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di Leo Lancari
Frontiera chiusa, esercito spedito di rinforzo alla polizia a pattugliare il confine e migranti bloccati in una terra di nessuno in attesa di poter passare. In Macedonia l’ingente flusso di profughi che da mesi attraversano il Paese nel tentativo di raggiungere l’Europa ha spinto ieri il governo di Skopje a chiudere la frontiera con la Grecia e a militarizzare i 50 chilometri di frontiera che separano i due Paesi. «Questa misura è stata introdotta per garantire la sicurezza dei macedoni che vivono nelle aree di confine e per assicurare un migliore trattamento ai migranti» ha spiegato Ivo Kotevski, portavoce della polizia macedone.
Solo pochi giorni fa, a ferragosto, le immagini di centinaia di uomini donne e bambini che prendevano d’assalto i treni nella stazione Gevgelija, cittadina non distante dal confine greco, avevano fatto il giro del mondo rappresentando meglio di ogni parola la drammaticità della situazione.
La Macedonia è uno dei Paesi che compongono la rotta dei Balcani, passaggio inevitabile per quanti vogliono arrivare in Europa dopo essere passati anche attraverso la Serbia. Una lotteria, vista le difficoltà del viaggio. Non più di un mese fa Amnesty international ha denunciato le condizioni di abbandono in i migranti si trovano i Macedonia e Serbia, dove spesso «sono vittime di abusi violenti ed estorsioni da parte di autorità e gang criminali», ha denunciato l’organizzazione, per la quale i migranti sono «abbandonati da un sistema di asilo Ue fallimentare».
La Macedonia è uno dei Paesi che compongono la rotta dei Balcani, passaggio inevitabile per quanti vogliono arrivare in Europa dopo essere passati anche attraverso la Serbia. Una lotteria, vista le difficoltà del viaggio. Non più di un mese fa Amnesty international ha denunciato le condizioni di abbandono in i migranti si trovano i Macedonia e Serbia, dove spesso «sono vittime di abusi violenti ed estorsioni da parte di autorità e gang criminali», ha denunciato l’organizzazione, per la quale i migranti sono «abbandonati da un sistema di asilo Ue fallimentare».
Difficoltà e pericoli che non fermano però chi fugge al punto che ogni giorno tentano la fortuna alla frontiera greco-macedone duemila persone. Un numero continuamente in crescita: a luglio sono stati in 39 mila a oltrepassare il confine, il doppio rispetto al mese precedente. In maggioranza siriani che dopo essere arrivati nell’isola greca di Kos dalla Turchia, si dirigono verso la Macedonia con in testa un solo obiettivo: raggiungere l’Ungheria partendo in treno dalla stazione di Gevgelija. Un esodo che va avanti da mesi e di fronte al quale Skopje ha cercato di intervenire perfino modificando, a giugno, la legge nazionale sul diritto d’asilo. Le nuove norme consentono ora ai migranti che entrano illegalmente di non finire in prigione a patto che lascino il Paese entro tre giorni. Disposizioni che se da una parte alleggeriscono la posizione dei profughi, dall’altra rende però per loro indispensabile uscire dalla Macedonia entro i termini concessi. Da qui gli assalti ai treni, ma anche gli incidenti mortali di cui restano vittime mentre, a piedi, risalgono la linea ferroviaria internazionale che dalla Grecia arriva fino in Serbia attraverso la Macedonia: da gennaio a giugno sono stati 25 i migranti travolti e uccisi da un treno che no hanno sentito arrivare mentre camminavano lungo i binari.
La stazione di Gevgelija è il punto di raccolta per la moltitudine di persone in arrivo dalla Grecia. Sono sempre di più, tanto che ieri, prima che arrivasse l’ordine di chiudere la frontiera e schierare i soldati, era scattato l’allarme per la mancanza di treni sufficienti a trasportare i migranti. Con la conseguenza richiesta rivolta dalla Macedonia a Paesi vicini di intervenire fornendo treni. «La compagnia ferroviaria macedone non ha più capacità di portare tutti coloro che vogliono viaggiare verso Paesi dell’Europa occidentale», ha denunciato i capo delle ferrovie di Stato Nikola Kostov. «La situazione è allarmante». ha poi aggiunto. «Tutte le nostre risorse sono esaurite e sarà solo peggio nei prossimi giorni».
Considerazioni anche queste, forse, che alla fine hanno spinto le autorità di Skopje a chiedere il confine. Già costretti a vivere in condizioni disperate, ai migranti adesso è anche vietato muoversi. Bloccati in una striscia di terra di nessuno che separa la Grecia dalla Macedonia e controllati a vista in attesa di avere finalmente il via libera da parte della polizia per poter passare il confine a piccoli gruppi. La rotta dei balcani occidentali è sempre più battuta da chi fugge, tanto che dal 2010 a oggi il numero di persone fermate ala frontiera tra Serbia e Ungheria, ultimo passaggio prima di entrare in Europa è aumentato del 2.500%, passando dalle 2.370 di cinque anni fa alle attuali 60.602. Cifre che raccontano da sole una realtà in continuo cambiamento e anche di queste a settembre, quando a Bruxelles si ricomincerà a parlare di immigrazione, non si potrà prescindere.
Fonte: il manifesto
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