La stangata sulla sanità è legge. L'emendamento del governo sui tagli al
Fondo sanitario nazionale, circa 2,35 miliardi, è stato approvato dalla
Camera all'interno della conversione in legge del decreto sugli Enti
Locali. I settori colpiti sono: beni e servizi - dispositivi
medici, farmaceutica, inappropriatezza (prestazioni di specialistica e
riabilitazione), ospedali (chiusura con meno di 40 posti letto,
personale, pubblici e privati) .
Non sono i 10
miliardi che si temevano dopo le prime dichiarazioni del consigliere di
Renzi, Gutgeld, ma si confermano la “ricetta fallimentare e dannosa” e
il progressivo svuotamento della sanità pubblica operati dal governo e
stigmatizzati dalla Cgil. Proprio dalla confederazione viene una prima analisi dei tagli , in un documento a cura di Stefano Cecconi , Responsabile politiche per la salute Cgil nazionale.
Beni e servizi e dispositivi medici
Alla voce beni e servizi
– ricostruisce la Cgil nella sua analisi - i contratti di acquisto
devono essere rinegoziati dalle Asl per ottenere un abbattimento dei
prezzi e/o dei volumi di fornitura tale da produrre una riduzione del
valore complessivo dei contratti del 5% annuo. Per quanto riguarda i dispositivi medici
– prosegue l'analisi della Cgil - le Asl sono tenute a proporre ai
fornitori una rinegoziazione dei contratti in essere per ridurre i
prezzi già concordati per ottenere il rispetto del tetto di spesa (il
4,4% della spesa sanitaria complessiva). E' previsto un accordo
Stato-Regioni, entro il 15 settembre 2015, per stabilire i tetti di
spesa delle singole Regioni. Per rinegoziare i contratti il ministero
della Salute (tramite il Nuovo sistema informativo) indicherà come
parametro di riferimento i prezzi unitari dei dispositivi medici. A
regime saranno fissati prezzi di riferimento da parte dell’Autorità
nazionale anti corruzione Anac. Viene istituito l’osservatorio prezzi
dei dispositivi medici per il supporto e il monitoraggio delle stazioni
appaltanti, per controllare la coerenza dei prezzi a base d’asta
rispetto ai prezzi di riferimento. Le aziende produttrici di dispositivi
medici - in analogia a quanto accade nel settore farmaceutico - devono
concorrere al ripiano dell’eventuale sfondamento del tetto programmato
di spesa (il tetto, come detto, è il 4,4% del Fondo sanitario
nazionale), in misura del 40% nel 2015, del 45% nel 2016 e del 50% dal
2017 (in proporzione all’incidenza del proprio fatturato sul totale
della spesa per dispositivi medici a carico del Servizio sanitario
nazionale).
“Per beni e servizi si tratta di un ulteriore taglio 'lineare' che si aggiunge a quelli sin qui stabiliti da precedenti manovre finanziarie”, commenta Cecconi. Secondo il dirigente sindacale il taglio “avrà effetti pesanti sulle condizioni dei lavoratori che forniscono servizi in appalto o convenzione (e sulla qualità dei servizi stessi), oltreché sulla filiera delle aziende di fornitura di beni
. E’ positivo – osserva Cecconi - il tentativo di fissare prezzi di
riferimento, anche grazie all’Anac, e di vigilare su un settore di spesa
esposto a rischi di spreco e corruzione. Occorre tuttavia una grande
attenzione nel definire i prezzi di beni, quali una parte dei
dispositivi medici, difficilmente standardizzabili e per i quali serve
sviluppare l’HTA ( Health Technology Assessment , ndr)”.
Farmaceutica
Entro il 30 settembre 2015 – rileva ancora la Cgil - Aifa (l'Agenzia
italiana del farmaco) provvede a rinegoziare con le aziende
farmaceutiche per la riduzione del prezzo a carico del Servizio
sanitario nazionale dei medicinali (nell’ambito di raggruppamenti
terapeuticamente assimilabili). Aifa rinegozia i prezzi dei medicinali
biotecnologici alla scadenza del brevetto sul principio attivo (a meno
che non si sia già avviata una contrattazione del prezzo relativa a
medicinale biosimilare o terapeuticamente assimilabile), per ottenere un
riduzione del rimborso a carico del Servizio sanitario. Analoga
rinegoziazione del prezzi per i medicinali soggetti a “rimborsabilità
condizionata” dopo almeno due anni di commercializzazione, quando i
benefici rilevati nell'ambito dei Registri di monitoraggio AIFA siano
inferiori rispetto a quelli attesi e certificati.
Secondo Cecconi, però, la norma approvata “non rispetta integralmente l’Intesa Stato Regioni
del 2 luglio 2015: per la riduzione di prezzo dei farmaci
terapeuticamente assimilabili – spiega - quelli con brevetto attivo (che
costano di più) vengono 'protetti' separandoli da quelli con brevetto
scaduto; per i medicinali biotecnologici il valore della riduzione di
prezzo non è più indicata (era 'almeno del 20%'); infine è incompleto
l’intervento sulla farmaceutica (risparmi attesi per 500 milioni
annui)”.
