La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 18 ottobre 2015

Vedi alla voce omofobia

di Laura Mezzanotte
Dei 76 paesi nel mondo in cui l’omosessualità è illegale, 35 si trovano in Africa. E dei 7 in cui i rapporti con persone dello stesso sesso sono un reato punibile con la pena capitale, ben 4, di nuovo, sono in Africa: Somalia, Sudan, Mauritania e Nigeria (sebbene solo nei 12 stati settentrionali nigeriani, quelli in cui la shari’a è diventata legge negli ultimi anni). Lo si rileva dal rapporto Unaids 2014.
Nelle legislazioni africane, la legge che punisce l’omosessualità è spesso rimasta come residuo mai ripudiato delle norme coloniali. Ma negli ultimi tre anni nuove leggi draconiane sono state emanate in Nigeria, Burundi, Camerun e Uganda. Leggi che non solo puniscono i comportamenti sessuali, ma che mirano a colpire anche ong, operatori sanitari e attivisti dei diritti che promuovono società più aperte e inclusive.
È una spinta nuova, dentro la quale coesistono, ovviamente, ragioni di svariato genere – dalla necessità di distrarre i popoli dai problemi irrisolti e dalla corruzione dei loro governi alla facilità di usare il tema come facile propaganda elettorale – ma che ha destato preoccupazione nell’Unione africana tanto che lo scorso anno la Commissione sui diritti umani e dei popoli ha emanato una risoluzione che invita caldamente gli stati a proteggere i diritti delle minoranze sessuali e i difensori dei diritti umani.
Poiché la nuova onda omofoba africana si ammanta spesso di argomentazioni scientifiche, l’Accademia delle scienze sudafricana e l’Accademia nazionale delle scienze ugandese hanno preso in mano la questione esaminando proprio gli argomenti pseudo-scientifici che vengono ampiamente usati nei dibattiti politici e che diventano poi, con grande facilità, luogo comune nelle opinioni pubbliche del continente. Insieme hanno prodotto un compendio accurato degli studi mondiali su questi temi.
Per inciso diciamo che questo lavoro non serve solo agli africani: gli argomenti che vengono presi in considerazione non sono più politically correct in Occidente, ma in qualche modo rimangono come un fantasma strisciante sotto la pelle anche delle nostre moderne società. Quindi vanno considerati con attenzione.
Nello studio vengono identificati cinque argomenti principali: a) l’omosessualità è “contagiosa”; b) uno dei veicoli di questo contagio e canale di “reclutamento” è il rapporto sessuale tra adulti e bambini e quindi, si dice, leggi durissime servono per salvaguardare l’infanzia e proteggere le famiglie; c) non c’è una base biologica per l’omosessualità; d) l’omosessualità è “innaturale” e di conseguenza presenta rischi per la salute pubblica, in particolare per quanto riguarda la diffusione dell’aids; e) l’omosessualità, non essendo innata, può essere solo “insegnata e imparata” e quindi la si può prevenire e a coloro che la praticano vanno offerte - o imposte - “terapie correttive”. La “promozione” della diversità sessuale e di genere deve essere criminalizzata.
Criminalizzazione
Le sessanta e più pagine di rapporto (Diversity in human sexuality: implications for policy in Africa), entrano nel dettaglio degli studi in materia, partendo da un punto cardine: all’inizio degli anni ’90 si è cominciato a dimostrare che l’omosessualità è legata a una variazione del cromosoma X. Studi proseguiti e finalmente confermati nel 2014. Quindi la preferenza sessuale è un dato biologico non sopprimibile. Questo solo dato scientifico innesca un effetto domino di confutazione di tutti gli altri argomenti: l’idea che possa essere “contagiosa”, che i bambini possano essere “reclutati”, che possa essere “imparata” o addirittura “curata”.
Il rapporto è esplicitamente indirizzato ai decisori politici come strumento di conoscenza dello stato dell’arte in materia, ma fa anche un forte richiamo a medici e operatori sanitari africani perché contribuiscano a diffondere la confutazione scientifica delle fole che si aggirano per il continente a proposito dei gay. Probabilmente un tentativo mirato di contrastare all’origine la mitologia omofobica.
Sul piano della salute pubblica poi, il rapporto evidenzia come le politiche omofobiche siano causa di peggioramento (e non miglioramento come molti sostengono) della salute pubblica: c’è una correlazione diretta, infatti, tra persecuzione dei comportamenti sessuali e peggioramento complessivo dei dati di salute generale. Quando i comportamenti omosessuali vengono criminalizzati e quindi costretti nella clandestinità, non solo danneggiano la lotta all’aids e alle malattie sessualmente trasmissibili, ma peggiorano anche i dati della violenza su minori e donne.
Infine, gli accademici si permettono un’incursione fuori dal campo scientifico, nella storia e antropologia africana. I promotori delle leggi omofobiche sostengono anche che l’omosessualità sarebbe “non africana”, una pratica di fatto sconosciuta ai tempi precoloniali e sarebbe quindi stata importata dall’Occidente. Insomma, un subdolo sistema occidentale per continuare a minare l’integrità delle società africane. Inutile aggiungere quanto questo argomento possa risultare evocativo per le opinioni pubbliche africane.
Ironicamente, è vero il contrario. Nelle società precoloniali africane i rapporti tra persone dello stesso sesso erano comuni, consentiti e inseriti in un quadro di ruoli socio-sessuali più fluido ed elastico di quello dei colonizzatori. Ad esempio, più di trenta società tradizionali consentivano il matrimonio tra donne, seppure in una forma e con un inquadramento sociale diverso da quello che vediamo in Occidente: nessuna di queste donne infatti si considerava e veniva considerata lesbica. Il matrimonio era visto piuttosto come un rapporto conveniente per due donne sole, e il lato sessuale della relazione era sostanzialmente tollerato, anche se certamente non esibito. 
La colonizzazione ha invece portato nuove “moralità”, fortemente propugnate dai missionari, che hanno inscatolato ed “etichettato” comportamenti precedentemente considerati normali.
Il lavoro degli accademici ha quindi il merito di provare a sfatare miti e vere e proprie menzogne. Ma resta da vedere se questa voce sensata e fondata scientificamente riuscirà a passare attraverso la cortina di rumore politico che circonda il tema.

Fonte: Nigrizia

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