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Intervista a Barbara Spinelli di Carlo Di Foggia
La riflessione più amara, Barbara Spinelli la riserva al mantra più
forte degli europeisti: “Pensare che la soluzione al disastro
antidemocratico che è stata la vicenda greca, sia una integrazione più
forte dell’Unione così com’è, con i presenti Trattati, non significa
rendere l’Europa più forte. Significa il contrario”.
Tsipras ha annunciato le dimissioni e chiesto le elezioni anticipate per il prossimo 20 settembre.
"Era prevedibile che Syriza si sfaldasse dopo l’umiliazione che il
governo ha dovuto subire. Resta il profondo atto democratico: dimettersi
e dare voce agli elettori."
Non è solo una mossa furba per evitare che l’ala sinistra di Syriza abbia il tempo di organizzarsi?
"La sinistra ha un forte peso nell’elettorato e il referendum del 5
luglio lo ha dimostrato. Quel voto rafforzerà i dissidenti ma non darà
loro una maggioranza. L’elezione è rischiosa: può costringere il premier
ad allearsi con socialisti e liberali. Ma anche questi ultimi sono
stati indeboliti dal referendum, avendo lottato per il Sì. Più che
furba, la mossa nasce da uno scacco e propone l’uscita democratica da un
golpe post moderno. Ad Alexis Tsipras è stata lasciata la scelta tra la
morte e la morte, tra Grexit e sottomissione."
Chi sono i responsabili dello “scacco”?
"I dirigenti dell’Unione. Ormai tutti lo sanno: senza un’Unione
politica solidale, l’euro divide l’Europa, la riporta a rapporti di
forza tra nazioni potenti e non. Il contrario di quello che si pensò nel
dopoguerra."
La soluzione, illustrata da molti commentatori, è l’omeopatica “ci vuole più Europa ”…
"Lo spirito europeista non sta né con i sovranisti che propongono il
Grexit – e non tutti gli elettori del No la vogliono – né con i
dirigenti che vogliono rafforzare l’Europa presente, dominata dalla
Germania, fondata su un’austerità rigettata da gran parte dei cittadini
europei. Rafforzare tutto questo significa avere un equilibrio tra
potenze nazionali, non un’Europa più federale."
La parabola di Tsipras ha mostrato che il sistema non si cambia dall’interno?
"Le prime battute sono state disastrose. Ma la battaglia è appena
cominciata. Tsipras vuol tuttora portare la Ue verso forme più solidali e
regole diverse. Proprio in questi giorni ha chiesto che il Parlamento
europeo partecipi al “quartet – to dei creditori”. Persa la battaglia,
la guerra continua, anche se il prezzo è già stato altissimo."
Quale?
"Il premier ha perso gran parte delle truppe. È però convinto che un
Paese come la Grecia, nella globalizzazione, non ce la faccia da solo.
Rifiuta per ora la soluzione sovranista e scommette sul fatto che anche
Berlino riconosca che da sola non ce la farebbe."
Oltre alle truppe non ha perso anche l’anima politica originaria del progetto Syriza?
"Non sono sicura che tutta la sinistra di Syriza sia sovranista. Molto
dipenderà anche da quello che succederà in Spagna e Irlanda. Podemos ha
fatto alleanze municipali con i socialisti. Pur chiedendo un
cambiamento radicale dell’Ue, governerà con i socialisti, senza uscire
dall’euro. Ma spero che dissidenti come Varoufakis siano ascoltati."
Che succede se vince la destra?
"Le forze alternative europee si indebolirebbero, ma non credo che vincerà."
Se vincesse la Piattaforma di sinistra, la definirebbe una sconfitta?
"Se vincesse avrebbe due scelte: o il Grexit, ed è talmente costoso
che ci dovrà pensare otto volte. O negoziare come Varoufakis, e si
troverà davanti alla scelta di Tsipras: o la morte o la morte. I
tedeschi non cambiano idea."
Concordare un’uscita ordinata, con aiuti europei, anche per ristrutturare il debito, come aveva proposto Schaeuble, è la morte?
"Non so quali aiuti verrebbero dall’Ue: nelle condizioni economiche
attuali il Grexit sarebbe un quarto memorandum. Un disastro, nel breve
periodo."
Nel medio?
"Nel medio termine saremo tutti morti, diceva Keynes."
Fonte: Il Fatto quotidiano
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