La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 5 settembre 2015

Jeremy Corbyn: chi è l’uomo che sta conquistando il Labour Party?

di Christian Dalenz
Per la prima volta, si stanno tenendo nel Regno Unito le primarie per la scelta del leader di un partito, che diventerà successivamente il candidato premier del partito stesso: stiamo parlando del Labour Party, il Partito Laburista, che si è trovato nella condizione di dover eleggere una nuova guida a seguito delle dimissioni di Ed Miliband, che ha perso le recenti elezioni politiche contro il Partito Conservatore di David Cameron.
Lungo il mese di Agosto, tutti i sondaggi hanno dato in netto vantaggio un uomo che prima frequentava le retrovie del partito e si era presentato alle primarie praticamente come outsider: Jeremy Corbyn. Un politico che ha sempre avuto posizioni nettamente a sinistra, molto più a sinistra del suo partito, che con la stagione di Tony Blair ha visto uno spostamento verso politiche di centro e con Miliband non è riuscito a proporsi come davvero innovativo. Corbyn si è schierato spesso contro le decisioni del Labour Party stesso (ad esempio, i numeri dicono che durante il governo Blair ha votato ben 500 volte contro le leggi promosse dallo stesso).
Proprio Blair si è opposto duramente alla sua candidatura: è arrivato a scrivere sul giornale inglese The Guardian che con un programma come quello di Corbyn, il Labour Party incorre «nel pericolo più mortale dei 100 anni della sua esistenza».
Il programma con cui il parlamentare (da 32 anni) di Islington North si presenta alle primarie del partito non può dunque che essere radicale:
Sul piano economico, Corbyn si propone di terminare l’epoca dell’austerità che ha imperato anche sul Regno Unito. Le opzioni per impostare una politica di sviluppo sono sostanzialmente due:
un «Quantitative Easing popolare»: attraverso un cambiamento dello statuto della Banca d’Inghilterra, la si userebbe anche per finanziare investimenti pubblici (approfondiremo questo punto in un prossimo articolo);
abrogare le agevolazioni fiscali che sono state concesse alle grandi imprese, il cui carico fiscale è attualmente il più basso del G7: una mossa che libererebbe almeno 93 miliardi di sterline, a suo avviso.
Le risorse che si possono mobilitare con queste modalità potrebbero per Corbyn essere investite nel settore abitativo (che secondo analisi, necessità di molti interventi), nell’energia (dove si intende passare dai combustibili fossili alle energie rinnovabili), nei trasporti (che Corbyn intende rinazionalizzare; sul punto rimandiamo alla nostra intervista con Marco Veronese Passarella) ) e nei progetti digitali.
E’ necessario inoltre abbassare le rette universitarie e ridurre i debiti degli studenti: per fare questo Corbyn propone di alzare le aliquote sui redditi più alti e sulle grandi imprese.
E’ prevista anche una seria lotta all’evasione fiscale, previo adeguato finanziamento dell’ente che si occupa della riscossione fiscale.
Obiettivo di fondo della sua strategia economica è dunque la lotta alle disuguaglianze.
Sul fronte della politica estera e di difesa, Corbyn intende smantellare il piano Trident, attraverso il quale attualmente il Regno Unito si dota di armi nucleari. La conseguente perdita occupazionale è, nelle sue idee, da affrontare spostando lavoratori verso i settori delle energie rinnovabili e della costruzione di case. In questo prende le distanze dalle politiche thatcheriane, che si curarono adeguatamente i posti di lavoro persi nelle miniere.
E’ da segnalare il suo supporto per la causa palestinese. L’aver conosciuto in passato un negazionista dell’Olocausto gli ha valso l’accusa di essere antisemita, che Corbyn ha respinto come «ridicoli e sbagliate» perché frequentò brevemente quel signore quando ancora non era antisemita.
Sarebbe favorevole a intavolare colloqui di pace anche con Hamas in Palestinae con Hezbollah in Libano (organizzazioni che comunque non appoggia); è contrario ad un intervento militare in Siria; non richiede maggiori controlli sull’immigrazione, anzi elogia il contributo e la ricchezza culturale che nel corso negli anni gli stranieri hanno saputo portare nel Regno Unito.
Corbyn propone inoltre politiche di rinnovamento dell’insegnamento delle arti nelle scuole e un nuovo modo di affrontare il problema della malattia mentale.
Dunque le sfide al Partito Conservatore e al blairismo sono aperte: il 12 Settembre, giorno in cui sarà annunciato il nuovo Leader del Partito Laburista, sapremo anche se almeno la seconda è stata vinta.

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