La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 20 agosto 2015

La "tesserologia", ovvero una dottrina esoterica che solo i sindacalisti sanno maneggiare

di Fabio Sebastiani
Una "campagna strumentale contro il Sindacato". Reagisce stizzito Nino Baseotto, segretario nazionale della Cgil che si occupa di organizzazione, nel commentare, in una lettera inviata al direttore del quotidiano la Repubblica, il servizio sul “buco” di 700mila tessere. Certo, c’è una strana coincidenza tra le affermazione di Renzi di pochi giorni fa sulla crisi del sindacato e questi dati, ma il problema è reale. 
D’altra parte, non si può non sottolineare come la “tesserologia” resti una disciplina “esotrerica” all’interno del sindacato. E pensare di giungere a una parola di verità su questa materia è del tutto improbabile. Di solito i dati sugli iscritti vengono fuori in occasione della celebrazione dei congressi. E in effetti nel corso dell’ultimo congresso della Cgil, quello che sancì il secondo mandato a Susanna Camusso, fu lo stesso Maurizio Landini a sollevare molti dubbi sulla partecipazione effettiva ai congressi di base nei luoghi di lavoro in relazione al numero degli iscritti. Su questo èendono numerosi ricorsi presso gli organi interni di controllo della Cgil. Ricorsi che, ovviamente, non troveranno alcuna risposta. 
Al di là delle schermaglie politiche, secondo Baseotto l'articolo "contiene fin dal titolo una clamorosa falsità" in quanto "non è confrontabile il dato dei primi sei mesi 2015 con quello di tutto il 2014". Il tabulato citato nel servizio , a suo avviso, "registra lo stato di avanzamento di un lavoro complesso quale è il tesseramento alla Cgil". "Un dato - aggiunge - che a noi dice semplicemente che questo lavoro procede e che abbiamo ancora 6 mesi per completarlo, dato che il tesseramento alla Cgil si chiuderà, come ogni anno, al 31 dicembre". Il segreto della “tesserologia” è racchiuso tutto in queste parole. Come già avvenne nel caso delle tessere del Pd, se il conteggio lo si chiama qualche mese prima della fine dell’anno solare l’organizzazione sotto esame può sempre avocare circostanze quali il “ritardo” e “la mancata trasmissione dei dati” e amenità varie. Insomma, vince sempre l’organizzazione. E Baseotto, non a caso, usa la stessa tecnica, aggiungendo un po’ di creatività. 
Il dato, quindi, "si spiega con il ritardo di imputazione di alcune strutture e, in parte maggiore, con la difficile realtà determinata da sette anni di crisi con la quale ci stiamo misurando", sostiene. E poi aggiunge, in particolare "gli effetti della crisi sull'occupazione con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro (con un conseguente riflesso sul numero di iscritti al Sindacato), oltre al rallentamento della dinamica pensionistica". Una mezza ammissione di debolezza, esattamente in linea con quelle precedenti. Anche Giorgio Airaudo, oggi parlamentare Sel, ma in passato dirigente Fiom, parla dello stesso nodo, e in modo più trasparente. "Certo i dati diffusi sono un campanello d'allarme che riguarda tutto il sindacato, a partire dalla Cgil, la quale peraltro - sottolinea Airaudo - rimane comunque il più grande sindacato italiane e rimane anche l'unica organizzazione a compiere una vera operazione di trasparenza anche sulle tessere. Cosa che altre organizzazioni non fanno".
Airaudo però ci tiene a sottolineare che "non è in crisi lo strumento sindacato, anzi". "C'è bisogno di più sindacato, e c'è da discutere su come si fa sindacato perchè anche le norme recenti come il Jobs Act non hanno".
Siamo alle solite. Ora però, si spera, i giochini dovrebbero finire. Se davvero arriva la legge sulla rappresentanza, la certificazione degli iscritti dovrebbe essere conteggiata alla fonte, ovvero con la trattenuta della quota sindacale. Il punto però, secondo quanto riferiscono i tecnici, è che le aziende non stanno fornendo i dati ricavabili dalle buste paga,visto che la legge non lo impone. E poi comunque saranno sempre dati che si riferiscono alle categorie. Come si fa a calcolare gli iscritti alla confederazione? La confederazione, infatti, nel totale ci infila anche gli iscritti ai patronati, che in realtà usufruiscono solo dei servizi, e dei pensionati. Un bel rebus, nella cui ambiguità si è inserito il “renzismo”, una malattia che sembra aver avuto accesso anche all’interno della Cgil, che con l’articolo di Repubblica ha segnato sicuramente un punto a suo favore. non sarebbe stato possibile, infatti, far uscire quei dati senza qualche "manina" alleata all'interno di Corso d'Italia. 
“Il numero degli iscritti ai sindacati è in calo e sicuramente non veritiero rispetto alle cifre strobazzate dai segretari di categoria – sottolinea Federico Giusti, dei Cobas del pubblico impiego - anche da quelli che portano a casa 200 mila euro all'anno. Abbiamo dubbi fondati nel ritenere gonfiate le cifre degli iscritti a qualche sindacato autonomo e anche della Uil .Le stesse iscrizioni al sindacalismo di base restano ferme al palo e al di là della frammentazione tra sigle in perenne litigio i risultati non sono certo soddisfacenti”. “Chi si iscrive al sindacato – continua Giusti - lo fa spesso e volentieri per ricevere servizi come la denuncia dei redditi o anche solo per qualche informazione sul contratto di lavoro o una lettera al diigente\datore di lavoro, una sorta di pedaggio da pagare senza alcuna garanzia sulla salvaguardia di potere di acquisto salariale, di contrattazione e diritti collettivi e individuali”.
Secondo i Cobas il calo delle iscrizioni è in relazione a motivazioni più profonde:
- da anni non si rinnovano contratti con recupero salariale, Un sindacato che si limita alla difesa dell'esistente o si muove nell'alveo delle compatibilità della Bce è un sindacato destinato alla capitolazione per altro ingloriosa.
- nei luoghi di lavoro (pensiamo al commercio, alla fiat e non solo) iscriversi al sindacato vuol dire farsi licenziare o comunque ricevere un trattamento di favore (si fa per dire) dai padroni. La paura incide piu' della rassegnazione che certo ha giocato un ruolo nella perdita di iscritti, rassegnazione poi che è sfiducia nel ruolo e nello stesso strumento sindacale.

Fonte: controlacrisi.org

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