La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 20 agosto 2015

Scuola: 1 docente su 3 da sud a nord. Se non è deportazione, dimmelo tu cos'è...

di Fabrizio Patti
Di deportazione non vuole parlare nessuno. “Deportata” si era definita un’insegnante di Palermo in procinto di trasferirsi al Nord, a 52 anni e con due figli di 10 e 14, in un’intervista a Repubblica che ha acceso polemiche infinite tra chi ricordava che si stava parlando di assunzioni a tempo indeterminato e chi invitava a farsi due conti. Affitti e viaggi azzerano, o quasi, il reddito di chi si sposta. L’identikit che più corrisponde agli insegnanti che rientrano nel piano straordinario delle assunzioni previsto dalla Buona Scuola, donna del Sud tra i 45 e i 50 anni, basta a far capire che l’impatto sulle famiglie non è paragonabile a quella di un giovane single che emigra per cercare lavoro. «Ci proverò, ma non è detto che arriverò fino in fondo. Se dovessi constatare che i miei figli pagano un prezzo troppo alto, tornerò giù», ha sintetizzato l’insegnante nell’intervista. 
I calcoli degli ultimi giorni, confermati anche da fonti governative, dicono che per 14-15mila insegnanti sarà necessario spostarsi da una regione all’altra. Le prime risposte arriveranno tra l’8 e il 15 settembre (fase B), quando si saprà la destinazione di 18mila dei 73mila insegnanti che saranno assunti nel piano straordinario. A novembre si saprà invece che destinazione avranno i 54mila (48mila insegnanti comuni e seimila di sostegno) che rientrano nella fase C. Vale a dire, tutti quegli insegnanti che andranno a far parte dell’organico potenziato: potranno fare supplenze o curare lenuove attività, anche di scuola-lavoro, che decideranno presidi e collegi docenti. Se si contano i 29mila assunti con metodo tradizionale (fase 0 e A), su base provinciale e regionale per sostituire i pensionati, si arriva alle 102mila assunzioni annunciate a suo tempo da Renzi e della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. Se parlare di deportazione è sicuramente una provocazione, sono comunque giorni di nervosa attesa quelli dei71mila insegnanti che il 14 agosto hanno inviato la loro domanda per accedere al piano straordinario di assunzioni deciso dal governo nell’ambito della Buona Scuola. «Sinceramente non sappiamo come ci comporteremo se ci sarà uno spostamento in un’altra regione. Abbiamo una bambina. Sono giorni di isterismo». A parlare è Marco Micalizzi, che in realtà è docente di ruolo, di matematica e scienze, a Como. La condizione più invidiata dagli insegnanti d’Italia, in questo momento. La moglie Simona, però, è una degli insegnanti che hanno partecipato alla fase B e C delle assunzioni di quest’anno, quella della lotteria nazionale, e si sta preparando a un probabile trasferimento, dato che la sua classe di insegnamento ha pochi posti. 
Se a Como, e più in generale al Nord, le speranze di rimanere in zona possono essere molte, in Sicilia (di dove la coppia è originaria) un precario su due dovrà emigrare, e lo stesso sarà per calabresi e campani. Le cifre del sindacato Anief dicono che verrà chiesto di emigrare al 57,51% dei precari siciliani, al 51,50% di quelli calabresi e al 46,1% dei campani. Il dato in realtà è impreciso e scenderà, perché non tiene conto dei 18mila insegnanti della fase B. In una regione come la Sicilia a occhio si scenderà al 40% di insegnanti che faranno la valigia. Si parla di circa 4.800 docenti sui 12mila che hanno fatto domande. In Campania saranno attorno a 4mila. Altre stime dell’Anief parlano di una quota tra un terzo e un quinto di insegnanti che cambierà regione, considerato il dato nazionale. 
Qualcuno proverà a tornare il prima possibile, già l’anno prossimo. Dal ministero si sono affrettati a specificare che a chi sarà assunto in questo modo tra settembre e novembre, sarà data la possibilità di chiedere un trasferimento già dopo un anno, e non dopo i tre anni di stabilità che normalmente si chiede a chi entra di ruolo. Gli studenti quest’anno potrebbero quindi vedere arrivare insegnanti che l’anno prossimo sarebbero già sulla via del ritorno a casa. Solo teoricamente, però: i posti disponibili l’anno prossimo, spiegaMarcello Pacifico, presidente dell' Anief, saranno pochissimi, perché saranno riempiti quasi tutti quest’anno. 
Quelli che rinunciano all’assunzione
