La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 4 settembre 2015

Nicolas Maduro in Cina chiede aiuto a Ban-Ki-moon

di Geraldina Colotti
Maduro, in Cina chiede aiuto a Ban-Ki-moon. Il pre­si­dente vene­zue­lano è in viag­gio diplo­ma­tico in Viet­nam e a Pechino, dove ha fir­mato 14 accordi di coo­pe­ra­zione che con­sen­ti­ranno di con­so­li­dare lo svi­luppo delle zone eco­no­mi­che spe­ciali, attive soprat­tutto negli stati di fron­tiera. Per l’occasione, Maduro ha incon­trato anche il segre­ta­rio gene­rale dell’Onu. Gli ha chie­sto appog­gio per affron­tare l’arrivo di pro­fu­ghi pro­ve­nienti dalla Colom­bia, sem­pre in aumento. Ad oggi, in Vene­zuela vivono quasi sei milioni di colom­biani, in fuga dalla mise­ria e dalle per­se­cu­zioni. Tutti usu­frui­scono degli stessi diritti dei vene­zue­lani e dei vasti piani di soste­gno decisi dai governi socia­li­sti, prima di Cha­vez e ora di Maduro. Solo negli ultimi nove anni, ne sono stati accolti 800.000 e ogni giorno il flusso è di 150.000.
Cifre che il governo vene­zue­lano ha sem­pre gestito senza cla­more. Maduro e i paesi che si richia­mano al socia­li­smo del XXI secolo, si sono espressi a più riprese per chie­dere all’Europa una poli­tica di acco­glienza dei migranti, e per denun­ciare le cause che pro­du­cono l’esodo delle popo­la­zioni. Per il con­ti­nente, l’idea è quella della Patria grande, il sogno del Liber­ta­dor Simon Boli­var.
Maduro ha però spie­gato a Ban che nella zona di fron­tiera con la Colom­bia, che inte­ressa 2.219 km, «gover­nano i para­mi­li­tari, i con­trab­ban­dieri e i nar­co­traf­fi­canti per­ché il governo colom­biano ha abban­do­nato quelle zone». Il con­trab­bando di pro­dotti sus­si­diati e ben­zina sta dis­san­guando l’economia vene­zue­lana. Dopo l’agguato a una pat­tu­glia delle forze armate, com­piuto il 19 ago­sto nello stato di fron­tiera del Tachira, il governo vene­zue­lano ha decre­tato lo stato d’eccezione, appro­vato dal par­la­mento il 21. Una misura che attual­mente è estesa a 10 muni­cipi del Tachira e che potrebbe inte­res­sare anche altre regioni di fron­tiera, dove le mafie si dedi­cano anche all’estrazione ille­gale di oro.
Intanto, il con­fine resta chiuso, e i colom­biani in situa­zione irre­go­lare sono stati accom­pa­gnati oltre­fron­tiera all’interno di un cor­ri­doio uma­ni­ta­rio. Nel frat­tempo, il Dife­sore del popolo, accom­pa­gnato da uno stuolo di magi­strati e anche dalla rap­pre­sen­tante dell’Acnur in Vene­zuela, ha ispe­zio­nato i luo­ghi in cui sono state sco­perte pri­gioni sot­ter­ra­nee per rin­chiu­dere le vit­time di seque­stri, divise para­mi­li­tari, armi, esplo­sivi e una gigan­te­sca casa di appun­ta­mento in cui veni­vano sfrut­tate mino­renni. Ton­nel­late di ali­menti e pro­dotti sono stati requi­siti in diversi depo­siti clan­de­stini e distri­buiti alla popolazione.
Il Vene­zuela chiede «una com­mis­sione per la verità sotto l’egida della Una­sur e solu­zioni valide al pro­blema del con­trab­bando e del para­mi­li­ta­ri­smo». Una­sur, attual­mente diretta dal colom­biano Erne­sto Sam­per, ha invi­tato le due parti a riu­nirsi quanto prima, sug­ge­rendo la data del 6. Il neo­li­be­ri­sta Manuel San­tos sta però facendo fuoco e fiamme e minac­cia di denun­ciare Maduro alla Corte penale inter­na­zio­nale. Gli sfol­lati dal Vene­zuela sono attual­mente nella cit­ta­dina colom­biana di Cucuta, dove la popo­la­zione, nella com­pleta assenza dello stato, ha vis­suto dei pro­venti dell’economia sporca. La Colom­bia ha chie­sto all’Organizzazione degli stati ame­ri­cani (Osa) di con­vo­care una riu­nione urgente per san­zio­nare il Vene­zuela, ma è stata bat­tuta ai voti per 18 a 17.
Tut­ta­via, San­tos ha affer­mato che por­terà alla fron­tiera un gruppo di amba­scia­tori e di per­so­na­lità: in que­sto appog­giato dall’ex pre­si­dente colom­biano Alvaro Uribe, grande amico dei para­mi­li­tari, di cui è stato mini­stro della Difesa. Uribe ha pro­po­sto che il Vene­zuela venga espulso dal gruppo dei paesi faci­li­ta­tori del pro­cesso di pace, in corso all’Avana con la guer­ri­glia mar­xi­sta. Un per­corso che ha preso avvio gra­zie alla media­zione di Hugo Cha­vez. Diversi depu­tati della sini­stra colom­biana e orga­niz­za­zioni popo­lari hanno appog­giato Maduro, denun­ciando la «verità capo­volta» dif­fusa dai media.
Il pro­blema dei para­mi­li­tari, dispie­gati in modo mas­sic­cio nel 1999 nell’ambito del Plan Colom­bia, deciso dagli Usa, è anche un ele­mento desta­bi­liz­zante, al ser­vi­zio dei grandi inte­ressi inter­na­zio­nali. La loro pre­senza si è vista durante le pro­te­ste vio­lente con­tro Maduro, scop­piate l’anno scorso nello stato Tachira e in altre zone di fron­tiera. Sui 335 muni­cipi che conta il Vene­zuela, 68 sono gover­nati dall’opposizione, e il 68,32% si trova alla fron­tiera con la Colombia.

Fonte: il manifesto

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