di Vincenzo G. Paliotti
Sto meditando sul nuovo “slogan” del governo, che pare già sia in campagna elettorale [sic!].
Tutto questo non ci sorprende, se pensiamo che è da quando questi si sono insediati che coniano uno slogan al giorno per convincere la gente sulla loro indispensabilità. Indispensabilità che non ritroviamo nei risultati economico/sociali che sono del tutto scadenti: anzi, sono peggiori di quando andavano entusiasti di quel 40,8%, praticamente fasullo, che giustificava la loro “svolta” a destra.
Oggi ,dicevo, “lo slogan” in voga è: se non ci riconfermate finisce che al governo ci andrà Salvini o Grillo, ovvero “non ci sono alternative”. Niente di più falso e di tendenzioso. E’ vero che c’è un’ondata xenofoba e razzista che sostiene sia il leader della Lega che quello del M5S: il loro cavallo di battaglia è la lotta al “clandestino”. Però è anche vero che messe insieme le due forze arrivano, forse, a quel 40% (molto meno) testimoniando che la maggioranza del Paese non è con loro e con le loro idee.
L’alternativa esiste sempre, come scriveva Grazia Naletto sul Manifesto. L’alternativa, ove mai non ci fosse, la si può creare poi solida, compatta, efficace seguendo quei movimenti civici che Landini guida con attenzione e senza lo spirito distruttivo e narcisista dell'”uomo solo al comando”, con il contributo di uomini di grande spessore. Uomini che hanno per statuto la Costituzione ed hanno come slogan, unico e indiscutibile: “La Costituzione è la via maestra”. Con lui, infatti, si sono aggregati uomini come Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà che vedono proprio nella Costituzione l’esprimersi di quegli strumenti (il nostro reale toolkit), ignorati dal governo, per superare i momenti difficili del nostro Paese.
E sì, perché deve essere chiaro a tutti che la crisi nazionale, legata a quella mondiale, va affrontata e combattuta all’interno delle istituzioni, della Costituzione appunto e delle leggi dello Stato. Una sorta di “guerra” tra la parte onesta del Paese e quella che pensa al proprio tornaconto cercato soprattutto fuori dalla legalità. Ed in questo nessuno dei tre “contendenti” può garantire quanto invece affermano e vogliono realizzare i sostenitori della riscossa civica.
Tutte le riforme messe in atto dal Governo hanno dei tratti di incostituzionalità che le renderanno inutilizzabili una volta in mano alla Consulta: non lo dico io questo, lo affermano i più accreditati costituzionalisti del Paese. Se parliamo della Lega li ho sentiti tante volte inneggiare alla disubbidienza fiscale che porterebbe a legalizzare un’azione contro le leggi dello stato, con risultati poi economicamente disastrosi. Oltre al fatto che un organizzazione che, un giorno si ed uno no, reclama la secessione, quale garanzie di legalità, di rispetto delle istituzioni può dare? Il movimento di Grillo è simile alla Lega, si differenzia di poco. Anche loro avversano le istituzioni dello Stato, anche loro inneggiano alla disubbidienza fiscale, anche loro non riconoscono figure istituzionali, anzi spesso non mancano di sminuirne le funzioni arrivando perfino agli insulti. Anche loro, populisti come i leghisti, avversano i “clandestini” chiedendone lo stesso destino dei leghisti. La sola differenza, per me, tra i due schieramenti è la secessione, voluta dai leghisti. C’è poi da valutare i tre leaders: il premier/segretario, il “capo” dei leghisti e quello del M5S. Hanno una costante: se escono dalla politica cosa faranno? Salvini non conosce il significato di una sola ora di lavoro; Renzi senza l’apporto dei suoi genitori, non so di cosa si potrebbe occupare. C’è Grillo che potrebbe tornare a fare il comico, come se mai avesse smesso di farlo. Beh se un tempo, negli anni ’80, aveva i soli socialisti contro, oggi si è inimicato tutto l’arco costituzionale che gli impedirebbe non solo di fare spettacoli ma di metter piede nelle sedi RAI.
Quindi abbiamo tre disoccupati “eccellenti” (si fa per dire), due però assistiti dallo stato in forza di quei vitalizi che ancora esistono, e per tutti.
Come si nota quindi l’alternativa non c’è, se si sceglie tra questi tre schieramenti, ma se si va oltre e si ragiona da Italiani, con la I maiuscola, se si pensa al reale bene del Paese la soluzione è quella della riscossa civica. La politica ha già dato, ha scelto la sua via di preservare gli interessi di bottega e non quelli comuni a tutti. Ha già ceduto la nostra sovranità ad un rinnovato “pangermanesimo”, senza cannoni ma con armi ancora più efficaci e ciniche: le banche! Nonché ai poteri forti per poter restare al potere.
Il nostro Paese è pieno di persone oneste, capaci, competenti che però hanno, a differenza di quelli al potere, una coscienza, un’educazione e poca arroganza per potersi affermare ma specialmente non hanno la prepotenza di quelli che, raggiunto il potere, lottano con tutti i mezzi, leciti ed illeciti per lo più, per mantenerlo tagliando la strada a chi veramente potrebbe portarci fuori dalle secche, purtroppo poco combattivi per la loro “anima” democratica e pacifista.
Per cui questo compito è demandato a noi. Solo noi possiamo buttare fuori dai palazzi del potere la disonestà, il malaffare, la criminalità organizzata e chi la rappresenta e protegge abbarbicati alle loro poltrone. Solo noi possiamo e dobbiamo appoggiare chi deve e può cambiare le cose. Solo affiancando queste persone possiamo dare loro quel coraggio e quella forza che espressa da sola contro il male soccombe e soccomberebbe.
Ben venga quindi la Coalizione Sociale per rifondare la giustizia sociale, il rpincipio del welfare per tutti, la redistribuzione del reddito. Ben venga chi specialmente dirà alla gente che un’alternativa si trova sempre, basta volerlo, basta ritornare ad essere dei cittadini che seguono le leggi, la Costituzione e da queste traggono la strada da seguire, chiudendo a chi promette rivoluzioni, soluzioni immediate, azioni che ribadiscono non il rispetto delle leggi ma una loro contestualizzazione ad “usum delphini”, proprio quella che ha determinato il degrado del Paese. Ben venga la riscossa civica di Landini, tanto lontana dalla politica “sporca” e così vicina per contro alle necessità del cittadino, dell’uomo della strada, del più debole.
Fonte: Essere Sinistra
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