di Emanuele Ciani e Guido De Blasio
A fine anno verrà meno la possibilità di spendere le dotazioni dei
fondi strutturali europei relative al ciclo di programmazione 2007-13.
Si è discusso molto della capacità delle nostre amministrazioni di
spendere i soldi messi a disposizione, molto meno dell’impatto dei fondi
sull’economia locale. I trasferimenti concentrati su aree specifiche
possono non solo incidere sull’occupazione, ma anche sull’attrattività
dei territori per la popolazione. Inoltre, un aumento dell’attività
economica locale potrebbe dare luogo a una crescita delle rendite immobiliari, riducendo l’afflusso di lavoratori. In un lavoro in corso di pubblicazione su IZA Journal of Labor Policy
abbiamo provato a verificare se i sistemi locali del lavoro del
Mezzogiorno che hanno ricevuto nel periodo 2007-13 più finanziamenti
sono stati quelli in cui il mercato del lavoro e quello immobiliare sono
andati relativamente meglio e dove le dinamiche della popolazione sono
risultate meno sfavorevoli.
Per svolgere il nostro esercizio abbiamo
utilizzato i dati del portale Open Coesione
per quanto riguarda i pagamenti relativi ai fondi strutturali (con
l’associata quota di co-finanziamento nazionale). I dati relativi a
occupazione e popolazione sono di fonte Istat, mentre i valori
immobiliari sono di fonte Omi (Osservatorio mobiliare italiano).
Più fondi, più crescita?
La figura 1 mette in relazione i pagamenti annui pro-capite a livello
di sistema locale del lavoro con le variazioni percentuali annue di
occupazione, popolazione e prezzi delle case. La retta di regressione
mostra una relazione molto debole tra i fondi strutturali e le tre
variabili. Ovviamente è difficile concludere in base alla sola figura
che i fondi non abbiano sortito effetto. Finanziamenti più generosi
potrebbero essere stati destinati proprio a quelle aree che risultavano
maggiormente colpite dalla crisi. Per evitare questa difficoltà il
nostro esercizio ha provato a misurare l’impatto dei fondi avendo avuto
cura di rendere dapprima i sistemi locali del lavoro meridionali quanto
più simili tra loro, tenendo conto anche delle caratteristiche delle
aree che hanno determinato la loro più o meno accentuata esposizione
alla crisi economica. Tecnicamente, abbiamo valutato la capacità
esplicativa di un insieme di variabili con valori dati all’inizio del
periodo in esame e che ci hanno aiutato a meglio isolare l’effetto dei
fondi dagli andamenti ciclici. Tra le tante variabili che potevamo
usare, ne abbiamo scelto alcune seguendo una procedura statistica (la double selection di Belloni).
I risultati
La tavola 1 mostra i risultati. L’impatto medio dei fondi su tutte e
tre le variabili è molto vicino allo zero. Risultati simili si ottengono
mettendo in relazione il tasso di crescita medio e i pagamenti
pro-capite cumulati per l’intero periodo. Insomma, anche tenendo conto
delle diverse intensità con cui i singoli territori hanno subito le
conseguenze della crisi, non sembra che una maggior spesa relativa ai
fondi strutturali abbia determinato conseguenze apprezzabili.
Ovviamente, il risultato medio potrebbe nascondere possibili eterogeneità fra territori o tipi di spesa:
- I risultati sono simili tra le regioni dell’Obiettivo convergenza (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e il resto del Mezzogiorno. Non si osserva efficacia neanche nei territori maggiormente depressi dal punto di vista del mercato del lavoro e immobiliare.
- Negli anni finali del programma, probabilmente anche a seguito dell’accelerazione e del ri-orientamento dei pagamenti avvenuti con il “Piano di azione e coesione” del 2011, emerge un effetto positivo sul tasso di crescita dell’occupazione, seppur economicamente piuttosto contenuto (circa 0,07 punti percentuali in più per un aumento del 10 per cento nei pagamenti pro-capite).
- Le spese per l’acquisto di beni o servizi e gli incentivi agli agenti economici privati avrebbero un impatto sull’occupazione lievemente più positivo rispetto a quelle di tipo infrastrutturale. Di nuovo, però, si tratta di effetti piccoli.
In sintesi, la nostra analisi suggerisce che un aumento
dell’esecuzione finanziaria degli stanziamenti potrebbe non essere, di
per sé, sufficiente: visto che questi finanziamenti non sembrano essere
in grado di apportare benefici, forse varrebbe la pena di impegnarsi per
spenderli meglio.
Figura 1 – Tassi di crescita
annuali dell’occupazione, popolazione e prezzi delle abitazioni nei
sistemi locali del lavoro del Mezzogiorno, in relazione ai pagamenti
pro-capite annuali relativi a progetti finanziati dai fondi strutturali
europei, 2008-13
Fonte: lavoce.info
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