La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 6 agosto 2015

La clamorosa svista di chi parlava di una ripresa


di Marta Fana
A giu­gno, il bilan­cio della pro­du­zione indu­striale ita­liana ha chiuso in nega­tivo secondo i dati dell’Istat. Dopo quelli sull’occupazione e sugli ordi­na­tivi alle imprese, que­sti dati influi­ranno sulle stime pre­li­mi­nari del Pil del secondo tri­me­stre del 2015. La pro­du­zione indu­striale, dopo due mesi di miglio­ra­menti impre­vi­sti, segna di nuovo un calo netto dell’1,1% a giu­gno rispetto al mese pre­ce­dente. Rispetto a giu­gno 2014 la ridu­zione è dello 0,3%. Tutti i rag­grup­pa­menti di impresa regi­strano una varia­zione nega­tiva: beni inter­medi (-1,7%), beni stru­men­tali (-1,3%), l’energia (-1,0%) e i beni di con­sumo (-0,8%). Dal con­fronto ten­den­ziale emerge che solo i beni stru­men­tali resi­stono con una varia­zione posi­tiva del 3.3%. È il com­parto delle auto a segnare un note­vole miglio­ra­mento (+44%). Secondo l’Istat, que­sta bat­tuta d’arresto, sia in ter­mini con­giun­tu­rali che ten­den­ziali, è dovuta agli effetti di calen­da­rio: il 2 giu­gno di mar­tedì avrebbe indotto molte imprese a fer­marsi anche di lunedì. Una giu­sti­fi­ca­zione del tutto razio­nale, come appare altret­tanto lecito rite­nere che se ci fos­sero state com­messe e quindi neces­sità di por­tare avanti la pro­du­zione, sicu­ra­mente le imprese avreb­bero evi­tato que­sta ipo­te­tica chiusura.

Stando ai dati, la pro­du­zione di beni di con­sumo, che appros­si­mano quelli acqui­stati dalle fami­glie, con­ti­nuano a dimi­nuire. Il con­fronto tra il primo seme­stre 2015 e quello del 2014 mostra che un anno fa, durante un periodo di reces­sione, la spesa delle fami­glie era addi­rit­tura più ele­vata rispetto a quest’anno. Ine­vi­ta­bil­mente è sui con­sumi che ci si sof­ferma nel com­men­tare que­sti dati. Secondo il pre­si­dente Coda­cons Carlo Rienzi «chi, in que­ste set­ti­mane, ha par­lato di crisi supe­rata e di decisa ripresa dell’economia ita­liana, ha preso una svi­sta cla­mo­rosa». Lo con­ferma ieri la nota men­sile dell’Istat che sot­to­li­nea ancora una volta come la scarsa cre­scita eco­no­mica e quindi anche dell’occupazione sia dovuta ai bassi livelli di inve­sti­mento in capi­tale, soprat­tutto quello legato all’innovazione. Secondo Car­melo Bar­ba­gallo, segre­ta­rio gene­rale Uil, il dato sull’occupazione «è un segno incon­fu­ta­bile delle tante con­trad­di­zioni di que­sto ese­cu­tivo che, peral­tro, vuole rifor­mare la mac­china dello Stato senza pre­oc­cu­parsi dei lavo­ra­tori che devono farla fun­zio­nare». Per il segre­ta­rio Uil Loy sono i ser­vizi e buona parte del sistema indu­striale a sof­frire del calo dei consumi.
Mat­teo Renzi schiva que­sti risul­tati nega­tivi e spo­sta l’attenzione sui dati dei flussi turi­stici in aumento. Pro­pone una ver­sione rivi­si­tata del ber­lu­sco­niano «non c’è crisi, i risto­ranti pieni». Dall’indagine sul turi­smo di Fede­ral­ber­ghi emerge che i turi­sti sono aumen­tati da 28 a 30 milioni tra il 2014 e il 2015, varia­zione simile a quella avve­nuta tra il 2013 e il 2014. Se l’aumento del numero dei clienti porta con sé quello del volume di affari, è pur vero che la spesa pro­ca­pite dimi­nui­sce, così come dimi­nui­sce in media la durata delle vacanze. Dei suc­cessi del governo nes­sun segno.
Ill Cen­tro Studi Con­fin­du­stria è otti­mi­sta e stima un aumento con­giun­tu­rale dello 0.6% di pro­du­zione indu­striale a luglio. Una pre­vi­sione non cam­pata in aria dati i con­sumi di ener­gia dovuti alle tem­pe­ra­ture ecce­zio­nal­mente alte che ne hanno soste­nuto la pro­du­zione, inclusa nel cal­colo dell’indice della pro­du­zione industriale.
Il caldo tor­rido, e altri eventi della poli­tica, hanno influen­zato il primo seme­stre del 2015. Lo sostiene un’analisi di Patrick Artus, eco­no­mi­sta della Nati­xis: tra le quat­tro mag­giori eco­no­mie dell’eurozona, l’Italia ha bene­fi­ciato della sva­lu­ta­zione dell’euro, della disin­fla­zione e del basso livello dei prezzi del petro­lio. Se tali eventi, eso­geni alle poli­ti­che del governo, non fos­sero inter­ve­nuti, il tasso di cre­scita del Pil ita­liano tra il primo tri­me­stre del 2014 e quello del 2015, sarebbe stato pari a –1.03%. 

Fonte: il manifesto

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