La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 22 settembre 2015

Tsipras non è Renzi

di Norma Rangeri
La vit­to­ria di Ale­xis Tsi­pras è un’ottima noti­zia. Per vari motivi: sul piano per­so­nale; per la forza del risul­tato e per il distacco segnato dal cen­tro­de­stra. I son­daggi che indi­ca­vano un match quasi sul filo di lana tra Syriza e Nuova demo­cra­zia, hanno sba­gliato cla­mo­ro­sa­mente le pre­vi­sioni (che non è una noti­zia), e chissà quanto in buonafede.
Quasi due milioni di voti e il 35,46% otte­nuto al terzo appun­ta­mento elet­to­rale in un anno (dopo le ele­zioni di gen­naio e il refe­ren­dum di luglio) danno ancor più peso e verità al con­senso delle urne: que­sto voto dice che i greci vogliono ancora il cam­bia­mento e non hanno alcuna inten­zione di farsi gover­nare da chi li ha por­tati sull’orlo del bara­tro lascian­do­celi per tutti que­sti anni.. Nono­stante l’anno orri­bi­lis, il popolo rin­nova la fidu­cia a Tsi­pras rico­no­scen­do­gli di essersi messo in gioco nel con­te­sto più dif­fi­cile, di aver com­bat­tuto solo con­tro tutti, di aver perso la prima duris­sima bat­ta­glia ma di voler con­ti­nuare a com­bat­tere la guerra per un’altra Europa.
Il gio­vane lea­der è stato stato tra i pochi a cre­dere nel suc­cesso anche quando, nei giorni della cam­pa­gna elet­to­rale, con­for­tava i più sco­rag­giati tra i suoi, sicuro di dare molti punti di distacco all’avversario. Come è pun­tual­mente suc­cesso. Pro­ba­bil­mente recu­pe­rando fette di inde­cisi e voto gio­va­nile. Dun­que quella del 20 set­tem­bre va con­si­de­rata anche una vit­to­ria della per­sona oltre che del leader.
Que­sto risul­tato è così ricco e abbon­dante da essere mal dige­rito da molti, come evi­den­ziano le rea­zioni. In Europa e in Ita­lia. Chi enfa­tiz­zando la grande asten­sione (com­pren­si­bile alla terza vota­zione in pochi mesi); chi rie­su­mando la stan­tia cate­go­ria del tra­di­mento; chi sven­to­lando il drappo rosso del memo­ran­dum da rispettare.
Per veri­fi­carlo è bastato uno sguardo ai titoli degli “oppo­sti estremismi”.
Da una parte l’Unità di Renzi (“Tsi­pras, di lotta e di governo”) dall’altra Il Fatto (“Tsi­pras uccide la sini­stra”). Facendo pen­sare ai loro let­tori che Ale­xis e Mat­teo sono due com­pa­gni di merende.
Misti­fi­cando sul fatto che il lea­der (Renzi) che riven­dica orgo­glio­sa­mente al suo Pd il dna blai­riano, possa avere qual­che cro­mo­soma in comune con un poli­tico (Tsi­pras) che ha nel suo Pan­theon Gram­sci, Ber­lin­guer e la bat­ta­glia del 2001 con­tro il G8 di Genova. E che adesso, con un governo e un par­tito più coesi, si dichiara pronto a rico­min­ciare la bat­ta­glia con­tro l’austerità impo­sta dalla troika.
Lo con­ferma la scelta di repli­care la strana alleanza di governo con i “greci indi­pen­denti” di Anel, scelti a gen­naio per le loro posi­zioni anti auste­rità e per aver bat­ta­gliato, fino alla scis­sione, con­tro la cor­ru­zione del vec­chio centrodestra.
Al mer­cato poli­tico di Bru­xel­les, il con­senso rin­no­vato a Tsi­pras vale come un buon avanzo pri­ma­rio da spen­dere nelle trat­ta­tive che lo atten­dono. I cit­ta­dini che lo hanno votato inten­dono restare ben anco­rati all’Europa, non con­di­vi­dono le idee di chi sug­ge­riva un ritorno alla dracma (i fuo­riu­sciti di Unità Popo­lare hanno preso 150 mila voti e non sono arri­vati al 3%), e sono pronti a soste­nere il capo del governo nella trat­ta­tiva sul debito, sul pac­chetto Junc­ker, sull’immigrazione.
Già domani, quando Tsi­pras andrà a sedersi al tavolo euro­peo per discu­tere la que­stione dei migranti, si tro­verà di fronte i fal­chi dell’austerità. Gli stessi che ieri gli hanno man­dato mes­saggi di con­gra­tu­la­zioni al veleno (ricor­dati che devi rispet­tare i patti).
Sono ani­mali che ben cono­sce per averne assag­giato gli arti­gli e la potenza di ricatto, i colpi sfer­rati sotto la cintola.
Ma Tsi­pras non è solo un tri­buno, ha il fiuto del poli­tico e la stoffa del lot­ta­tore. Ha com­messo qual­che errore? Nes­suno è perfetto.

Fonte: il manifesto 

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