La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 20 agosto 2015

Autogestione, oltre la resistenza

di Geraldina Colotti
Ope­rai, gior­na­li­sti, acca­de­mici, movi­menti sociali… Tante le voci a con­fronto nel V Incon­tro inter­na­zio­nale dell’Economia delle lavo­ra­trici e dei lavo­ra­tori, che si è svolto a Punto Fijo, in Vene­zuela, a fine luglio.
Per cin­que giorni, in uno spa­zio aperto e plu­rale, com­ple­ta­mente auto­ge­stito e auto­fi­nan­ziato, donne e uomini pro­ve­nienti dai cin­que con­ti­nenti hanno rac­con­tato la loro espe­rienza: sfide, ana­lisi e rispo­ste alla crisi strut­tu­rale del capitalismo.
Bren­dan Mar­tin è arri­vato da Chi­cago, dove gli ope­rai hanno recu­pe­rato una fab­brica di porte e fine­stre, tra­sfor­mata nella coo­pe­ra­tiva auto­ge­stita New Era Win­dows: con la loro tena­cia e anche gra­zie al sup­porto inter­na­zio­nale della Ong The Wor­king World, che aiuta le imprese recu­pe­rate a repe­rire fondi.
Rap­pre­sen­tanti delle uni­ver­sità auto­nome di alcune città del Mes­sico, hanno par­lato di nuove forme di sin­da­ca­li­smo e della lotta degli stu­denti, pagata a caro prezzo. E hanno rice­vuto la soli­da­rietà dei par­te­ci­panti, espressa nel docu­mento finale.
“Un testo a pro­ble­ma­tica aperta che risponde allo spi­rito dell’incontro, uni­ta­rio ma non dog­ma­tico, e mette le basi per il pros­simo con­fronto inter­na­zio­nale, fra due anni”, spiega l’antropologo argen­tino Andres Ruggeri.
Si deve al lavoro del pro­gramma che dirige alla Facoltà Aperta di Bue­nos Aires l’idea di que­sto ciclo di incon­tri inter­na­zio­nali, ini­ziato pro­prio in Vene­zuela su invito di Hugo Cha­vez, nel 2005.
“Abbiamo comin­ciato a lavo­rare con le imprese recu­pe­rate dopo la grande crisi del 2001 – dice ancora Rug­geri – con una visione più poli­tica che acca­de­mica. Vogliamo capire come può l’economia dei lavo­ra­tori auto­ge­stita essere un’alternativa vera al sistema capitalistico”.
Pur rima­nen­done all’interno e senza cam­bia­menti di sostanza nella strut­tura dello stato? “Que­sta, appunto, è la grande discus­sione. All’inizio, occu­pare è stata una stra­te­gia di soprav­vi­venza alla crisi. Ora, c’è chi pensa, insieme a una parte del governo, che le coo­pe­ra­tive pos­sono tra­sfor­marsi in imprese ed essere assor­bite dal sistema, diven­tarne fun­zio­nali. Biso­gna guar­darsi dalle astra­zioni inu­tili. La realtà è quella del sistema di accu­mu­la­zione capi­ta­li­sta, che a un certo punto può arri­vare a distrug­gere que­ste nuove espe­rienze. Ma, intanto, si crea una nuova coscienza, si pre­fi­gu­rano nuove forme eco­no­mi­che. Dall’esperienza pra­tica si pro­duce anche teo­ria. L’idea base dell’incontro è que­sta: riflet­tere su quel che sta nascendo e non sui mas­simi sistemi. Non a caso, la pro­por­zione fra acca­de­mici e ope­rai, che prima era di 80 a 20, ora si è inver­tita: aumenta il con­fronto concreto”.
Fra i temi dell’incontro, anche quello del lavoro pre­ca­rio, infor­male o ser­vile. Un’alternativa con­creta, la sta costruendo la rete Cestara, in Argen­tina, che federa coo­pe­ra­tive e pic­cole imprese augo­ge­stite, com­po­ste da figure che non hanno rap­pre­sen­tanza sin­da­cale né un vero sta­tuto amministrativo.
Per loro, ha par­lato Rodolfo, rac­con­tando anche l’esperienza di un bar alter­na­tivo chia­mato “Lo de Nestor”: Nestor che sta per Nestor Kirch­ner, “il pre­si­dente che, per primo, ci ha dato una grossa mano e ha lasciato la sua impronta inde­le­bile nel paese”.
Dall’Italia, hanno par­te­ci­pato rap­pre­sen­tanti della fab­brica recu­pe­rata di Milano RiMa­flow e delle Offi­cine Zero di Roma. Ma sono arri­vati a Punto Fijo anche dalla Fran­cia, dalla Spa­gna, dall’Olanda.
Dalla Gre­cia non ce l’hanno fatta, ma alla resi­stenza del popolo greco e a quella dei kurdi, il docu­mento finale ha espresso solidarietà.
Soli­da­rietà anche alla pic­cola ciurma del mani­fe­sto, che ha con­di­viso il tavolo sull’informazione alter­na­tiva con due espe­rienze di media auto­ge­stiti in Argen­tina: La Masa, di Rosa­rio, rac­con­tata da Manolo Robles, e El Dia­rio del Cen­tro del Pais, a Cor­doba, diven­tato Dia­rio de Villa Maria dopo la piccola-grande avven­tura del recu­pero della testata ad opera dei suoi lavoratori.
Con pre­ci­sione e poe­sia, Ser­gio Stoc­chero, gior­na­li­sta e docu­men­ta­ri­sta, ha rac­con­tato l’esperienza nel film El bar­quito de papel, che ha già rice­vuto premi e men­zioni in Ame­rica latina.

Fonte: Il manifesto

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