Zac­ca­ria a Prima Porta, la prima par­roc­chia visi­tata da papa Fran­ce­sco. «Inol­tre — aggiunge — se tutti si atti­ve­ranno, que­sto sarà il miglior anti­doto ai luo­ghi comuni e agli slo­gan raz­zi­sti, per­ché i migranti incon­tre­ranno delle per­sone, rac­con­te­ranno le loro sto­rie e tanti pre­giu­dizi sva­ni­ranno». Don Nan­dino Capo­villa, par­roco a Mar­ghera: «È un invito alla con­cre­tezza che va accolto, non è più suf­fi­ciente orga­niz­zare corsi di ita­liano e par­tite di cal­cio». Don Tom­maso Scic­chi­tano, par­roco a Don­nici, peri­fe­ria di Cosenza, che ha subito rilan­ciato su Face­book l’appello («papa Fran­ce­sco ha chie­sto ad ogni par­roc­chia di acco­gliere una fami­glia di pro­fu­ghi. Che fac­ciamo? Gli diciamo di no?»): «Mi con­sul­terò con il vescovo, sen­tirò la Pre­fet­tura, poi la pros­sima set­ti­mana con­vo­cherò un’assemblea in par­roc­chia per orga­niz­zarci». Don Andrea Bigalli, par­roco a Sant’Andrea in Per­cus­sina (Fi): «Sono parole in linea con il Van­gelo, non si può fare diver­sa­mente. Poi però biso­gnerà anche fer­mare la guerra, il traf­fico di armi e le mafie che gesti­scono il traf­fico dei migranti».
Con 130mila par­roc­chie in Europa, 27mila in Ita­lia, migliaia di isti­tuti reli­giosi e con­venti, più tutti gli immo­bili ricon­du­ci­bili diret­ta­mente al Vati­cano (ben di più delle due par­roc­chie den­tro le Mura leo­nine che si sono già atti­vate), se tutte le comu­nità rispon­des­sero posi­ti­va­mente, il pro­blema ospi­ta­lità sarebbe risolto. Molti di que­sti spazi, però, sono già stati ricon­ver­titi in alber­ghi e bed & break­fast. Tanto che il pre­fetto di Roma Gabrielli, nello scorso mag­gio, a mar­gine di una riu­nione per tro­vare qual­che cen­ti­naio di posti per i migranti arri­vati in città, rac­contò che furono pro­prio diversi isti­tuti reli­giosi a dire no «per­ché vedono nel Giu­bi­leo mag­giori pos­si­bi­lità di busi­ness». Chissà se adesso il papa avrà più successo.

Fonte: il manifesto

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