La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 22 agosto 2015

Lo scomodo terreno di un sindaco di sinistra


di Marco Doria

Con­si­dero impor­tante che si apra e si svi­luppi una discus­sione vivace sulla sini­stra oggi. E che si apra sulle colonne del mani­fe­sto, che svolge un ruolo posi­tivo di sti­molo e di pun­golo cri­tico. Ho seguito il con­fronto con atten­zione, mi rendo conto di quanto le mie parole e le mie osser­va­zioni siano legate all’esperienza di sin­daco di Genova, di una grande città, e quindi costan­te­mente alle prese con i tanti pro­blemi del governo e più in gene­rale della res publica. La pro­spet­tiva in cui mi pongo è dun­que quella di chi, essendo di sini­stra, governa o ammi­ni­stra. Ovvero di chi ritiene che com­pito impre­scin­di­bile della sini­stra sia anche, se non soprat­tutto, quello di affron­tare le que­stioni del governo e dun­que di pro­porsi come cre­di­bile forza di governo.
Alcune que­stioni sono ine­lu­di­bili. Le affronto con la sin­tesi obbli­gata dallo spa­zio asse­gna­tomi. Primo punto: i conti pub­blici e il loro equi­li­brio. Credo che il livello della spesa pub­blica non vada aumen­tato. La pres­sione fiscale com­ples­siva è già alta (su que­sto la per­ce­zione e il pen­siero dei cit­ta­dini sono lar­ga­mente con­cordi) e non credo che aumen­tare l’indebitamento sia sag­gio. Subiamo oggi le con­se­guenze delle poli­ti­che finan­zia­rie degli anni Ottanta, quelle dei governi del Caf (Craxi, Andreotti, For­lani), che fecero esplo­dere il nostro debito pub­blico. Tenerlo sotto con­trollo è un dovere nei con­fronti delle gio­vani gene­ra­zioni che già stanno pagando gli effetti delle poli­ti­che del passato.

