La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 4 settembre 2015

Con la nuova legge diritti a rischio

Intervista a Barbara Pezzini di Jacopo Rosatelli
Nel lento per­corso del dise­gno di legge sulle unioni civili, fa discu­tere l’emendamento (a prima firma Fat­to­rini) appro­vato mer­co­ledì dalla com­mis­sione giu­sti­zia del Senato: una pre­messa all’articolo 1 che defi­ni­sce l’unione tra per­sone dello stesso sesso una «spe­ci­fica for­ma­zione sociale». Sul signi­fi­cato di tale voto, che nel movi­mento lgbt viene visto come un brutto segnale, abbiamo sen­tito la costi­tu­zio­na­li­sta Bar­bara Pez­zini, docente all’Università di Ber­gamo, esperta di studi giu­ri­dici su orien­ta­mento ses­suale e iden­tità di genere.
Pro­fes­so­ressa, ci aiuti a capire la qua­li­fi­ca­zione dell’unione civile come «spe­ci­fica for­ma­zione sociale».
"Cosa signi­fica que­sta dizione – che richiama l’articolo 2 della Costi­tu­zione e le due sen­tenze della Corte costi­tu­zio­nale sul tema (138/2010 e 170/2014) – lo capi­remo meglio a seconda del con­te­nuto degli arti­coli che ver­ranno dopo. Certo serve a raf­for­zare l’enfasi sulla distin­zione dal matri­mo­nio. Il legi­sla­tore ha scelto di non pro­ce­dere sulla strada del matri­mo­nio per tutti, come secondo me avrebbe dovuto fare, ma ha pre­fe­rito creare un dop­pio bina­rio: il risul­tato può essere la nascita di un isti­tuto giu­ri­dico ana­logo al matri­mo­nio oppure qual­cosa di deci­sa­mente inferiore."
La fami­glia con­ti­nuerà ad essere solo quella fon­data sul matri­mo­nio riser­vato agli ete­ro­ses­suali? 
"Il segno poli­tico del ddl è chiaro: la «vera» fami­glia è solo quella. Ma nel qua­dro euro­peo le distin­zioni care al legi­sla­tore ita­liano diven­tano incom­pren­si­bili, per­ché già supe­rate. La strada è per for­tuna segnata, è solo que­stione di tempo: sarà impos­si­bile dif­fe­ren­ziare le unioni che sono «fami­glia» da quelle che non lo sono, e cioè sarà impos­si­bile non rico­no­scere a tutte gli stessi diritti. Resterà una mera distin­zione ideo­lo­gica, pro­pria di chi fa bat­ta­glie di retroguardia."
Un altro emen­da­mento che pro­ba­bil­mente verrà appro­vato por­terà all’eliminazione dei rife­ri­menti agli arti­coli del codice civile che riguar­dano il matri­mo­nio, sosti­tuiti da un elenco di diritti: un altro passo indie­tro?
"Rischia di esserlo, senza dub­bio. Una scelta del genere com­pli­che­rebbe la vita delle cop­pie di per­sone dello stesso sesso. Le even­tuali dif­fe­renze più macro­sco­pi­che ver­reb­bero poi sicu­ra­mente eli­mi­nate dalla corti di giu­sti­zia, ma per arri­vare a quel risul­tato le cop­pie dovranno sem­pre com­piere un lungo e fati­coso iter."
È ammis­si­bile, alla luce della giu­ri­spru­denza nazio­nale e inter­na­zio­nale, un’unione civile che non con­tenga tutti i diritti del matri­mo­nio?
"Io credo che una legge sulle unioni civili come quella in discus­sione potrebbe supe­rare l’esame della Corte di Stra­sburgo (Cedu), ma solo tem­po­ra­nea­mente. Al legi­sla­tore nazio­nale è rico­no­sciuta una discre­zio­na­lità, e quindi l’eventuale legge pas­se­rebbe l’esame di Stra­sburgo. Ma sarebbe solo una que­stione di tempo: alla distanza, ogni forma di trat­ta­mento dif­fe­ren­ziato è desti­nata a cadere, per­ché irra­gio­ne­vole. Il numero dei Paesi euro­pei dove vige la piena egua­glianza è in costante aumento: non appena la Cedu regi­strerà che esi­ste un con­senso fra la mag­gio­ranza degli stati, dirà all’Italia di ade­guarsi e appro­vare il «matri­mo­nio per tutti»."
Fac­ciamo l’ipotesi che anche que­sta volta il par­la­mento, alla fine, non approvi alcuna legge. Cosa acca­drebbe, alla luce della recente sen­tenza Cedu che ha con­dan­nato l’Italia per non avere nes­suna norma che rico­no­sca le unioni «same-sex»? Le cop­pie di omo­ses­suali potreb­bero rivol­gersi ai tri­bu­nali per otte­nere risar­ci­menti?
"L’ipotesi dei risar­ci­menti diretti è dif­fi­cil­mente per­cor­ri­bile. Le cop­pie dovreb­bero arri­vare fino a Stra­sburgo attra­verso il per­corso fra i tri­bu­nali nazio­nali: a quel punto lo Stato ver­rebbe nuo­va­mente con­dan­nato. È ovvio che più si tar­derà ad appro­vare una norma, più rapido diven­terà l’iter per arri­vare davanti alla Cedu."
Nel movi­mento lgbt c’è chi sostiene che sia meglio nes­suna legge piut­to­sto che una cat­tiva legge: senza norma si apri­rebbe la pos­si­bi­lità di otte­nere il matri­mo­nio egua­li­ta­rio attra­verso deci­sioni dei giu­dici. Cosa ne pensa?
"L’effettiva tutela dei diritti ha biso­gno dell’integrazione del piano legi­sla­tivo con quello giu­ri­sdi­zio­nale. La strada della pro­te­zione sol­tanto attra­verso le corti non è pie­na­mente effi­cace: la garan­zia dei diritti sono una respon­sa­bi­lità del legi­sla­tore. Detto ciò, non sono otti­mi­sta sulle capa­cità del par­la­mento: su que­sti temi esi­stono osta­coli con­nessi pro­prio allo svi­luppo del nostro sistema poli­tico, nel quale è strut­tu­ral­mente dif­fi­cile la rap­pre­sen­tanza degli inte­ressi con­nessi a tutte le que­stioni di genere."

Fonte: il manifesto

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