
di Michele Giorgio
I killer di Ali Dawabsha, 18 mesi, hanno raggiunto gran parte
dell’obiettivo della loro missione omicida: sterminare una intera
famiglia. Ieri poco prima dell’alba anche Riham, la giovane mamma del
piccolo palestinese, è morta in ospedale a causa delle ustioni
gravissime (sul 90% del corpo) causate dal rogo appiccato da coloni
ebrei (lo dicono le stesse autorità israeliane) alla casa dei
Dawabsha nel villaggio di Kafr Douma, nella notte tra il 30 e il 31
luglio. Ad agosto era morto Saad, il padre di Ali. Resta in vita solo
Ahmad, 4 anni, il secondo figlio. Ha qualche possibilità di
farcela, le sue condizioni comunque restano gravi.
Lo sdegno e la rabbia in Cisgiordania crescono anche perchè la
«tolleranza zero» nei confronti dell’estremismo assicurata a gran
voce dal premier Netanyahu, non ha avuto alcun esito concreto, come
in verità i palestinesi si attendevano.
Servizi segreti, polizia e giudici israeliani non sono andati oltre qualche restrizione temporanea ai movimenti di una decina di militanti di organizzazioni radicali e tre provvedimenti di detenzione amministrativa (arresti preventivi) per altrettanti coloni. Nessuna di queste persone è accusata del rogo della casa dei Dawabsha.
Servizi segreti, polizia e giudici israeliani non sono andati oltre qualche restrizione temporanea ai movimenti di una decina di militanti di organizzazioni radicali e tre provvedimenti di detenzione amministrativa (arresti preventivi) per altrettanti coloni. Nessuna di queste persone è accusata del rogo della casa dei Dawabsha.
Una “Giornata di collera” è stata indetta per venerdì in
Cisgiordania e a Gerusalemme est in risposta alla morte di Reham
Dawabsha. Nei social i palestinesi indicano l’11 settembre come un
giorno di lotta popolare contro l’occupazione israeliana. Il
movimento islamico Hamas, rivolgendosi a tutte le organizzazioni
palestinesi, ha chiesto di vendicare la famiglia sterminata e di
non lasciare impuniti gli assassini. Da parte sua il nuovo
Segretario generale del Comitato esecutivo dell’Olp, Saeb Erekat,
ha avvertito che «Se Israele non viene fermato, se non gli viene
chiesto di rendere conto, allora Riham Dawabsha non sarà l’ultima
vittima del terrore israeliano».
Fonte: il manifesto
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