La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 20 agosto 2015

Grecia e oltre: capitalismo contro democrazia in Europa

di Michael Loewy 
Cominciamo con una citazione di un saggio sulla democrazia borghese in Russia, scritto nel 1906, dopo la sconfitta della prima rivoluzione russa: “E’ estremamente ridicolo credere che ci sia un’affinità elettiva tra il grandioso capitalismo odierno, com’è attualmente importato in Russia, ed è ben consolidato negli Stati Uniti (…) e la ‘democrazia’ o la ‘libertà’ (in tutte le possibili accezioni dei termini); la vera domanda dovrebbe essere: come sono queste cose addirittura ‘possibili’, nel lungo termine, sotto il dominio capitalista?”
Chi è l’autore di questo acuto commento? Lenin, Trotskij o, forse, Plekhanov? In realtà è tratto da Max Weber, il famoso sociologo borghese. Anche se Weber non sviluppò mai questa intuizione, sta suggerendo qui che c’è una contraddizione intrinseca tra capitalismo e democrazia.
La storia del ventesimo secolo sembra confermare questa opinione: molto spesso, quando il potere della classe dominante è sembrato minacciato dal suo popolo, la democrazia è stata messa da parte come un lusso che non ci si poteva permettere, ed è stata sostituita dal fascismo – in Europa negli anni ’20 e ’30 – o da dittature militari: in America Latina negli anni ’60 e ’70.
Abbastanza fortunatamente non è questo il caso dell’Europa oggi, ma abbiamo, particolarmente negli ultimi decessi con il trionfo del neoliberismo, una democrazia a bassa intensità, una democrazia senza contenuto sociale, che è divenuta un guscio vuoto. Certo, abbiamo elezioni, ma sembra esserci soltanto un partito, il PMU, Partito del Mercato Unito, con due varianti che hanno solo differenze limitate: la versione neoliberista di destra e quella social-liberale di sinistra.
Il declino della democrazia è particolarmente visibile nel funzionamento oligarchico dell’Unione Europea, dove il Parlamento Europeo ha pochissima influenza, mentre il potere è fermamente nelle mani di organi non eletti, come la Commissione Europea o la Banca Centrale Europea. Secondo Giandomenico Majone, docente all’Istituto Europeo di Firenze e uno dei teorici semi-ufficiali dell’Unione, l’Europa ha necessità di “istituzioni non maggioritarie”, cioè di “istituzioni pubbliche che non sono, di proposito, tenute a rispondere né a elettori né a dirigenti eletti”; questo è il solo modo per proteggerci dalla “tirannia della maggioranza”. In tali istituzioni “qualità come competenza, discrezione professionale e coerenza (…) sono molto più importanti della responsabilità democratica diretta”. E’ difficile immaginare un’apologia più sfacciata della natura oligarchica e antidemocratica dell’Unione.
Con l’attuale crisi economica, la democrazia è scesa ai suoi livelli più bassi. In un recente editoriale il giornale francese Le Figaro ha scritto che la presente situazione è eccezionale e ciò spiega perché le procedure democratiche non possono essere sempre rispettate; quando torneranno i tempi normali, potremo ristabilire la legittimità democratica. Abbiamo perciò una specie di “stato d’eccezione” politico/economico, nel senso di Carl Schmidt. Ma chi è il sovrano che ha il diritto di proclamare, secondo Schmidt, lo stato d’eccezione?
Per un certo tempo dopo il 1789 e prima della proclamazione della Repubblica Francese nel 1792, il Re aveva il diritto costituzionale di veto. Quali che fossero le risoluzioni dell’Assemblea Nazionale, quali che fossero i desideri e le aspirazioni del popolo francese, l’ultima parola apparteneva a Sua Maestà.
In Europa oggi il Re non è un Borbone o un Asburgo, il Re è il Capitale Finanziario. Tutti i governi europei attuali – salvo quello greco! – sono funzionari di questo Monarca assolutista, intollerante e antidemocratico. Che siano di destra, di “estremo centro” o di pseudo-sinistra, conservatori, democristiani o socialdemocratici, essi servono fanaticamente il diritto di veto di Sua Maestà.
La sovranità assoluta e totale oggi in Europa è, perciò, quella del mercato finanziario globale. I mercati finanziari dettano a ciascun paese i salari e le pensioni, i tagli alla spesa sociale, le privatizzazioni, il tasso di disoccupazione. Qualche tempo addietro hanno nominato direttamente i capi di governo (Papademos in Grecia e Mario Monti in Italia), scegliendo cosiddetti “esperti” che sono servitori fedeli demi mercati finanziari.
