La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 22 settembre 2015

Ancora sui fatti di Grecia

di Guido Liguori
La vittoria di Syriza non era scontata. È una vittoria relativa, è solo un momento, un passaggio di una “guerra di posizione” che speriamo sia ancora lunga. Voglio dire che la “conquista del governo” non è niente in sé, poiché molto potere sta altrove: nelle istituzioni finanziarie internazionali, negli organismi statuali sovranazionali, anche, come sempre, negli “apparati di Stato”. Avere il controllo del governo dunque è solo un momento della lotta, una “casamatta”, a mio avviso ancora importante. Poi bisogna vedere cosa riesci a fare, da questa casamatta, nella quotidiana "guerra di posizione", nella continua "guerra di trincea" che va avanti quotidianamente. 
La vittoria di Tsipras ha anche limiti evidenti: da una parte l’astensionismo, dall’altro –ancora, di nuovo– la personalizzazione del conflitto politico, l’identificazione di una idea politica o di un partito con un leader, problema moderno ma anche molto antico. Ciò detto, la vittoria resta importante: ha sbarrato la strada alla destra liberista e alla destra neonazista e offre degli strumenti per proseguire la lotta e per indicare a tutti i popoli europei che, seppur difficile, la lotta è possibile e che la sinistra può vincere, anche se sono vittorie parziali. 

Perché ha vinto Tsipras? Per la stessa ragione che lo ha condotto a firmare il terribile ricatto neoliberista, in luglio: perché i greci non vogliono morire di fame. Fuori dall’euro oggi ci sono alcuni anni di miseria nera, persino peggiore di quella che la Grecia sta vivendo da alcuni anni a questa parte. La soluzione di una alternativa di sinistra non è il tanto peggio, tanto meglio, o il ricorso alla volontà che non tiene conto dei rapporti di forza: in questo modo si forma, come al solito, una setta di credenti, ma le masse ti voltano le spalle. Molti compagni reagiscono sempre allo stesso modo, credendo che tutto sia possibile, basta volerlo. E loro fermamente lo vogliono. Ma non ottengono mai niente.
Sono così emersi anche in questa occasione molti BORDIGHISTI INCONSAPEVOLI, GRAMSCIANI IMMAGINARI. Tifosi del socialismo, non pensatori e militanti politici.Ciò che si può imputare davvero a Syriza e a Tsipras non è la firma di un accordo nel momento in cui avevano una pistola puntata alla tempia. Bisogna rimproverare a loro (e a noi) una comprensione inadeguata dei rapporti di forza internazionali, l’essersi illusi che un programma di governo, pur ottimo (quello di Salonicco), fosse realizzabile. Ma su questo la sinistra, tutta la sinistra europea, è indietro. Abbiamo bisogno tutti, quanto meno in Europa, di ripensare insieme come portare avanti la lotta. 
Il debito greco resta non sostenibile, altri nodi verranno al pettine, non solo per la Grecia: dobbiamo formulare una ipotesi di alternativa internazionale al neoliberismo, rimettere al centro i temi del lavoro e della mancanza di lavoro, unificare le lotte per vecchi e nuovi diritti. E riprendere le lotte, promuovere nuove lotte e radicamento sociale, non solo agitazione elettorale. Tutto è ancora possibile, tutto è ancora molto difficile. Si può cambiare questa Europa solo tutti insieme.

Fonte: pagina Facebook dell'autore

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