Riduzione delle prestazioni inappropriate di assistenza specialistica ambulatoriale
E' previsto un decreto del ministero della Salute, entro 30 giorni dalla approvazione della legge, che stabilisce le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazione di assistenza specialistica ambulatoriale.
Le prestazioni erogate al di fuori delle condizioni di erogabilità
(quindi inappropriate) saranno poste a totale carico del cittadino
assistito . Al momento della prescrizione (sulla ricetta), il
medico dovrà riportare l’indicazione della condizione di erogabilità e/o
l’indicazione prioritaria. Nel caso un medico abbia prescritto una
prestazione senza osservare le condizioni e le limitazioni citate,
l'azienda sanitaria, dopo aver chiesto al medico spiegazioni, può
decidere una riduzione del trattamento economico accessorio per il
personale medico dipendente del Servizio sanitario nazionale o degli
incentivi per il personale medico convenzionato. Il mancato intervento
dell’ente del Servizio sanitario nazionale comporta la responsabilità
del direttore generale. Questi interventi, ricostruisce sempre la Cgil,
obbligano le Regioni a ridefinire i tetti di spesa annui degli erogatori
privati accreditati delle prestazioni di specialistica ambulatoriale
per assicurare, per il 2015, un abbattimento almeno del’1% della spesa
rispetto all’anno 2014.
“L’obiettivo di rendere appropriate le prestazioni del Servizio sanitario nazionale è necessario - osserva Cecconi -, tuttavia
si tratta di un operazione delicatissima, che riguarda 'il perimetro'
di copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) per i cittadini
. Pertanto deve essere trattata, già nella fase di predisposizione del
decreto ministeriale, con la massima trasparenza e il confronto anche
con le forze sociali. Inoltre, prosegue il dirigente sindacale, “non è
accettabile 'scaricare' sul cittadino la responsabilità - e quindi il
costo - circa l’appropriatezza della prestazione. La norma in questo
senso deve essere meglio precisata a tutela del cittadino, come accade
per alcune condizioni di erogabilità già attive per diverse prestazioni
dei Lea”.
Riduzione dei ricoveri di riabilitazione inappropriati
Anche in questo caso si attende un decreto del ministero che dovrà
stabilire i criteri di appropriatezza dei ricoveri di riabilitazione
ospedaliera. A decorrere dal 2015 per i ricoveri ordinari e diurni
clinicamente inappropriati, si riduce del 50% la tariffa fissata dalla
Regione (oppure se di importo minore si applica la tariffa media fissata
dalla stessa Regione per i ricoveri di riabilitazione estensiva presso
strutture riabilitative extraospedaliere). Per tutti i ricoveri
clinicamente appropriati, in caso si superi la soglia (durata degenza,
ndr), la tariffa per i ricoveri ordinari e diurni è ridotta del 60%.
Rideterminazione fondi contrattazione integrativa personale dipendente
A decorrere dal primo gennaio 2015, l’ammontare complessivo delle
risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale è
decurtato di un importo pari ai risparmi di trattamento accessorio
derivanti dall’attuazione del regolamento sugli standard ospedalieri e
dalle relative riorganizzazioni (riduzioni unità operative, chiusura
ospedali con meno di 40 posti letto, ecc).
“L’attuazione dei nuovi standard ospedalieri – osserva Cecconi - si sta realizzando come mero taglio ai servizi
, così non solo colpisce il personale, ma sta avvenendo senza alcun
investimento per costruire 'alternative' alle chiusure, che dovrebbero
invece essere riconversioni con l’apertura di servizi territoriali”.
Standard Ospedalieri
La Cgil fa notare che l’emendamento del governo non interviene
sull’attuazione del Regolamento sui nuovi standard ospedalieri.
Ciononostante la Relazione tecnica che accompagna l’emendamento richiama
anche i risparmi attesi dall’applicazione del Regolamento. Risparmi che
vengono quantificati in una tabella di sintesi e concorrono a
raggiungere l’obiettivo dei 2,352 miliardi di tagli annui. Rispetto a
questi tagli, Regioni e Pubbliche amministrazioni possono decidere altre
misure purché assicurino l’equilibrio di bilancio con il livello di
finanziamento così ridotto.
In questo modo, osserva Cecconi, “ il Patto per la Salute perde per strada quasi 5 miliardi
. E resta tuttora quasi del tutto inapplicato”. Secondo le stime della
Cgil nel 2015 il livello di finanziamento previsto dal Patto Salute
scenderà da 112,062 a 109,710 miliardi di euro (-2,352 miliardi), e nel
2016 da 115,444 a 113,092 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
“Fatto ancor più grave – prosegue Cecconi - è che i tagli agiranno anche per gli anni successivi al 2016
, aggiungendosi a quelli già stabiliti con le precedenti manovre
finanziarie. Inoltre le misure definite costituiscono comunque una
spending review come 'riduzione del danno' per fronteggiare il taglio
del finanziamento e non finalizzata ad ottenere risparmi da mantenere
nel Servizio sanitario nazionale (come prevedeva il Patto per la
Salute). Così – conclude il dirigente sindacale - si riducono
ulteriormente le risorse per garantire beni e servizi ai cittadini e per
rinnovare il contratto ai lavoratori”.
Fonte: rassegna.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.