La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 4 settembre 2015

L’Europa dei diritti può vincere. Servono coraggio e molti soldi

di Monica Frassoni
La riu­nione del Con­si­glio straor­di­na­rio Giu­sti­zia e affari interni del 14 set­tem­bre pros­simo appare come la riu­nione di tutti i peri­coli, ma potrebbe anche essere l’occasione di un chia­ri­mento salu­tare fra i governi euro­pei, con l’attiva par­te­ci­pa­zione della Com­mis­sione Junc­ker e la pres­sione del Par­la­mento euro­peo, che la pros­sima set­ti­mana a Bru­xel­les voterà sul piano pro­po­sto dalla Com­mis­sione per la rial­lo­ca­zione dei rifugiati.
Soprat­tutto se, da parte di quel set­tore dell’opinione pub­blica e dei media che si sta mobi­li­tando con­tro la ver­go­gna delle morti, dei muri, dell’indifferenza e delle false solu­zioni dei popu­li­sti di tutte le lati­tu­dini, si riu­scirà a inci­dere sul dibat­tito pub­blico per ora ancora domi­nato dalle loro logi­che di paura e di chiu­sura e dalla paura insen­sata di molti governi di com­bat­terla dav­vero per paura di per­dere consenso.
Io penso insomma che una bella liti­gata magari fra Mer­kel, Junc­ker e Orban o fra Renzi, Tsi­pras e Rajoy dove emerga chia­ra­mente chi sta da quale parte, potrebbe alla fine rive­larsi molto più utile che il solito bla-bla di con­clu­sioni fal­sa­mente una­nimi e inca­paci di por­tare ad alcuna deci­sione vera­mente utile.
Certo, in que­sta par­tita non esi­stono inno­centi, ci sono ambi­guità e con­trad­di­zioni molto forti, che ren­dono dif­fi­cile divi­dere dav­vero i buoni dai cat­tivi. Se è vero che le azioni e dichia­ra­zioni di Orban e quelle appena più mode­rate dei cechi o slo­vac­chi sono inac­cet­ta­bili per­ché ci ripor­tano ad una cul­tura (o incul­tura piut­to­sto) nazio­na­li­sta e discri­mi­na­to­ria, è anche vero che Orban sta a modo suo appli­cando il Rego­la­mento di Dublino, che impone di trat­te­nere sul ter­ri­to­rio del primo paese dove arri­vano i richie­denti asilo. Non è la richie­sta che quei grandi demo­cra­tici di Hol­lande e Came­ron hanno fatto nei giorni scorsi a Gre­cia e Italia?
Anche Angela Mer­kel, che si è final­mente decisa a rispon­dere in modo forte, rea­gendo come sem­pre con ritardo, ma in modo ine­qui­voco alla minac­cia di un’estrema destra nazio­na­li­sta che in Ger­ma­nia fa più paura che altrove, ha in testa di pre­mere molto sui rim­pa­tri di coloro che secondo lei non hanno diritto di stare in Ger­ma­nia, Koso­vari e bosniaci per esem­pio, e sulla netta sepa­ra­zione fra migranti e rifu­giati e fra i siriani e tutti gli altri per­se­gui­tati, afgani e ira­keni in testa; peral­tro, la situa­zione di grande dispa­rità di trat­ta­mento delle domande di asilo fra i diversi stati Ue non fa pre­sa­gire nulla di buono rispetto alla lista dei paesi cosid­detti “sicuri” cha la Com­mis­sione Ue sta sti­lando: la con­clu­sione più pro­ba­bile, infatti, sarà una com­ples­siva restri­zione delle pos­si­bi­lità di otte­nere l’asilo, pren­dendo ogni volta i cri­teri più duri per ogni paese come cri­te­rio base.
Altro tema caldo resta natu­ral­mente il destino delle regole sulla libera cir­co­la­zione, il sistema detto Schen­gen. Il valore sim­bo­lico oltre che pra­tico che la libera cir­co­la­zione dei cit­ta­dini Ue rico­pre farà pro­ba­bil­mente desi­stere i più dal toc­carlo diret­ta­mente. Il pro­blema però è che più di un paese vor­rebbe deci­dere per conto suo quando sospen­derlo e secondo quali cri­teri. E’ evi­dente che se diven­tasse que­sta la regola, non ci sarebbe più libera cir­co­la­zione degna di que­sto nome.
