La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 8 settembre 2015

Il giorno della collera

di Michele Giorgio
I kil­ler di Ali Dawab­sha, 18 mesi, hanno rag­giunto gran parte dell’obiettivo della loro mis­sione omi­cida: ster­mi­nare una intera fami­glia. Ieri poco prima dell’alba anche Riham, la gio­vane mamma del pic­colo pale­sti­nese, è morta in ospe­dale a causa delle ustioni gra­vis­sime (sul 90% del corpo) cau­sate dal rogo appic­cato da coloni ebrei (lo dicono le stesse auto­rità israe­liane) alla casa dei Dawab­sha nel vil­lag­gio di Kafr Douma, nella notte tra il 30 e il 31 luglio. Ad ago­sto era morto Saad, il padre di Ali. Resta in vita solo Ahmad, 4 anni, il secondo figlio. Ha qual­che pos­si­bi­lità di far­cela, le sue con­di­zioni comun­que restano gravi.
Lo sde­gno e la rab­bia in Cisgior­da­nia cre­scono anche per­chè la «tol­le­ranza zero» nei con­fronti dell’estremismo assi­cu­rata a gran voce dal pre­mier Neta­nyahu, non ha avuto alcun esito con­creto, come in verità i pale­sti­nesi si atten­de­vano.
Ser­vizi segreti, poli­zia e giu­dici israe­liani non sono andati oltre qual­che restri­zione tem­po­ra­nea ai movi­menti di una decina di mili­tanti di orga­niz­za­zioni radi­cali e tre prov­ve­di­menti di deten­zione ammi­ni­stra­tiva (arre­sti pre­ven­tivi) per altret­tanti coloni. Nes­suna di que­ste per­sone è accu­sata del rogo della casa dei Dawabsha.
Una “Gior­nata di col­lera” è stata indetta per venerdì in Cisgior­da­nia e a Geru­sa­lemme est in rispo­sta alla morte di Reham Dawab­sha. Nei social i pale­sti­nesi indi­cano l’11 set­tem­bre come un giorno di lotta popo­lare con­tro l’occupazione israe­liana. Il movi­mento isla­mico Hamas, rivol­gen­dosi a tutte le orga­niz­za­zioni pale­sti­nesi, ha chie­sto di ven­di­care la fami­glia ster­mi­nata e di non lasciare impu­niti gli assas­sini. Da parte sua il nuovo Segre­ta­rio gene­rale del Comi­tato ese­cu­tivo dell’Olp, Saeb Ere­kat, ha avver­tito che «Se Israele non viene fer­mato, se non gli viene chie­sto di ren­dere conto, allora Riham Dawab­sha non sarà l’ultima vit­tima del ter­rore israeliano».

Fonte: il manifesto

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