La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 4 settembre 2015

La polizia: dietrofront sul marchio del profugo «procedura standard»

di Jakub Hornacek
Dopo l’andata di indi­gna­zione mon­diale per la mar­chia­tura sul brac­cio con pen­na­rello inde­le­bile, il Mini­stro degli Interni ceco fa mar­cia indie­tro sulla pratica.
Secondo un comu­ni­cato stampa di ieri mat­tina, «le imma­gini mostrate non rap­pre­sen­tano un metodo di lavoro stan­dard della Poli­zia ceca». A detta del Mini­stero l’uso dei pen­na­relli sarebbe stato det­tato «dalla man­canza di tempo e dalla volontà di man­te­nere uniti i nuclei fami­gliari». Viene così smen­tita la Poli­zia di Con­fine, che alle prime rea­zioni cri­ti­che dall’estero aveva par­lato di pro­ce­di­menti standard.
L’ondata di sde­gno inter­na­zio­nale non ha così tro­vato una grande com­pren­sione né presso la poli­zia né nella società ceca. Tut­ta­via la poli­zia ha comu­ni­cato un cam­bia­mento di atteg­gia­mento rispetto ai pro­fu­ghi siriani, che sono stati regi­strati in Unghe­ria. Que­sti pro­fu­ghi infatti non saranno più dete­nuti nei cen­tri. «La poli­zia li iden­ti­fi­cherà, farà un col­lo­quio con loro e chie­derà se vogliono doman­dare asilo poli­tico», ha rife­rito la por­ta­voce della Poli­zia di Con­fine Kate­rina Rend­lova, «Qua­lora i pro­fu­ghi non vogliano richie­dere asilo in Repub­blica Ceca, la poli­zia darà un’ingiunzione a lasciare il ter­ri­to­rio nazio­nale entro sette giorni». La nuova pro­ce­dura dovrebbe quindi acce­le­rare il viag­gio dei pro­fu­ghi siriani pas­sati per l’Ungheria. La poli­zia ha anche fatto sapere che libe­rerà a breve i primi due­cento pro­fu­ghi siriani dete­nuti nei centri.
Ma il cam­bia­mento di corso non è stato deter­mi­nato da una mag­giore aper­tura del governo ceco verso i pro­fu­ghi. L’apertura dei con­fini è con­si­de­rata piut­to­sto come una sbu­ro­cra­tiz­za­zione della pro­ce­dura. «Il cam­bia­mento di pro­ce­dura è deter­mi­nato dall’Ungheria, che non rispetta il Trat­tato di Dublino e non riprende indie­tro i pro­fu­ghi regi­strati sul suo ter­ri­to­rio. Allo stesso tempo la Ger­ma­nia ha fatto sapere di essere dispo­sta ad acco­gliere i pro­fu­ghi siriani, quindi la loro deten­zione era senza effetto», dice ancora por­ta­voce Rend­lova. Il gesto delle auto­rità ceche tut­ta­via arriva pro­prio nel giorno in cui le Fer­ro­vie unghe­resi hanno annun­ciato la can­cel­la­zione di treni diretti per la Ger­ma­nia pas­santi per il ter­ri­to­rio ceco. I numeri dei pro­fu­ghi «gra­ziati» quindi potrebbe essere assai ridotto.
Come sot­to­li­neato dalle auto­rità, il via libera riguarda esclu­si­va­mente i siriani regi­strati in Unghe­ria. Tutti gli altri pro­fu­ghi, anche quelli siriani non pas­sati per l’Ungheria, saranno come al solito iden­ti­fi­cati e dete­nuti nei cen­tri. Per loro è stato costruito un campo di deten­zione prov­vi­so­rio in tenda presso la cit­ta­dina di Postorna, presso la sta­zione di Bre­clav. Con­tro il campo si è schie­rato il sin­daco della città Pavel Domi­nik (Indi­pen­dente, di destra), che tut­ta­via ha assi­cu­rato, che «il campo sarà stret­ta­mente sor­ve­gliato dalla poli­zia evi­tando ogni con­tatti tra i cit­ta­dini e i profughi».
Ma non tutte le muni­ci­pa­lità sono chiuse a ric­cio. Da set­ti­mane il Comune di Brno fa sapere di essere dispo­sto ad acco­gliere decine di pro­fu­ghi, stesso passo è stato fatto anche dal Muni­ci­pio di Praga Capi­tale. Soli­dali con i pro­fu­ghi anche le due uni­ver­sità cit­ta­dine, i cui stu­denti e pro­fes­sori pre­pa­rano corsi d’istruzione oppure for­ni­scono nei cen­tri assi­stenza medica e legale.
Infine in vista del ver­tice dei Paesi Vise­grad, che si terrà oggi a Praga, sono cre­sciute di tono le cri­ti­che ai paesi del centro-est Europa, Repub­blica Ceca com­presa, da parte dei part­ners euro­pei. Sta­volta a par­lare è stato il vice-cancelliere tede­sco Sig­mar Gabriel. «C’è chi pensa, che l’entrata in Europa sia stato solo un modo per gua­da­gnare danaro, e quindi coo­pera, quando gli ven­gono ver­sati dei soldi, e smette di coo­pe­rare, quando arri­vano le dif­fi­coltà», ha detto Sig­mar Gabriel all’indirizzo dei Paesi dell’Est. Dello stesso tono le cri­ti­che del can­cel­liere austriaco Wer­ner Faymann.
Oggi a Praga i pre­mier di Repub­blica Ceca, Slo­vac­chia, Polo­nia e Unghe­ria dovreb­bero con­fer­mare il loro orien­ta­mento con­tro la redi­stri­bu­zione dei pro­fu­ghi tra Paesi euro­pei. Tut­ta­via i quat­tro per ora sem­brano in splen­dido isolamento.

Fonte: il manifesto

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