La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 19 agosto 2015

Sinistra, scassare per ricostruire

di Luigi De Magistris
Per la costru­zione dell’alternativa al libe­ri­smo domi­nante provo a por­tare la mia umile e dura espe­rienza di sin­daco di Napoli. Se da un lato il capi­ta­li­smo è entrato in una fase senile, il libe­ri­smo che governa il Paese è forte e vio­lento. Il Pre­si­dente del Con­si­glio, il sal­da­tore Renzi, è stato scelto, con cura, per far ripar­tire il libe­ri­smo durante la crisi eco­no­mica. Con quali armi? Le solite: pro­pa­ganda tra­ve­stita da abile comu­ni­ca­zione, ven­dita di armi negli sce­nari di guerra, con­cen­tra­zione del potere. L’elenco è lungo.
Pri­va­tiz­za­zioni sel­vagge, com­mis­sa­ria­menti e poteri spe­ciali, opere pub­bli­che farao­ni­che, via libera a cemen­ti­fi­ca­zioni, distru­zioni del ter­ri­to­rio con tri­vel­la­zioni ed ince­ne­ri­tori, stran­go­la­mento delle auto­no­mie, neu­tra­liz­za­zioni dei punti di dis­senso, sman­tel­la­mento dei diritti, distru­zione della scuola pub­blica, svuo­ta­mento della Costi­tu­zione con prassi, atti ammi­ni­stra­tivi e leggi ordi­na­rie, patti di sta­bi­lità, spen­ding review a danno dei deboli, fiscal com­pact. Insomma un figlio della troika, un sal­da­tore di cen­tri di potere che vanno dal cen­tro sini­stra al cen­tro destra.


L’alternativa si deve costruire con mezzi e metodi diversi dal pas­sato. I par­titi, alter­na­tivi al Sistema, anche se ne ver­ranno di nuovi, vi saranno ristrut­tu­ra­zioni ed altro, sono utili ma da soli non deter­mi­nanti per la rot­tura del libe­ri­smo e la nascita di un nuovo corso poli­tico, eco­no­mico, sociale e cul­tu­rale. Se non avessi avuto i par­titi della sini­stra in Con­si­glio Comu­nale il mio man­dato — quasi al ter­mine — sarebbe potuto ces­sare. Met­tere insieme la sini­stra, cari­carla di ener­gie, mutan­dola anche di rap­pre­sen­ta­ti­vità, è ope­ra­zione utile, finan­che neces­sa­ria, ma non suf­fi­ciente per scas­sare e costruire. Quello che oggi serve è dare forza a ciò che accade nelle nostre comu­nità, accor­gersi che ci sono realtà dive­nute pro­ta­go­ni­ste del cambiamento.
Da sin­daco ho scelto di non entrare in con­flitto con le auto­no­mie sul ter­ri­to­rio, le ho rispet­tate, apprez­zate ed anche quando c’era dis­senso mai è venuto meno il dia­logo. Auto­no­mie plu­rime, non con­di­zio­na­bili a vicenda. Nei luo­ghi del con­fronto abbiamo costruito prassi, sostanza poli­tica ed ora anche forme del cam­bia­mento poli­tico. Dai luo­ghi della rap­pre­sen­tanza isti­tu­zio­nale l’obiettivo è stato quello di dare voce a chi non ha voce, dif­fon­dere il potere. Rea­liz­za­zioni di agorà di prossimità.
A Napoli è in corso da quat­tro anni un pro­gres­sivo pro­cesso di libe­ra­zione. Tan­tis­simi abi­tanti della nostra città stanno libe­rando spazi abban­do­nati, di pro­prietà pub­blica o pri­vata. Res dere­lic­tae e Res nul­lius diven­gono beni comuni, usu­frui­bili da tutti. Sono migliaia e migliaia le per­sone coin­volte: disca­ri­che dive­nute orti, ex mani­comi dive­nuti luo­ghi in cui la mente si libera e non si arre­sta, sedi in cui la cul­tura arre­trava oggi vi sono labo­ra­tori cul­tu­rali in cui si pra­tica la glo­ba­liz­za­zione dei diritti e delle per­sone, palazzi diroc­cati ristrut­tu­rati con rispetto ed amore. Le occu­pa­zioni delle nostre vite rea­liz­zate dalle poli­ti­che libe­ri­ste ven­gono con­tra­state con le nostre poli­ti­che di libe­ra­zione. Loro occu­pano, noi liberiamo.
Di fronte al Sistema, la libe­ra­zione delle ener­gie, la ricerca di un equi­li­brio tra anar­chia e regole, tra ribel­lione ed isti­tu­zioni, è stato un lavoro impor­tante. Ora si deve pro­vare a costruire, sem­pre dal basso, con que­ste indi­vi­dua­lità e que­sti movi­menti, con que­ste espe­rienze che met­tono insieme stu­denti, pre­cari, disoc­cu­pati, cen­tri sociali, intel­let­tuali non servi, bor­ghe­sia illu­mi­nata, pro­fes­sio­ni­sti, immi­grati, con­ta­dini, pro­le­tari e sot­to­pro­le­ta­riato. Insomma popolo, gente sem­plice, colta, one­sta e deter­mi­nata, corag­giosa, per­sone non addor­men­tate dalla pro­pa­ganda del pen­siero unico e del tanto non cam­bia mai nulla. Un popolo che ha anche una visione poli­tica attenzione.
A Napoli, “Acqua bene comune”, no licen­zia­menti che la troika ita­liana del libe­ri­smo ci vor­rebbe imporre, soste­gno all’economia sana, scuola comu­nale raf­for­zata, sì a ser­vizi essen­ziali pub­blici, no a pri­va­tiz­za­zioni di beni e ser­vizi pub­blici, no a respin­gi­menti, no a mura di indif­fe­renza, si a soli­da­rietà e ponti di pace. Napoli vuole con­so­li­dare la costru­zione di un per­corso poli­tico auto­nomo e nuovo. Quat­tro anni fa divenni sin­daco con­tro ogni pro­no­stico, con una lista civica a soste­gno, girando int’e viche miezo all’ate, strada per strada, quar­tiere per quar­tiere, sin­daco di strada.
Biso­gna costruire un movi­mento popo­lare capace di met­tere insieme pro­getto poli­tico dura­turo ed alleanze elet­to­rali. Napoli, Gre­cia, Bar­cel­lona. Scon­fig­gere l’austerità dei libe­ri­sti, distri­buire risorse e beni. Meno disu­gua­glianze, più giu­sti­zia. Meno lega­lità for­male delle mafie isti­tu­zio­na­liz­zate, più giu­sti­zia sociale. Dalle auto­no­mie, con le dif­fe­renze, costruire da strada l’alternativa al libe­ri­smo. Beni comuni, eco­no­mia dal basso, auto­pro­du­zione, auto­no­mie, distri­bu­zione delle ric­chezze, dif­fu­sione del potere, rivo­lu­zione cul­tu­rale, città che accol­gono e che attrag­gono.
Dalle comu­nità verrà la lotta dei più deboli, ma forti d’animo. La lotta porta lon­tano, oltre gli osta­coli, puoi anche per­dere, ma non ti perdi. Con la pas­sione, il corag­gio e l’amore si pos­sono scon­fig­gere: hanno tanta paura del cam­bia­mento che avanza.

Fonte: il manifesto

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