Inol­tre, il discorso resta ambi­guo e rischioso rispetto al rap­porto fra sicu­rezza, obbligo di pro­te­zione inter­na­zio­nale, qua­lità dell’accoglienza ed equi­li­bro fra le risorse da devol­vere da parte della Ue per aiu­tare i rifu­giati e l’integrazione dei migranti e quelle da dare per raf­for­zare le fron­tiere esterne e i rim­pa­tri. Tutti hanno notato che la Com­mis­sione va in giro distri­buendo milioni di euro qua e là e soprat­tutto ai suoi mem­bri più influenti, ma non è chiaro se que­sti denari pos­sano essere usati solo per l’accoglienza o anche (e soprat­tutto) per i respin­gi­menti e rim­pa­tri. Dal 2000, è stata spesa da Ue e stati mem­bri la somma astro­no­mica di 11 miliardi di euro per rim­pa­triare per­sone rico­no­sciute come “clan­de­stine” (anche se le cifre non sono sicu­ris­sime, l’Italia pare abbia speso nel 2014 ben 17 milioni di euro per 5.310 rim­pa­tri, cioè più di 3000 euro a per­sona, certo molto meno che degli 11.500 euro spesi dalla Fran­cia per rispe­dire al mit­tente 19.525 per­sone, dati Migration.files).
Se pen­siamo che il pic­colo bilan­cio euro­peo 2014–2020 (meno dell’1% del Pil euro­peo, 960 miliardi di euro per 7 anni) è stato tagliato del 16% per le poli­ti­che di inte­gra­zione e asilo del 17% per le poli­ti­che di coo­pe­ra­zione inter­na­zio­nale, vediamo molto bene che tra le ragioni dell’inadeguatezza e delle con­di­zioni penose nelle quali si tro­vano rifu­giati e richie­denti asilo non solo in Gre­cia e Ita­lia, ma anche in Austria e nei paesi dell’Est sta il fatto che la prio­rità asso­luta di tutti gli stati mem­bri è quella di limi­tare al mas­simo la pre­senza di migranti e rifu­giati. Il punto non è che non c’è più posto nei nostri paesi. Siamo più di 500 milioni e stiamo par­lando ad oggi dell’arrivo di 340.000 per­sone nel 2015, quando in Libano 1 cit­ta­dino su quat­tro è un pro­fugo siriano, per non par­lare dei 51 milioni di rifu­giati nel mondo cen­siti dalle Nazioni Unite. Il punto vero è che finora si è lasciata la situa­zione dege­ne­rare per­ché era ed è un tabu dire chia­ra­mente che le per­sone con­ti­nue­ranno ad arrivare .
Non sarebbe meglio invece sem­pli­ce­mente orga­niz­zarsi, inve­stire nell’accoglienza senza per­met­tere il degrado, senza por­tare cit­ta­dini già in dif­fi­coltà a sen­tirsi in com­pe­ti­zione con i nuovi arri­vati abban­do­nati a sé stessi? Pos­si­bile? Certo. Basta farne una vera prio­rità e magari smet­tere di spen­dere pre­ziose risorse pub­bli­che in opere inu­tili (per esem­pio i 360 milioni dati alla Bre­BeMi mi vanno vera­mente di tra­verso…) e affron­tando con un piano for­te­mente alter­na­tivo le balle e le insul­sag­gini, per dirla con il car­di­nale Galan­tino, ripe­tute a reti uni­fi­cate da parte di piaz­zi­sti poli­tici vari.
Insomma, non usci­remo da que­sta situa­zione senza un piano, molto corag­gio, molti soldi ridi­retti da altre voci di bilan­cio nazio­nale ed euro­peo e anche una forte mobi­li­ta­zione sociale e poli­tica che rie­sca a ribal­tare nei cuori degli euro­pei la dif­fi­denza, l’indifferenza, la paura che rende que­sta for­tezza Europa al con­tempo senza cuore e imbelle.
Ecco un bel “can­tiere” da orga­niz­zare subito per fede­ra­li­sti, liber­tari, sini­stra, eco­lo­gi­sti e tutti coloro che spe­rano che ci sia ancora spa­zio per un’alternativa posi­tiva in Europa.

Fonte: il manifesto

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