di Luigi De Magistris
Per la costruzione dell’alternativa al liberismo dominante provo a portare la mia umile e dura esperienza di sindaco di Napoli. Se da un lato il capitalismo è entrato in una fase senile, il liberismo che governa il Paese è forte e violento. Il Presidente del Consiglio, il saldatore Renzi, è stato scelto, con cura, per far ripartire il liberismo durante la crisi economica. Con quali armi? Le solite: propaganda travestita da abile comunicazione, vendita di armi negli scenari di guerra, concentrazione del potere. L’elenco è lungo.
Privatizzazioni selvagge, commissariamenti e poteri speciali, opere pubbliche faraoniche, via libera a cementificazioni, distruzioni del territorio con trivellazioni ed inceneritori, strangolamento delle autonomie, neutralizzazioni dei punti di dissenso, smantellamento dei diritti, distruzione della scuola pubblica, svuotamento della Costituzione con prassi, atti amministrativi e leggi ordinarie, patti di stabilità, spending review a danno dei deboli, fiscal compact. Insomma un figlio della troika, un saldatore di centri di potere che vanno dal centro sinistra al centro destra.
L’alternativa si deve costruire con mezzi e metodi diversi dal passato. I partiti, alternativi al Sistema, anche se ne verranno di nuovi, vi saranno ristrutturazioni ed altro, sono utili ma da soli non determinanti per la rottura del liberismo e la nascita di un nuovo corso politico, economico, sociale e culturale. Se non avessi avuto i partiti della sinistra in Consiglio Comunale il mio mandato — quasi al termine — sarebbe potuto cessare. Mettere insieme la sinistra, caricarla di energie, mutandola anche di rappresentatività, è operazione utile, finanche necessaria, ma non sufficiente per scassare e costruire. Quello che oggi serve è dare forza a ciò che accade nelle nostre comunità, accorgersi che ci sono realtà divenute protagoniste del cambiamento.
Da sindaco ho scelto di non entrare in conflitto con le autonomie sul territorio, le ho rispettate, apprezzate ed anche quando c’era dissenso mai è venuto meno il dialogo. Autonomie plurime, non condizionabili a vicenda. Nei luoghi del confronto abbiamo costruito prassi, sostanza politica ed ora anche forme del cambiamento politico. Dai luoghi della rappresentanza istituzionale l’obiettivo è stato quello di dare voce a chi non ha voce, diffondere il potere. Realizzazioni di agorà di prossimità.
A Napoli è in corso da quattro anni un progressivo processo di liberazione. Tantissimi abitanti della nostra città stanno liberando spazi abbandonati, di proprietà pubblica o privata. Res derelictae e Res nullius divengono beni comuni, usufruibili da tutti. Sono migliaia e migliaia le persone coinvolte: discariche divenute orti, ex manicomi divenuti luoghi in cui la mente si libera e non si arresta, sedi in cui la cultura arretrava oggi vi sono laboratori culturali in cui si pratica la globalizzazione dei diritti e delle persone, palazzi diroccati ristrutturati con rispetto ed amore. Le occupazioni delle nostre vite realizzate dalle politiche liberiste vengono contrastate con le nostre politiche di liberazione. Loro occupano, noi liberiamo.
Di fronte al Sistema, la liberazione delle energie, la ricerca di un equilibrio tra anarchia e regole, tra ribellione ed istituzioni, è stato un lavoro importante. Ora si deve provare a costruire, sempre dal basso, con queste individualità e questi movimenti, con queste esperienze che mettono insieme studenti, precari, disoccupati, centri sociali, intellettuali non servi, borghesia illuminata, professionisti, immigrati, contadini, proletari e sottoproletariato. Insomma popolo, gente semplice, colta, onesta e determinata, coraggiosa, persone non addormentate dalla propaganda del pensiero unico e del tanto non cambia mai nulla. Un popolo che ha anche una visione politica attenzione.
A Napoli, “Acqua bene comune”, no licenziamenti che la troika italiana del liberismo ci vorrebbe imporre, sostegno all’economia sana, scuola comunale rafforzata, sì a servizi essenziali pubblici, no a privatizzazioni di beni e servizi pubblici, no a respingimenti, no a mura di indifferenza, si a solidarietà e ponti di pace. Napoli vuole consolidare la costruzione di un percorso politico autonomo e nuovo. Quattro anni fa divenni sindaco contro ogni pronostico, con una lista civica a sostegno, girando int’e viche miezo all’ate, strada per strada, quartiere per quartiere, sindaco di strada.
Bisogna costruire un movimento popolare capace di mettere insieme progetto politico duraturo ed alleanze elettorali. Napoli, Grecia, Barcellona. Sconfiggere l’austerità dei liberisti, distribuire risorse e beni. Meno disuguaglianze, più giustizia. Meno legalità formale delle mafie istituzionalizzate, più giustizia sociale. Dalle autonomie, con le differenze, costruire da strada l’alternativa al liberismo. Beni comuni, economia dal basso, autoproduzione, autonomie, distribuzione delle ricchezze, diffusione del potere, rivoluzione culturale, città che accolgono e che attraggono.
Dalle comunità verrà la lotta dei più deboli, ma forti d’animo. La lotta porta lontano, oltre gli ostacoli, puoi anche perdere, ma non ti perdi. Con la passione, il coraggio e l’amore si possono sconfiggere: hanno tanta paura del cambiamento che avanza.
