La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 5 agosto 2015

Il Tpp come promessa di assistenza sanitaria ai profitti

TPPBigPharma
di Pete Dolack
In base al Partenariato Trans-Pacifico (TPP) l’assistenza sanitaria farà un grosso passo nella direzione di diventare un privilegio per quelli che possono permettersela, anziché un diritto umano. I programmi governativi per tenere bassi i costi dei farmaci sono messi nel mirino per essere eliminati nel TPP che, se adottato, assicurerebbe alle compagnie farmaceutiche nuovi poteri sull’assistenza sanitaria.
Questo ha implicazioni in tutto il globo, poiché tali regole potrebbero divenire precedenti per il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti e per l’Accordo sul Commercio dei Servizi, due altri accordi in corso di negoziazione segreta.
La mancata concessione della “corsia privilegiata” da parte del Congresso USA nella scorsa settimana ha gettato un considerevole sbarramento sul percorso del Partenariato Trans-Pacifico ma in nessun modo è stata sconfitta la sua più audace presa industriale.

La più recente fuga di un testo TPP, l’allegato sui prodotti farmaceutici e le attrezzature mediche pubblicato da WikiLeaks in precedenza questo mese, chiarisce che l’industria farmaceutica statunitense sta prendendo di mira i sistemi dell’assistenza sanitaria che pongono l’accessibilità prima dello sciacallaggio delle imprese.
Chi vive in altri paesi dovrebbe essere estremamente diffidente di qualsiasi tentativo di rendere i propri sistemi sanitari più simili a quelli degli Stati Uniti. Il sistema di assistenza sanitaria statunitense è ideato per produrre profitti per le imprese dell’industria farmaceutica, assicurativa e altre dell’assistenza sanitaria, non per fornire assistenza sanitaria. A motivo di ciò l’assistenza sanitaria negli Stati Uniti è di gran lunga la più costosa del mondo, fornendo contemporaneamente risultati mediocri. Quanto costosa? Nel decennio dal 2001 al 2010 la spesa dell’assistenza sanitaria statunitense è stata di 1,15 trilioni di dollari l’anno più elevata di quanto sarebbe stata diversamente.
Come sempre nel TPP testi dal suono blando scritti in ampolloso linguaggio burocratico contengono più pericoli di quanto balzi all’occhio. L’Agenzia per l’Amministrazione Farmaceutica della Nuova Zelanda, che produce migliaia di farmaci e strumenti medici e prodotti relativi disponibili a costi agevolati, è un particolare bersaglio del TPP e della lobby farmaceutica statunitense perché è un esempio che le imprese farmaceutiche non desiderano sia emulato altrove. Agenzie di altri governi saranno anch’esse minacciate.
Il governo degli Stati Uniti attacca i sussidi neozelandesi
Un “Rapporto Speciale 301” diffuso nell’aprile 2015 dal governo statunitense a nome del Rappresentante Statunitense del Commercio Michael Froman nomina specificamente non meno di 17 paesi in cui cerca di smontare le protezioni dell’assistenza sanitaria. Prendendo di mira direttamente la Nuova Zelanda, il rapporto ha affermato:
“Riguardo alla Nuova Zelanda l’industria statunitense ha espresso serie preoccupazioni sulle politiche e sull’attività dell’Agenzia per l’Amministrazione Farmaceutica della Nuova Zelanda (PhARMAC) inclusi, tra l’altro, l’assenza di trasparenza, equità e prevedibilità del regime dei prezzi e dei rimborsi di PhARMAC e anche gli aspett6i negativi del clima generale per i farmaci innovativi in Nuova Zelanda” [pag. 25].
