La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 6 agosto 2015

Fondi strutturali a impatto zero. Risorse e e obiettivi vanno ricalibrati

di Emanuele Ciani e Guido De Blasio
A fine anno verrà meno la possibilità di spendere le dotazioni dei fondi strutturali europei relative al ciclo di programmazione 2007-13. Si è discusso molto della capacità delle nostre amministrazioni di spendere i soldi messi a disposizione, molto meno dell’impatto dei fondi sull’economia locale. I trasferimenti concentrati su aree specifiche possono non solo incidere sull’occupazione, ma anche sull’attrattività dei territori per la popolazione. Inoltre, un aumento dell’attività economica locale potrebbe dare luogo a una crescita delle rendite immobiliari, riducendo l’afflusso di lavoratori. In un lavoro in corso di pubblicazione su IZA Journal of Labor Policy abbiamo provato a verificare se i sistemi locali del lavoro del Mezzogiorno che hanno ricevuto nel periodo 2007-13 più finanziamenti sono stati quelli in cui il mercato del lavoro e quello immobiliare sono andati relativamente meglio e dove le dinamiche della popolazione sono risultate meno sfavorevoli.
Per svolgere il nostro esercizio abbiamo utilizzato i dati del portale Open Coesione per quanto riguarda i pagamenti relativi ai fondi strutturali (con l’associata quota di co-finanziamento nazionale). I dati relativi a occupazione e popolazione sono di fonte Istat, mentre i valori immobiliari sono di fonte Omi (Osservatorio mobiliare italiano).
Più fondi, più crescita?
La figura 1 mette in relazione i pagamenti annui pro-capite a livello di sistema locale del lavoro con le variazioni percentuali annue di occupazione, popolazione e prezzi delle case. La retta di regressione mostra una relazione molto debole tra i fondi strutturali e le tre variabili. Ovviamente è difficile concludere in base alla sola figura che i fondi non abbiano sortito effetto. Finanziamenti più generosi potrebbero essere stati destinati proprio a quelle aree che risultavano maggiormente colpite dalla crisi. Per evitare questa difficoltà il nostro esercizio ha provato a misurare l’impatto dei fondi avendo avuto cura di rendere dapprima i sistemi locali del lavoro meridionali quanto più simili tra loro, tenendo conto anche delle caratteristiche delle aree che hanno determinato la loro più o meno accentuata esposizione alla crisi economica. Tecnicamente, abbiamo valutato la capacità esplicativa di un insieme di variabili con valori dati all’inizio del periodo in esame e che ci hanno aiutato a meglio isolare l’effetto dei fondi dagli andamenti ciclici. Tra le tante variabili che potevamo usare, ne abbiamo scelto alcune seguendo una procedura statistica (la double selection di Belloni).
I risultati
La tavola 1 mostra i risultati. L’impatto medio dei fondi su tutte e tre le variabili è molto vicino allo zero. Risultati simili si ottengono mettendo in relazione il tasso di crescita medio e i pagamenti pro-capite cumulati per l’intero periodo. Insomma, anche tenendo conto delle diverse intensità con cui i singoli territori hanno subito le conseguenze della crisi, non sembra che una maggior spesa relativa ai fondi strutturali abbia determinato conseguenze apprezzabili.
Ovviamente, il risultato medio potrebbe nascondere possibili eterogeneità fra territori o tipi di spesa:
  • I risultati sono simili tra le regioni dell’Obiettivo convergenza (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e il resto del Mezzogiorno. Non si osserva efficacia neanche nei territori maggiormente depressi dal punto di vista del mercato del lavoro e immobiliare.
  • Negli anni finali del programma, probabilmente anche a seguito dell’accelerazione e del ri-orientamento dei pagamenti avvenuti con il “Piano di azione e coesione” del 2011, emerge un effetto positivo sul tasso di crescita dell’occupazione, seppur economicamente piuttosto contenuto (circa 0,07 punti percentuali in più per un aumento del 10 per cento nei pagamenti pro-capite).
  • Le spese per l’acquisto di beni o servizi e gli incentivi agli agenti economici privati avrebbero un impatto sull’occupazione lievemente più positivo rispetto a quelle di tipo infrastrutturale. Di nuovo, però, si tratta di effetti piccoli.
In sintesi, la nostra analisi suggerisce che un aumento dell’esecuzione finanziaria degli stanziamenti potrebbe non essere, di per sé, sufficiente: visto che questi finanziamenti non sembrano essere in grado di apportare benefici, forse varrebbe la pena di impegnarsi per spenderli meglio.
Figura 1 – Tassi di crescita annuali dell’occupazione, popolazione e prezzi delle abitazioni nei sistemi locali del lavoro del Mezzogiorno, in relazione ai pagamenti pro-capite annuali relativi a progetti finanziati dai fondi strutturali europei, 2008-13
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Fonte: lavoce.info

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