La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 5 settembre 2015

La sconfitta di Varoufakis

di Sarantis Thanopulos
Durante la sua breve guida del mini­stero greco dell’Economia, Yan­nis Varou­fa­kis ha subor­di­nato il suo agire a due idee: una buona e una cattiva.
L’idea buona era che la vita austera, sobria e digni­tosa, nulla ha a che fare con le poli­ti­che di auste­rità. L’idea cat­tiva (che ha avuto fau­tori illu­stri a par­tire da Pla­tone) era che la ragione poli­tica coin­cide con il ragio­nare cor­ret­ta­mente («orthos logos»). Il pen­siero che valuta e cal­cola tutto in modo rigo­ro­sa­mente logico, dà risul­tati eccel­lenti nel campo delle scienze natu­rali, ma nel campo del governo della Polis, delle fac­cende umane che ne sono la mate­ria viva, deve fare i conti con la psi­co­lo­gia.
I fat­tori psi­co­lo­gici poli­ti­ca­mente più influenti sono le pas­sioni e la paura. Le pas­sioni sono le forze che tra­sfor­mano la vita in pro­fon­dità, la spinta pro­pul­siva di ogni cam­bia­mento reale. La paura è il sen­ti­mento domi­nante, quando le dif­fi­coltà che incon­tra un cam­bia­mento neces­sa­rio, sfo­ciano in una situa­zione di insta­bi­lità dura­tura, o troppo repen­tina, ren­dendo il futuro imprevedibile.

La sini­stra ha pro­mosso tra­sfor­ma­zioni sociali pro­fonde (nel solco dell’evento rivo­lu­zio­na­rio o di un grande pro­getto di riforma) solo quando ha saputo farsi inter­prete di una grande pas­sione, di un movi­mento di eman­ci­pa­zione delle masse pro­dotto dal desi­de­rio, dall’apertura senza riserve e esi­ta­zioni all’inconsueto. Tut­ta­via, le pas­sioni sono dif­fi­cili da gestire: dete­stano il cal­colo e sono mode­rate solo dal senso di respon­sa­bi­lità, dall’intima neces­sità di pro­teg­gere le cose desi­de­rate. Sle­gate dalla respon­sa­bi­lità, si ridu­cono a forze pura­mente desta­bi­liz­zanti, favo­rendo la rea­zione delle forze con­ser­va­tive. La destra ha sem­pre tenuto conto della paura, incen­ti­van­dola. Ciò le asse­gna un indub­bio van­tag­gio tat­tico: la paura (spe­cie se mesco­lata con la rab­bia e l’odio) si può mani­po­lare facil­mente. Con­vo­gliata in vie di sca­rica super­fi­ciali, crea iner­zia psi­chica che pro­duce un senso di sta­bi­lità rassicurante.
Varou­fa­kis non è riu­scito a man­te­nere lo scon­tro con Shau­ble su un piano auten­ti­ca­mente poli­tico, di con­fronto tra pas­sione respon­sa­bile e paura. Il suo attac­ca­mento all’astrazione logica l’ha messo in una posi­zione sim­me­trica a quella dei suoi avver­sari. La debo­lezza della poli­tica nei con­fronti dei cir­cuiti finan­ziari, sta favo­rendo un potere «iper­po­li­tico», potere puro, al di là di ogni dia­let­tica tra padrone e servo, fon­dato sull’eccezione dalla regola e dalla vita. Que­sto potere, che coniuga l’azzardo con l’arbitrio, è l’espressione gene­ra­liz­zata del prin­ci­pio: «Testa vinco io, croce perdi tu». Orien­tato a pro­durre pro­fitti, tanto insen­sati tanto espo­nen­ziali, non è capace, per costi­tu­zione, di risol­vere nes­suno dei pro­blemi umani.
Si può subire la pre­po­tenza del più forte senza essere per sem­pre scon­fitti. La scon­fitta di Varou­fa­kis è nell’aver fon­dato un pro­getto poli­tico sul pri­mato impro­prio della logica sulle pas­sioni, le incer­tezze e le paure che attra­ver­sano l’Europa. La sua cri­tica a Tsi­pras deriva dalla fede a una logica strin­gente, vis­suta come verità, che è figlia di orgo­glio intel­let­tuale. Dimen­tica che in poli­tica una teo­ria, anche la più intel­li­gente, è vera se pro­duce una tra­sfor­ma­zione reale.
Tsi­pras è restato nel campo poli­tico, difen­dendo la pas­sione euro­pea del suo popolo (l’amore per la pace e la demo­cra­zia) e rispet­tando le sue ango­sce. Può per­dersi in una serie di com­pro­messi inter­mi­na­bile, ma non ha altra strada per resi­stere all’eccesso di arbi­trio che avanza nel nostro mondo. Que­sto arbi­trio, che riduce la vita in quan­tità mani­po­la­bili, nel con­fronto pura­mente logico non teme rivali.

Fonte: il manifesto

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