Dun­que inva­rianza o ten­den­ziale ridu­zione della pres­sione fiscale; certo si tratta di essere effi­caci nel con­tra­sto all’evasione e nell’impostare delle patri­mo­niali capaci di col­pire le diverse forme della ric­chezza, ma dob­biamo sapere che le impo­ste dovranno essere pagate da una vastis­sima pla­tea di cit­ta­dini, com­presi coloro che pos­sono ricon­dursi al varie­gato ceto medio e alle classi popo­lari. Che dire a que­sto riguardo delle impo­ste sulla casa? Mi pre­oc­cupa il silen­zio della sini­stra al riguardo. Eppure è una que­stione cui tutti sono sen­si­bili. Che ne pen­siamo dell’Imu e della Tasi? Credo che siano essen­ziali per tenere in piedi le finanze dei Comuni.
Pos­siamo certo discu­tere delle pro­po­ste, ancora meglio quando saranno defi­nite, del governo in mate­ria di Local Tax, ma dob­biamo farlo senza gio­care solo di rimessa. Tutto ciò avendo chiare le desti­na­zioni prio­ri­ta­rie della spesa che deve essere volta innanzi tutto al sod­di­sfa­ci­mento di biso­gni essen­ziali e a soste­nere, con cri­teri di equità, le parti più deboli della popo­la­zione (da non con­fon­dersi con gruppi che godono di garan­zie e di posi­zioni di, per quanto rela­tivo, privilegio).
La que­stione fiscale si lega a quella della riqua­li­fi­ca­zione della spesa pub­blica. È dove­roso fare la bat­ta­glia per ridurre le spese mili­tari, così come è giu­sto, al netto dell’abbondante dema­go­gia che accom­pa­gna il tema, porsi l’obiettivo della ridu­zione dei costi, non di rado inde­centi, della poli­tica. Ma que­sto non può bastare.
La spesa pub­blica è carat­te­riz­zata nella sua com­po­si­zione da un note­vole grado di rigi­dità. Rial­lo­care le risorse, senza com­pro­met­tere gli equi­li­bri dei conti, non è sem­plice e richiede deter­mi­na­zione e gra­dua­lità (e volontà-capacità poli­tica di supe­rare le resi­stenze dif­fuse che si incon­trano ogni volta che si pro­cede in tale dire­zione). Il diverso impiego delle risorse (quelle date, ripeto, e non quelle che nel mondo dei sogni si vor­reb­bero avere) ci rimanda a un per­corso che porti a una mag­giore effi­cienza della ammi­ni­stra­zione pubblica.
Il tema della riforma della pub­blica ammi­ni­stra­zione, di cui da decenni si parla, è fon­da­men­tale e deve essere affron­tato assu­mendo quale obiet­tivo prio­ri­ta­rio cui ten­dere la migliore qua­lità dei ser­vizi che si offrono ai cit­ta­dini utenti e con­tri­buenti. Anche in que­sto caso le resi­stenze dif­fuse che si devono affron­tare qua­lora ci si accinga a tale impresa sono grandi. Sono con­sa­pe­vole che il tema non con­sente sem­pli­fi­ca­zioni, di ogni taglio, e che debba essere affron­tato pun­tual­mente. Anche su que­sto ter­reno le forze di sini­stra devono misurarsi.
Le que­stioni che ho sol­le­vato e la capa­cità di pro­porre per esse solu­zioni ade­guate deter­mi­nano il sistema di alleanze (sociali) che si vogliono costruire andando a inter­cet­tare per­sone e gruppi in una società sem­pre più fran­tu­mata. Penso sia ine­vi­ta­bile pren­dere atto di un pro­cesso di scom­po­si­zione (peral­tro già avan­zato) e favo­rire una ricom­po­si­zione di pezzi di società (un tempo si sarebbe par­lato di “blocco sociale”, anche se oggi il ter­mine dal grande valore inter­pre­ta­tivo mi appare un poco datato) con cui si vuole costruire il cambiamento.
Alleanze, o con­senso, sociali non pos­sono essere disgiunti dalla pro­spet­tiva di alleanze poli­ti­che. Guar­dando all’Italia del 2015 vedo situa­zioni dif­fe­renti. A livello nazio­nale il cen­tro sini­stra è spac­cato. Governa invece in nume­rose realtà locali, nei comuni e nelle regioni. Non vedo pra­ti­ca­bili alter­na­tive a governi di cen­tro­de­stra o di 5Stelle che non siano in gene­rale di cen­tro sini­stra. E con­si­de­rando quello che cen­tro­de­stra e 5Stelle espri­mono non ho dubbi in pro­po­sito.
Con una bat­tuta, io sto in modo con­vinto con Zin­ga­retti ed Emi­liano e mi con­trap­pongo a Pol­ve­rini e Fitto e ai 5Stelle. Anche que­sti per­corsi sono da costruire e non pos­sono certo essere dati per acqui­siti. Ma che siano per­corsi obbli­gati me lo dimo­strano, ad esem­pio, le vicende (estive e strut­tu­rali al tempo stesso) della dram­ma­tica emer­genza emi­granti che stiamo affron­tando, fati­co­sa­mente, come ammi­ni­stra­tori locali col governo e le sue arti­co­la­zioni, con l’ostilità delle destre e l’ambiguità o il silen­zio dei 5Stelle.
Molto altro ci sarebbe da dire rispetto al ruolo della sini­stra nella nostra società e nel nostro mondo, ricor­dando sem­pre che siamo parte di quel Nord del mondo al quale guar­dano e verso il quale si diri­gono tanti “dan­nati della terra”, come li definì Frantz Fanon.
Ho voluto sof­fer­marmi su alcuni temi che una sini­stra che voglia gover­nare, come è giu­sto che sia, deve ine­vi­ta­bil­mente affron­tare. Le recenti vicende della Gre­cia, le dif­fi­coltà affron­tate e le scelte com­piute dal governo Tsi­pras, ci fanno capire quanto tali com­piti siano dif­fi­cili e non siano pra­ti­ca­bili facili scorciatoie.

Fonte: il manifesto

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.