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di Gianluca Graciolini
"Non
c’è altro di cui discutere". Così Renzi ha chiuso il Consiglio dei
Ministri, con gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act tra cui
un'ennesima, grande, porcata a danno di tutti i lavoratori: d’ora in poi
saranno possibili i controlli a distanza dei dipendenti attraverso
tablet, smartphone o altre dotazioni tecnologiche senza dover fare prima
accordi sindacali o avere autorizzazioni ministeriali. Un ritorno ad un
passato mortificante ed insieme una premessa di un futuro sempre più
cupo dove sfruttamento e nuove schiavitù saranno la forma usuale e a
questo punto legalizzata delle relazioni di lavoro.
Io
davvero non so che diavolo avranno mai fatto a questo fortunato pargolo
della borghesia democristiana toscana cresciuto a telequiz le
lavoratrici ed i lavoratori italiani, ma è così chiaro che ogni politica
del suo governo porti la puzza della lotta di classe, quella dei ricchi
e dei padroni o per conto dei ricchi e dei padroni, contro i poveri,
contro tutti coloro che per vivere devono lavorare sempre peggio e
contro quelli che un lavoro non ce l'hanno.
Già,
la lotta di classe. In nome di tutti questi ultimi, l'antico ma mai
scomparso mondo alla rovescia, il termine viene usato deliberatamente, apertamente e
molto serenamente da Jeremy Corbyn e da Bernie Sanders, l'uno nel primo
che fu e l'altro nel secondo dei grandi Paesi capitalistici per
antonomasia, senza alcun timore reverenziale e senza alcuna paura di
passare per veterocomunisti, mietendo ovunque consensi, in particolare tra i giovani e i giovanissimi. Quelli che più di tutti hanno sofferto le conseguenze delle crisi e dell'austerità e quelli che vedono compromesso il loro futuro con il sistema e le politiche economiche e sociali oggi dominanti.
E
in Italia? Dobbiamo avere paura proprio noi di chiamare le cose con il
loro nome? Non è forse giunto il tempo di rispondere con la lotta di
classe alla guerra di classe dichiarataci da un piccolo parvenu di
provincia giunto sugli scudi per manifesta assenza di ogni avversario?
Post Scriptum: Sabato Renzi era a Cernobbio, nella consueta kermesse finanzcapitalista di fine estate. Un bagno di applausi fragorosi e di calorose pacche sulle spalle da banchieri, padroni, grandi manager ed economisti del dogma liberista. Un trionfo addirittura quando ha esposto per la generale estasi lo scalpo del Jobs Act, dell'articolo 18, delle decontribuzioni, dei controlli a distanza ed altre promesse di porcate contro il lavoro e a perpetuare, accentuare le diseguaglianze. Se non è lotta di classe questa che cos'è?
Post Scriptum: Sabato Renzi era a Cernobbio, nella consueta kermesse finanzcapitalista di fine estate. Un bagno di applausi fragorosi e di calorose pacche sulle spalle da banchieri, padroni, grandi manager ed economisti del dogma liberista. Un trionfo addirittura quando ha esposto per la generale estasi lo scalpo del Jobs Act, dell'articolo 18, delle decontribuzioni, dei controlli a distanza ed altre promesse di porcate contro il lavoro e a perpetuare, accentuare le diseguaglianze. Se non è lotta di classe questa che cos'è?
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