di Raniero La Valle
Papa Francesco aveva già detto, dopo un’ennesima strage di migranti
al largo di Lampedusa: «È una vergogna». Questa vergogna non ha
fatto che ripetersi, per mesi, e c’è anche qualcuno che si rallegra
perché l’Europa adesso mostrerebbe un po’ più di sensibilità, c’è
perfino una nave irlandese che partecipa alle operazioni di
tumulazione nel Mediterraneo di centinaia e centinaia di
profughi, mentre una parte ne salva.
Intanto la Francia sigilla la frontiera di Ventimiglia,
l’Inghilterra stabilisce una linea Maginot all’ingresso
dell’Eurotunnel della Manica, l’Ungheria alza un muro e l’Italia è tutta
contenta perché ha posto fine all’unica cosa buona che era riuscita
a fare, l’operazione «Mare Nostrum», ed è rientrata nei ranghi
dell’Europa perché sia chiaro che la vita negata ai profughi non
è una scelta solo dell’Italia, ma è un sacrificio collettivo che
tutta l’Europa offre a se stessa avendo cessato di essere umana.
Ed ecco che il papa Francesco dà il nome alla cosa: respingere
i profughi è guerra, e cacciare via da un Paese, da un porto, da una
sponda i migranti abbandonati al mare, è violenza omicida.
Lo dice nell’anniversario del delitto fondatore di questa fase della modernità, lo dice nei giorni di Hiroshima e Nagasaki.
Quando aveva denunciato che la guerra mondiale non era finita,
perché nella globalizzazione si sta combattendo una guerra
mondiale «a pezzi», era sembrato che parlasse per metafore; ma oggi
mette le cose in chiaro: la guerra è questa, i garantiti contro
i disperati, un mondo che voleva abolire le frontiere e ne ha alzate
altre più spietate e invalicabili, contro un’umanità senza patria
né asilo che invano cerca salvezza.
E se è una guerra, una guerra non dichiarata e non tutelata da
alcun diritto, nemmeno umanitario, gli atti che vi si compiono sono
crimini di guerra. E questo vale per le vittime in fuga dalla
Birmania nell’Oceano Indiano, a cui il papa specificamente si
riferiva, e vale per le vittime che non riescono ad attraversare
senza soccombere la fossa comune del Mediterraneo.
Sono mesi e mesi che i siti nonviolenti, pacifisti,
o semplicemente umani, denunciano questi delitti perpetrati dai
governi europei, compreso il nostro, sollecitano appelli e firme
dei cittadini perché ci si risolva a dare l’unica soluzione vera al
problema, che è quella di aprire le frontiere, riconoscere l’antico
diritto umano universale di migrare, permettere ai profughi e ai
fuggiaschi di viaggiare al sicuro su treni, navi e aerei di linea.
E sono mesi che siti nostalgici e integralisti, invidiosi di papa
Francesco, cercano di screditarlo lamentandone la popolarità,
e rallegrandosi se quando parla ai poveri e ai movimenti popolari,
come ha fatto in Bolivia, il mondo per bene con i suoi media neanche
lo ascolta.
La verità è che papa Francesco è l’unico che oggi ha parole
all’altezza del dramma storico che stiamo vivendo. Gli scartati della
terra sono i veri soggetti storici attorno a cui si deve costruire la
nuova convivenza, sono il fulcro dell’umanità di domani. E la
giustizia e il diritto devono garantire la «casa comune» e tutti
i suoi abitanti, a cominciare dal diritto a vivere, a prendere terra,
a riposarsi sotto qualsiasi sole. Questo dice il papa, e non è una
cosa impossibile, è solo una cosa non ancora avvenuta.
Fonte: il manifesto
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.