La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 21 agosto 2015

Macedonia nel caos, chiuso il confine greco

di Leo Lancari
Fron­tiera chiusa, eser­cito spe­dito di rin­forzo alla poli­zia a pat­tu­gliare il con­fine e migranti bloc­cati in una terra di nes­suno in attesa di poter pas­sare. In Mace­do­nia l’ingente flusso di pro­fu­ghi che da mesi attra­ver­sano il Paese nel ten­ta­tivo di rag­giun­gere l’Europa ha spinto ieri il governo di Sko­pje a chiu­dere la fron­tiera con la Gre­cia e a mili­ta­riz­zare i 50 chi­lo­me­tri di fron­tiera che sepa­rano i due Paesi. «Que­sta misura è stata intro­dotta per garan­tire la sicu­rezza dei mace­doni che vivono nelle aree di con­fine e per assi­cu­rare un migliore trat­ta­mento ai migranti» ha spie­gato Ivo Kote­v­ski, por­ta­voce della poli­zia mace­done.
Solo pochi giorni fa, a fer­ra­go­sto, le imma­gini di cen­ti­naia di uomini donne e bam­bini che pren­de­vano d’assalto i treni nella sta­zione Gev­ge­lija, cit­ta­dina non distante dal con­fine greco, ave­vano fatto il giro del mondo rap­pre­sen­tando meglio di ogni parola la dram­ma­ti­cità della situa­zione.
La Mace­do­nia è uno dei Paesi che com­pon­gono la rotta dei Bal­cani, pas­sag­gio ine­vi­ta­bile per quanti vogliono arri­vare in Europa dopo essere pas­sati anche attra­verso la Ser­bia. Una lot­te­ria, vista le dif­fi­coltà del viag­gio. Non più di un mese fa Amne­sty inter­na­tio­nal ha denun­ciato le con­di­zioni di abban­dono in i migranti si tro­vano i Mace­do­nia e Ser­bia, dove spesso «sono vit­time di abusi vio­lenti ed estor­sioni da parte di auto­rità e gang cri­mi­nali», ha denun­ciato l’organizzazione, per la quale i migranti sono «abban­do­nati da un sistema di asilo Ue fallimentare».
Dif­fi­coltà e peri­coli che non fer­mano però chi fugge al punto che ogni giorno ten­tano la for­tuna alla fron­tiera greco-macedone due­mila per­sone. Un numero con­ti­nua­mente in cre­scita: a luglio sono stati in 39 mila a oltre­pas­sare il con­fine, il dop­pio rispetto al mese pre­ce­dente. In mag­gio­ranza siriani che dopo essere arri­vati nell’isola greca di Kos dalla Tur­chia, si diri­gono verso la Mace­do­nia con in testa un solo obiet­tivo: rag­giun­gere l’Ungheria par­tendo in treno dalla sta­zione di Gev­ge­lija. Un esodo che va avanti da mesi e di fronte al quale Sko­pje ha cer­cato di inter­ve­nire per­fino modi­fi­cando, a giu­gno, la legge nazio­nale sul diritto d’asilo. Le nuove norme con­sen­tono ora ai migranti che entrano ille­gal­mente di non finire in pri­gione a patto che lascino il Paese entro tre giorni. Dispo­si­zioni che se da una parte alleg­ge­ri­scono la posi­zione dei pro­fu­ghi, dall’altra rende però per loro indi­spen­sa­bile uscire dalla Mace­do­nia entro i ter­mini con­cessi. Da qui gli assalti ai treni, ma anche gli inci­denti mor­tali di cui restano vit­time men­tre, a piedi, risal­gono la linea fer­ro­via­ria inter­na­zio­nale che dalla Gre­cia arriva fino in Ser­bia attra­verso la Mace­do­nia: da gen­naio a giu­gno sono stati 25 i migranti tra­volti e uccisi da un treno che no hanno sen­tito arri­vare men­tre cam­mi­na­vano lungo i binari.
La sta­zione di Gev­ge­lija è il punto di rac­colta per la mol­ti­tu­dine di per­sone in arrivo dalla Gre­cia. Sono sem­pre di più, tanto che ieri, prima che arri­vasse l’ordine di chiu­dere la fron­tiera e schie­rare i sol­dati, era scat­tato l’allarme per la man­canza di treni suf­fi­cienti a tra­spor­tare i migranti. Con la con­se­guenza richie­sta rivolta dalla Mace­do­nia a Paesi vicini di inter­ve­nire for­nendo treni. «La com­pa­gnia fer­ro­via­ria mace­done non ha più capa­cità di por­tare tutti coloro che vogliono viag­giare verso Paesi dell’Europa occi­den­tale», ha denun­ciato i capo delle fer­ro­vie di Stato Nikola Kostov. «La situa­zione è allar­mante». ha poi aggiunto. «Tutte le nostre risorse sono esau­rite e sarà solo peg­gio nei pros­simi giorni».
Con­si­de­ra­zioni anche que­ste, forse, che alla fine hanno spinto le auto­rità di Sko­pje a chie­dere il con­fine. Già costretti a vivere in con­di­zioni dispe­rate, ai migranti adesso è anche vie­tato muo­versi. Bloc­cati in una stri­scia di terra di nes­suno che separa la Gre­cia dalla Mace­do­nia e con­trol­lati a vista in attesa di avere final­mente il via libera da parte della poli­zia per poter pas­sare il con­fine a pic­coli gruppi. La rotta dei bal­cani occi­den­tali è sem­pre più bat­tuta da chi fugge, tanto che dal 2010 a oggi il numero di per­sone fer­mate ala fron­tiera tra Ser­bia e Unghe­ria, ultimo pas­sag­gio prima di entrare in Europa è aumen­tato del 2.500%, pas­sando dalle 2.370 di cin­que anni fa alle attuali 60.602. Cifre che rac­con­tano da sole una realtà in con­ti­nuo cam­bia­mento e anche di que­ste a set­tem­bre, quando a Bru­xel­les si rico­min­cerà a par­lare di immi­gra­zione, non si potrà prescindere.

Fonte: il manifesto

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