La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 19 agosto 2015

Un esodo dalle guerre

di Riccardo Chiari
I numeri dell’esodo par­lano da sé: nel mese di luglio sono stati 107.500 i migranti arri­vati nell’Unione Euro­pea. Di que­sti “solo” 20mila, quasi tutti eri­trei e nige­riani, sono sbar­cati sulle coste ita­liane. Il mag­gor numero di arrivi, circa 50mila pro­ve­nienti soprat­tutto dalla Siria e dall’Afghanistan attra­verso la Tur­chia, è stato regi­strato nel mar Egeo, sulle isole gre­che di Lesbo, Chio, Samo e Kos. A com­ple­tare il qua­dro, fa sapere la mis­sione Fron­tex, ci sono i quasi 35mila migranti entrati in Unghe­ria.
Da quando è nata Fron­tex, nel 2008, è la prima volta che si supe­rano i cen­to­mila arrivi men­sili. Record che batte record recen­tis­simo, quello del mese di giu­gno quando a sbar­care sulle coste dell’Ue o ad attra­ver­sare le sue fron­tiere sono stati in 70mila.

Un trend in rapida ascesa che trova con­ferma nei dati di medio periodo: nei primi sette mesi del 2015 i migranti arri­vati nell’Unione euro­pea sono stati 340mila – 90 mila sbar­cando sulle coste ita­liane — quando in tutto il 2014 erano arri­vati in 280mila.
I ter­mi­nali di Fron­tex segna­lano poi una novità: “Per molti anni – ricorda l’agenzia — molti migranti che entra­vano in Europa via mare par­ti­vano dalla Libia, punto di incon­tro delle rotte dei migranti dal Corno d’Africa e dall’Africa occi­den­tale prima di imbar­carsi verso l’Europa”. Nel 2015 i pas­saggi più bat­tuti sono stati invece quello del Medi­ter­ra­neo orien­tale via mare, e quello dei Bal­cani occi­den­tali via terra. “Le prime tre nazio­na­lità di migranti a seguire que­ste rotte sono Siria, Afgha­ni­stan e Iraq”. Tutti poten­ziali rifu­giati, civili che scap­pano dalla guerra e che cer­cano rifu­gio nell’Unione.
Nel rap­porto tro­vano spa­zio alcune par­ti­co­la­rità, come la dimi­nu­zione del numero di siriani in par­tenza dalle coste libi­che, in par­ti­co­lare a feb­braio e a marzo. La mis­sione offre que­sta chiave di let­tura: “Que­sto può essere dovuto alla situa­zione sem­pre più insta­bile in Libia, e al fatto che Egitto e Alge­ria, paesi che in pas­sato erano di tran­sito verso la Libia, hanno aumen­tato i requi­siti per il rila­scio del visto ai siriani. La Tur­chia invece non ha que­sti requi­siti, i cit­ta­dini della Siria pre­fe­ri­scono quindi entrare in Europa attra­verso la Gre­cia e la Bul­ga­ria”.
Di fronte alla “pres­sione senza pre­ce­denti ai con­fini di Gre­cia, Ita­lia e Unghe­ria”, il diret­tore ese­cu­tivo di Fron­tex, Fabrice Leg­geri, lan­cia l’ennesimo appello a Bru­xel­les: “Que­sta è una situa­zione di emer­genza per l’Europa, tutti gli Stati mem­bri agi­scano a soste­gno delle auto­rità nazio­nali che stanno acco­gliendo un enorme numero di migranti ai loro con­fini. Fron­tex ha chie­sto agli Stati mem­bri di for­nire stru­menti aggiun­tivi e per­sone a sup­porto delle nostre ope­ra­zioni in Gre­cia e Unghe­ria, men­tre la Com­mis­sione euro­pea ha appro­vato pro­grammi nazio­nali per for­nire signi­fi­ca­tiva assi­stenza eco­no­mica agli Stati mem­bri per­ché affron­tino que­ste sfide”.
La tra­du­zione è pre­sto fatta: ci vogliono altri mezzi e altro per­so­nale, così come aveva richie­sto anche il com­mis­sa­rio Ue all’immigrazione, il greco Dimi­tris Avra­mo­pou­los, con una let­tera uffi­ciale ai 28 mini­stri dell’interno dell’Unione. I finan­zia­menti ci sono, a man­care sem­bra invece la volontà poli­tica di poten­ziare gli inter­venti di soc­corso. Per far fronte ad altri, que­sta volta tra­gici, numeri dell’esodo: quelli dell’Organizzazione inter­na­zio­nale per le migra­zioni (Oim), che in que­sto 2015 ha con­tato oltre due­mila morti nel Medi­ter­ra­neo.
Nella lun­ghis­sima lista delle vit­time anche i 49 sof­fo­cati nella stiva del bar­cone soc­corso nel giorno di Fer­ra­go­sto, poi arri­vato nel porto di Cata­nia con oltre 300 super­stiti. Da que­sti ultimi le testi­mo­nianze che hanno per­messo di fer­mare otto gio­vani sca­fi­sti. Nel men­tre la Capi­ta­ne­ria di Reg­gio Cala­bria sal­vava 113 ira­cheni indi­vi­duati a bordo di un bar­cone in legno al largo della costa reggina.

Fonte: il manifesto

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