La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 6 agosto 2015

Il qualunquismo feroce e infantile di Matteo Salvini

di Christian Raimo
Nella ventiduesima puntata della nona stagione dei Simpson, Trash of Titans, Homer, stufo di una politica che lo obbliga a responsabilizzarsi affidandogli decisioni razionali, decide lui stesso di candidarsi a commissionario comunale. Sulle prime la sua campagna elettorale è un fiasco, ma poi si rivolge al barista Boe, che come uno spin-doctor esperto gli suggerisce di trovare uno slogan “gradito a quei pigroni trasandati là fuori”.
Così Homer escogita lo slogan: “Perché non può farlo qualcun altro?”. Ossia: perché non può occuparsi dei rifiuti qualcun altro? Perché non può fare manutenzione del giardini qualcun altro? Perché non può pulire le strade qualcun altro?
Sull’onda di un immediato consenso popolare spontaneo, Homer stravince.
La campagna che senza soluzione di continuità Matteo Salvini conduce da almeno un paio d’anni, senza nemmeno coordinarla sulle tornate elettorali, assomiglia sempre di più a quella di Homer Simpson.
Soprattutto negli ultimi mesi, i suoi toni da aggressivi e xenofobi si sono rimodulati in un bonario qualunquismo, in cui gli elementi razzisti pur rimanendo sempre visibili, non sono più l’unico ingrediente. Il suo messaggio politico è un invito continuo alla deresponsabilizzazione.
Onnipresente in tv, sui quotidiani, ma anche sulle riviste popolari e i femminili, Salvini ha scelto deliberatamente di incarnare un Uomo qualunque cafone e sbrigativo, un vitellone gaglioffo e sprezzante, che non si vergogna di farsi fotografare sudato e a torso nudo con la pancia prominente, o di usare un turpiloquio da bar anche in contesti formali: “A me di quello che dice Renzi non frega una mazza”.
È soprattutto però attraverso i social network che passa la sua strategia di creazione del consenso. Mostra rabbia, indignazione, disprezzo per gli immigrati, ma anche un affetto paternalistico per il ceto medio impoverito. E ottiene, gettando l’amo nel bacino di passioni confuse e risentimenti di massa, una pesca miracolosa. I suoi interventi vengono letti, ascoltati da milioni di utenti, che se non coincidono espressamente con gli elettori della Lega, ne costituiscono quella che si potrebbe definire una base emotiva.
Prendiamone alcuni suoi recenti post su Facebook.
Un abbraccio ai fratelli Veneti e una preghiera alle vittime del maltempo.
Fra poco in collegamento dalla Festa della Lega di Arcore, sarò in diretta su Rai Tre. Voi che state facendo di bello?
Il confronto con chi la pensa come me è sempre gradito. Gli insulti, le balle e le minacce invece non sono graditi. Quindi un po’ di gente ha salutato questa pagina. Vi mancheranno..??
È morto Francesco, 43 anni, di origini pugliesi e residente a Pesaro. Si era dato fuoco nel Tribunale dei Minori delle Marche dopo la decisione di portare via il bimbo ai genitori in difficoltà economiche.
Una preghiera per lui, un abbraccio al bimbo.
Mi fa schifo uno stato che non ha soldi per aiutare gli italiani, ma trova milioni di euro per mantenere migliaia di clandestini.
Chiusura per 4 mesi della discoteca Cocoricò di Riccione, dopo la morte di un ragazzo di 16 anni per uso di droghe.
Secondo voi si tratta di un provvedimento giusto?
Finalmente nuvole e fresco a Milano.
E dalle vostre parti come va?
Se non fosse il leader politico italiano con il maggior favore dei sondaggi ultimamente, si potrebbe fare facile ironia su chi dequalifica il messaggio politico riducendolo a battutine o sfrutta i social network in questo modo: “Fa caldo, voi che dite?”
Eppure, è inutile negarlo, questa comunicazione elementare fa presa; e questi post vengono condivisi da milioni di persone, che attraverso i loro commenti contribuiscono a forgiare, ben più del programma politico, l’ideologia della nuova Lega: lepenista, feroce con i soliti nemici spauracchio – rom e “clandestini” –, sciacallante su ogni lutto, paradossalmente nazionalpopolare (non di rado Salvini si serve di un linguaggio sentimentale; con post pieni di “un abbraccio a” o “una preghiera per”), ma soprattutto identitaria.
Perché il segretario leghista ha ben presente come la liquidità dei partiti non sia una qualità neutra: il consenso dipende da correnti ascensionali e discensionali imprevedibili, e si riesce a tenere coesa la propria parte soltanto se si è sempre con il vento a favore.
Basta dare un’occhiata ai commenti in calce agli ultimi tweet del presidente del consiglio Matteo Renzi, per rendersi conto come lo stesso tono ottimista e ironico – #lavoltabuona, “un abbraccio ai gufi” – da un momento all’altro possa non funzionare più: lo sprezzo e gli insulti surclassano il sostegno, la luna di miele con i fan della rottamazione è finita.
E questa disaffezione non è motivata semplicemente dal fatto che governare logora, ma che la politica del governo non sembra farsi carico – o meglio farsi cassa di risonanza – della confusa furia di quel ceto medio impoverito che rappresenta il nuovo popolo della Lega.
Nel finale di Trash of Titans le cose per Homer non si mettono bene. Dato che nessuno raccoglie più la spazzatura – “perché non può farlo qualcun altro?” – la città è diventata una discarica a cielo aperto. E il consenso per Homer evapora con la stessa velocità con la quale si era formato.
Così a valutarle con un criterio più lucido, tutte le idee politiche di Salvini sono demagogiche e impraticabili, moralmente agghiaccianti e obsolete.
Se gli fosse data la possibilità di attuarle, ci ritroveremmo in un paese con un’etica da anni cinquanta, il caos economico, fuori dalla storia.
Ma tutto questo a Salvini non interessa: come un bambino non prevede le conseguenze delle proprie azioni, continua a blaterare contro fantomatici cattivi, a fare ciao con la mano, a voler dire sempre la propria.
In un paese politicamente più maturo, verrebbe rubricato a figura pagliaccesca. Nell’infantilismo di massa che affetta il nostro paese, i suoi slogan elementari acquistano sempre più credibilità.

Fonte: minima&moralia

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