Per la costruzione dell’alternativa al liberismo dominante provo a portare la mia umile e dura esperienza di sindaco di Napoli. Se da un lato il capitalismo è entrato in una fase senile, il liberismo che governa il Paese è forte e violento. Il Presidente del Consiglio, il saldatore Renzi, è stato scelto, con cura, per far ripartire il liberismo durante la crisi economica. Con quali armi? Le solite: propaganda travestita da abile comunicazione, vendita di armi negli scenari di guerra, concentrazione del potere. L’elenco è lungo.
Privatizzazioni selvagge, commissariamenti e poteri speciali, opere pubbliche faraoniche, via libera a cementificazioni, distruzioni del territorio con trivellazioni ed inceneritori, strangolamento delle autonomie, neutralizzazioni dei punti di dissenso, smantellamento dei diritti, distruzione della scuola pubblica, svuotamento della Costituzione con prassi, atti amministrativi e leggi ordinarie, patti di stabilità, spending review a danno dei deboli, fiscal compact. Insomma un figlio della troika, un saldatore di centri di potere che vanno dal centro sinistra al centro destra.
L’alternativa si deve costruire con mezzi e metodi diversi dal passato. I partiti, alternativi al Sistema, anche se ne verranno di nuovi, vi saranno ristrutturazioni ed altro, sono utili ma da soli non determinanti per la rottura del liberismo e la nascita di un nuovo corso politico, economico, sociale e culturale. Se non avessi avuto i partiti della sinistra in Consiglio Comunale il mio mandato — quasi al termine — sarebbe potuto cessare. Mettere insieme la sinistra, caricarla di energie, mutandola anche di rappresentatività, è operazione utile, finanche necessaria, ma non sufficiente per scassare e costruire. Quello che oggi serve è dare forza a ciò che accade nelle nostre comunità, accorgersi che ci sono realtà divenute protagoniste del cambiamento.
Da sindaco ho scelto di non entrare in conflitto con le autonomie sul territorio, le ho rispettate, apprezzate ed anche quando c’era dissenso mai è venuto meno il dialogo. Autonomie plurime, non condizionabili a vicenda. Nei luoghi del confronto abbiamo costruito prassi, sostanza politica ed ora anche forme del cambiamento politico. Dai luoghi della rappresentanza istituzionale l’obiettivo è stato quello di dare voce a chi non ha voce, diffondere il potere. Realizzazioni di agorà di prossimità.
A Napoli è in corso da quattro anni un progressivo processo di liberazione. Tantissimi abitanti della nostra città stanno liberando spazi abbandonati, di proprietà pubblica o privata. Res derelictae e Res nullius divengono beni comuni, usufruibili da tutti. Sono migliaia e migliaia le persone coinvolte: discariche divenute orti, ex manicomi divenuti luoghi in cui la mente si libera e non si arresta, sedi in cui la cultura arretrava oggi vi sono laboratori culturali in cui si pratica la globalizzazione dei diritti e delle persone, palazzi diroccati ristrutturati con rispetto ed amore. Le occupazioni delle nostre vite realizzate dalle politiche liberiste vengono contrastate con le nostre politiche di liberazione. Loro occupano, noi liberiamo.
Di fronte al Sistema, la liberazione delle energie, la ricerca di un equilibrio tra anarchia e regole, tra ribellione ed istituzioni, è stato un lavoro importante. Ora si deve provare a costruire, sempre dal basso, con queste individualità e questi movimenti, con queste esperienze che mettono insieme studenti, precari, disoccupati, centri sociali, intellettuali non servi, borghesia illuminata, professionisti, immigrati, contadini, proletari e sottoproletariato. Insomma popolo, gente semplice, colta, onesta e determinata, coraggiosa, persone non addormentate dalla propaganda del pensiero unico e del tanto non cambia mai nulla. Un popolo che ha anche una visione politica attenzione.
A Napoli, “Acqua bene comune”, no licenziamenti che la troika italiana del liberismo ci vorrebbe imporre, sostegno all’economia sana, scuola comunale rafforzata, sì a servizi essenziali pubblici, no a privatizzazioni di beni e servizi pubblici, no a respingimenti, no a mura di indifferenza, si a solidarietà e ponti di pace. Napoli vuole consolidare la costruzione di un percorso politico autonomo e nuovo. Quattro anni fa divenni sindaco contro ogni pronostico, con una lista civica a sostegno, girando int’e viche miezo all’ate, strada per strada, quartiere per quartiere, sindaco di strada.
Bisogna costruire un movimento popolare capace di mettere insieme progetto politico duraturo ed alleanze elettorali. Napoli, Grecia, Barcellona. Sconfiggere l’austerità dei liberisti, distribuire risorse e beni. Meno disuguaglianze, più giustizia. Meno legalità formale delle mafie istituzionalizzate, più giustizia sociale. Dalle autonomie, con le differenze, costruire da strada l’alternativa al liberismo. Beni comuni, economia dal basso, autoproduzione, autonomie, distribuzione delle ricchezze, diffusione del potere, rivoluzione culturale, città che accolgono e che attraggono.
Dalle comunità verrà la lotta dei più deboli, ma forti d’animo. La lotta porta lontano, oltre gli ostacoli, puoi anche perdere, ma non ti perdi. Con la passione, il coraggio e l’amore si possono sconfiggere: hanno tanta paura del cambiamento che avanza.
Fonte: il manifesto
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