Diamo un’occhiata più da vicini ad alcuni di questi “esperti” onnipotenti. Da dove vengono? Mario Draghi, il capo della Banca Centrale Europea, è un ex dirigente di Goldman Sachs; Mario Monti, ex commissario europeo, è anch’egli un ex consulente di Goldman Sachs. Monti e Papademos sono membri della Commissione Trilaterale, un circolo molto selezionato di politici e banchieri che discutono la politica futura. Il presidente della Trilaterale Europea è Peter Sutherland, ex commissario europeo ed ex dirigente di Goldman Sachs; il vicepresidente della Trilaterale, Vladimir Dlouhy, ex ministro ceco dell’economia, è oggi consulente di Goldman Sachs per l’Europa Orientale. In altri termini gli “esperti” con il compito di salvare l’Europa dalla crisi hanno lavorato per una delle banche direttamente responsabili della crisi dei mutui sub-prime negli Stati Uniti. Questo non significa che c’è una cospirazione per consegnare l’Europa alla Goldman Sachs; illustra semplicemente la natura oligarchica dell’élite di “esperti” che governa l’Unione.
I governi d’Europa sono indifferenti alle proteste pubbliche, agli scioperi e alle manifestazioni di massa, e non si curano dell’opinione o dei sentimenti della popolazione; sono solo attenti – estremamente attenti – alle opinioni e ai sentimenti dei mercati finanziari e dei loro dipendenti, le agenzie di valutazione. Nella pseudo-democrazia europea consultare il popolo con un referendum è un’eresia pericolosa, peggio ancora, un crimine contro il Sacro Mercato. Il governo greco, guidato da Syriza, la Coalizione della Sinistra Radicale, è l’unico che ha avuto il coraggio di organizzare tale consultazione popolare.
Il referendum greco non è stato soltanto su fondamentali temi economici e sociali, è stato anche e soprattutto sulla democrazia. Il NO del 61,3 per cento dei greci è stato un tentativo di contestare il Veto Regale della finanza. Avrebbe potuto essere il primo passo verso la trasformazione dell’Europa, da Monarchia capitalista a Repubblica democratica. Ma le attuali istituzioni oligarchiche europee hanno scarsa tolleranza per la democrazia. Hanno immediatamente punito il popolo greco per il suo insolente tentativo di rifiutare l’austericidio. La Catastroika è nuovamente in Grecia con un desiderio di rivalsa, a imporre un programma brutale di misure economicamente recessive, socialmente ingiuste e umanamente insostenibili. Questo mostro è stato fabbricato dalla destra tedesca e imposto al popolo greco con la complicità dei falsi “amici” della Grecia (Hollande, Renzi, ecc.).
Con l’aggravarsi della crisi e l’aumento dello sdegno popolare, c’è una crescente tentazione, per molti governi, di distrarre l’attenzione del pubblico verso un capro espiatorio: gli immigrati. Così i migranti non comunitari stranieri privi di documenti, mussulmani e zingari, sono presentati come la maggiore minaccia al paese. Ciò naturalmente apre grandi opportunità a partiti razzisti, xenofobi, semi-fascisti o decisamente fascisti, che stanno crescendo e che, in numerosi paesi, fanno già parte del governo; una minaccia molto grave alla democrazia in Europa.
La sola speranza è la crescente aspirazione a un’altra Europa, oltre la competizione sfrenata, le brutali politiche d’austerità e gli eterni debiti da rimborsare. Un’altra Europa è possibile, un’Europa democratica, ecologica e sociale. Ma non si realizzerà senza una lotta comune delle popolazioni europee, oltre i confini etnici e i ristretti limiti dello stato-nazione. In altre parole la nostra speranza per il futuro è riposta nell’indignazione popolare e nei movimenti sociali, che sono in ascesa, particolarmente tra i giovani e le donne, in numerosi paesi. Ai movimenti sociali sta diventando sempre più evidente che la lotta per la democrazia è una lotta contro il neoliberismo e, in ultima analisi, contro lo stesso capitalismo, un sistema intrinsecamente antidemocratico, come ha già indicato Max Weber più di un secolo fa.

Originale: CADTM
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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