Se molte persone (l’Anief arriva a stimarne 40mila) non hanno voluto partecipare a un processo che avrebbe garantito l’assunzione, anche se lontano da casa, i motivi sono diversi. Molti per non allontanarsi a 50 anni dalle famiglie. Altri perché non lavorano nella scuola: le Gae, graduatorie a esaurimento, sono abbastanza vetuste. Erano state chiuse nel 2006, poi riaperte nel 2008, per essere nuovamente chiuse quattro anni dopo. Altri ancora, come un’altra insegnante che ha diviso il web con la sua lettera aperta, hanno rifiutato di fronte alla prospettiva di essere utilizzati come “insegnanti-jolly” negli organici potenziati. Sono ruoli tutti ancora da definire e su cui c’è una diffusa diffidenza. «Possono fare i supplenti, oppure attività come arte, musica e sport, oppure alternanza scuola-lavoro, oppure il preside puòdecidere di mandarli a prendere il caffè», commenta caustico Pacifico dell’Anief. Molti insegnanti che avrebbero diritto all’assunzione hanno scelto di non partecipare. Non sono pochi: alcune fonti hanno parlato di un insegnante su cinque tra gli iscritti alle Gae, le graduatorie a esaurimento, che ne avrebbero avuto diritto. Ma a fare i conti con l’Anief la percentuale è molto più alta: se si considera una platea di 160mila persone che avrebbero avuto diritto (di cui 148 iscritti nelle Gae) si sottraggono 29mila assunti nelle fasi 0 e A e 23mila nelle Gae per la scuola di infanzia, si ottengono 108mila aventi diritto. Questo significa che 37mila, un terzo, ha rinunciato. C’è anche un paradosso, fanno notare dall’Anief. Delle 71mila domande arrivate per le fasi B e C, almeno 10mila non sono valide, perché presentate da chi non ne aveva diritto o da insegnanti della scuola di infanzia, che non rientrano in questa fase di assunzione. Altre tremila cattedre, come quelle di matematica, hanno visto le graduatorie esaurite: non ci sono abbastanza insegnanti. Il risultato è che su 73mila posti a disposizione, circa 15mila non saranno coperti con stabilizzazioni. 
Di sicuro le nuove norme hanno cambiato i piani di chi nel sistema del precariato aveva, paradossalmente delle certezze, come i docenti nelle Gae. «Era meglio prima - continua Marco -. Avevamo sposato quella modalità di vita, in attesa della chiamata annuale. Mia moglie sapeva che avrebbe aspettato così 10-15 anni, fino a che non sarebbe arrivata l’assunzione. Ora è tutto cambiato». Per altri ancora è stato un calcolo. Una volta che la domanda viene inviata,rifiutare l’incarico costa carissimo: l’esclusione da tutte le graduatorie. Tradotto: non insegnare più. Anche se, aggiunge ancora Pacifico, c’è spazio per cavillare, perché se una domanda è facoltativa la conseguenza di un rifiuto non può essere l’esclusione da una graduatoria, al massimo da un albo. I ricorsi non mancheranno e già ora i sindacati ne stanno raccogliendo migliaia tra gli abilitati che non hanno potuto partecipare al piano di assunzioni straordinarie. Chi invece non ha fatto domanda, rimarrà nelle Gae (gli idonei nei concorsi, invece, non potranno ricevere ulteriori proposte di assunzione negli anni scolastici successivi, ha specificato il Miur). Qualcuno potrà ancora insegnare come supplente se ci saranno posti. I calcoli potrebbero essere però sbagliati. In una risposta in una delle innumerevoli Faq arrivate al Miur, il ministero ricorda che - dopo la condanna dell’Europa che impose la stabilizzazione dei precari - non si potrà lavorare più di 36 mesi. Inoltre, nel 2015/2016 non rimarranno posti vacanti e disponibili, perché saranno tutti occupati al termine del piano di assunzioni straordinario. Anche l’anno successivo «con ogni probabilità non vi saranno posti vacanti e disponibili in molte province», perché ci sarà un piano, anch’esso straordinario, di mobilità per chi è di ruolo. 
Studenti dimenticati
Se le preoccupazioni degli insegnanti, di fronte a quella che è comunque un’assunzione, possono essere dibattute, completamente assente in questa fase è il dibattito sugli studenti. Lo ribadisceStefano Blanco, direttore del Collegio di Milano (e curatore con Giampaolo Cerri del blog “Buona Fame” su Linkiesta). «Non sono particolarmente favorevole a queste assunzioni - commenta -, perché sarebbe servito un sistema di valutazione reale. Chi oggi viene assunto è perché si è iscritto anni fa in una graduatoria, senza una valutazione successiva». «Se posso essere tranchant - continua - sappiamo tutti che in queste graduatorie ci sono persone a cui nessuno affiderebbe i suoi figli. La vedo come un’operazione elettorale, ma senza un valore dal punto di vista della formazione. Sarebbe stato più onesto dire che le assunzioni avvengono perché ce lo ha imposto l’Europa e per mandare avanti una sorta di sistema di welfare». La promessa è che però, esaurita la graduatoria, dall’anno prossimo si entri solo con il concorso, a partire da quello del dicembre prossimo. «Vedremo se entreranno davvero tutti con il concorso. Ed è da vedere che sia lo strumento più adatto, sarei più favorevole una abilitazione iniziale difficile, in cui non passasse il 99% di chi è nell’anno di prova, e poi una valutazione continua». 

Fonte: Linkiesta

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