Si noti che i desideri dell’”industria statunitense” sono presentati come il solo punta di vista possibile. Ciò è coerente con il fatto che 605 lobbisti dell’industria hanno accesso al testo del TPP come “consulenti”, mentre il pubblico ne è escluso. Il vero problema è che l’agenzia neozelandese tiene basso il prezzo dei farmaci, tagliando l’esorbitante arraffamento di profitti dell’industria. Una presentazione al governo statunitense, nel 2011, del gruppo di pressione Ricerca e Produzione Farmaceutica degli Stati Uniti ha definito l’agenzia neozelandese un “esempio vergognoso” a causa del suo “interesse nel ridurre i costi”.
La professoressa Jane Kelsey dell’Università della Nuova Zelanda di Auckland, che ha seguito da vicino i temi TPP per anni, non lascia dubbi sul fatto che i neozelandesi pagheranno di più per i farmaci se il TPP entrerà in vigore. In un’analisi del testo trapelato dell’allegato sull’assistenza sanitaria ella scrive:
“Questo documento trapelato mostra che [il TPP] eroderà pesantemente la capacità di PhARMAC di continuare a fornire farmaci e strumenti medici accessibili, come ha fatto negli ultimi due decenni. Ciò significherà che meno farmaci saranno sovvenzionati oppure che la gente pagherà di più come ticket oppure che il bilancio della sanità dovrà andare al pagamento di farmaci anziché ad altre attività o ancora che il bilancio della sanità dovrà essere ampliato oltre il tetto. Quale che sia l’esito vinceranno le grandi compagnie farmaceutiche globali e perderanno i neozelandesi più poveri e più vulnerabili” [pag. 2].
Ma anche altri paesi sono nel mirino
L’Agenzia per l’Amministrazione Farmaceutica stima di aver creato risparmi pari a più di cinque miliardi di dollari neozelandesi a partire dal 2000. Il linguaggio dell’allegato al TPP sull’assistenza sanitaria attacca specificamente “i programmi nazionali di assistenza sanitaria” che prendono decisioni sui prezzi e non gli acquisti governativi diretti di medicinali e strumenti medici. La professoressa Kelsey vede un programma nazionalista dietro questa specifica formulazione, scrivendo:
“’Nazionale’ è un termine presumibilmente scelto per precludere i programmi che sono gestiti da stati e province, politicamente sensibili negli Stati Uniti e in Canada. In effetti gli Stati Uniti hanno escluso quasi tutti i propri programmi prendendo contemporaneamente di mira la Nuova Zelanda, così come hanno fatto [con l’Accordo di Libero Scambio Stati Uniti-Australia]” [pag.3].
Ma anche il programma statunitense Medicare e quelli provinciali canadesi saranno certamente attaccati. A Medicare, in base alla legge statunitense, è vietato di negoziare con i produttori i prezzi dei farmaci su ricetta e la stessa formulazione che minerebbe il programma neozelandese bloccherebbe il tentativo di consentire a Medicare, o a qualsiasi altra agenzia, di istituire simili programmi di prezzi. La spesa pro capite per farmaci i molto più elevata negli Stati Uniti che altrove, in parte a causa di questo divieto che diverrebbe irreversibile in base al TPP.
Il gruppo di difesa Comitato Nazionale per Preservare la Previdenza Sociale e Medicare segnala:
“Il fatto che a Medicare sia vietato dalla legge che ha creato la Parte D di Medicare di negoziare prezzi inferiori non è un caso. La lobby dei farmaci si è data molto da fare per assicurare che a Medicare non fosse consentito di tagliare i profitti che arriverebbero a Big Pharma grazie ai milioni di nuovi clienti passati loro dalla Parte D”.
La “Parte D” è un programma che ha trasferito milioni di persone da Medicaid, che paga molto meno i farmaci, a Medicare, una manna per le imprese farmaceutiche.
L’allegato del TPP sull’assistenza sanitaria contiene anche formule in base alle quali le previsioni dell’allegato sono esenti dal “meccanismo di disputa tra stato e investitori”, i tribunali segreti in cui gli avvocati dell’industria siedono come giudici quando le imprese citano in giudizio i governi in forza dei cosiddetti accordi di “libero scambio”. Ciò è tuttavia fuorviante. Le formule adottate altrove nel TPP che prescrivono un “trattamento giusto ed equo” degli “investitori” stranieri consentirebbero comunque attacchi al programma della Nuova Zelanda o a qualsiasi altro. Così i governi potrebbero essere citati in giudizio utilizzando norme diverse dall’allegato, scrive la professoressa Kelsey:
“Il rischio maggiore deriva dall’obbligo di garantire un “trattamento giusto ed equo” che gli investitori potrebbero affermare comprendere un’aspettativa legittima che i governi rispettino i loro obblighi nel prendere decisioni regolamentari e amministrative. Potrebbero lanciare una richiesta di risarcimento di molti milioni di dollari, compresi futuri profitti attesi, se ritenessero che la procedura neozelandese in generale, o in casi specifici, violasse le loro aspettative in base all’Allegato sulla Trasparenza e influenzasse negativamente il valore o la redditività dei loro investimenti” [pag. 6].
Il “consulto” di chi?
Deborah Gleeson, docente alla La Trobe University in Australia segnala un altro pericolo, un meccanismo di “consultazione” che prescrive che i governi prendano in considerazione le obiezioni dell’industria alle decisioni sui prezzi potrebbe essere utilizzato per esercitare pressioni per ottenere modifiche che avvantaggino le imprese farmaceutiche e quelle produttrici di strumenti medici. Ella scrive:
“L’inclusione dell’Allegato sulla Trasparenza dell’Assistenza Sanitaria nel TPP non serve alcuno scopo utile di interesse pubblico. Crea un tremendo precedente per l’utilizzo di accordi regionali sugli scambi per danneggiare sistemi sanitari di altri paesi e potrebbe limitare le scelte disponibili ai paesi in via di sviluppo nel cercare di introdurre programmi di copertura farmaceutica nel futuro” [pag.2].
Come altrove nel TPP il governo statunitense sta assumendo l’approccio più duro e si è opposto a tentativi di esonerare i paesi più poveri da attacchi ai sussidi all’assistenza sanitaria. Judit Rius Sanjuan di “Medici senza Frontiere” ha affermato:
“Se la proposta degli Stati Uniti sarà accettata i paesi più poveri saranno costretti a limitare l’accesso a farmaci accessibili molto prima che le loro necessità di sanità pubblica siano sotto controllo. Resta il fatto che nessun paese, ricco o povero, dovrebbe accettare limitazioni alla propria capacità sovrana di garantire che i farmaci siano accessibili e convenienti per tutti quelli che ne hanno bisogno”.
Non è che le imprese farmaceutiche non siano già enormemente redditizie. Esse amano lamentare di aver elevati costi di ricerca e sviluppo e anche se ciò è vero i prezzi che caricano sono ben oltre le spese ragionevoli. Godono di uno dei margini di profitto più elevati, se non il più elevato, di qualsiasi industria; quasi il 20 per cento nel 2013. Le dieci maggiori imprese farmaceutiche del mondo hanno incassato profitti complessivi pari a 90 miliardi di dollari nel 2013, secondo un’analisi della BBC. Quanto alle loro spese, queste dieci società hanno speso molto più in vendite e marketing che in ricerca e sviluppo.
Gli accordi di “libero scambio” hanno ben poco a che fare con gli scambi. Il Partenariato Trans-Pacifico, e i simili Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti e l’Accordo sul Commercio di Servizi, non sono altro che iniziative per cementare il controllo dell’industria su ogni aspetto della società, in cui i governi si legano le mani in accordi vincolanti che elevano i profitti aziendali sopra ogni altra considerazione umana. Non ammalatevi.

Fonte: https://zcomm.org/zcommentary/tpp-promises-health-care-for-profits-not-patients/
Originale: Systemic Disorder
traduzione di Giuseppe Volpe per Znet Italy

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