La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 31 agosto 2015

Le passate ‘primavere’ del Centro America

di Cyril Mychalejko
Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra alla democrazia in America Centrale per decenni.
Oggi, i media internazionali stanno dipingendo la recente ondata di proteste contro la corruzione e pro-democrazia in Guatemala e in Honduras come parte della primavera centroamericana. Questa cosiddetta primavera sta combattendo contro la corruzione strutturale, la violenza e l’impunità che è in gran parte dovuta all’ingerenza degli Stati Uniti in questi paesi. E’ interessante ripensare al modo in cui Washington ha replicato ad analoghi movimenti democratici in passato e a come questo abbia dato forma alle attuali crisi democratiche che la regione sta affrontando.
Quella che è nota come prima primavera del Guatemala si verificò dopo che un’insurrezione popolare costrinse a lasciare il potere il dittatore appoggiato dagli Stati Uniti, Jorge Ubico, il 1° luglio 1944.
Quella che seguì fu un flirt del paese con la democrazia durato 10 anni, tra il 1944 e il 1954. Durante questo decennio, i presidenti Juan Jose Arevalo e Jacobo Arbenz Guzman iniziarono riforme sociali democratiche che comprendevano l’adozione di una nuova costituzione e l’approvazione di riforme progressiste per il lavoro e la terra, con grande disappunto delle élite locali e degli interessi capitalistici stranieri, come la United Fruit Company con sede negli Stati Uniti.
Queste riforme democratiche si dimostrarono sgradite a Washington. In gran parte su richiesta ufficiale della United Fruit Company, che di conseguenza sembrava soffrisse enormi perdite di profitti, nel 1954 la CIA pianificò e realizzò un colpo di stato contro il presidente Arbenz. Ciò che seguì fu una successione di regimi militari brutali e un conflitto interno di 36 anni che iniziò nel 1960 e provocò la morte di oltre 200.000 persone, per lo più indigeni del Guatemala, che a diecine di migliaia furono torturati e fatti sparire.
Nel vicino Honduras, Washington fu determinante nella creazione del Battaglione 316 della squadra della morte. Una denuncia del quotidiano Baltimore Sun rivelò che era addestrato dalla CIA, insieme ad esperti argentini di contro insurrezione. All’epoca, la giunta militare che governava l’Argentina diede il via a una “guerra sporca” contro la sua stessa popolazione, e usò le sue squadre della morte per uccidere, torturare e far sparire diecine di migliaia dei suoi civili. La squadra della morte dell’Honduras, appoggiata da Washington, aiutata e supportata dall’Ambasciatore degli Stati Uniti, John Negroponte, sequestrava, uccideva e torturava studenti, sindacalisti, giornalisti, professori universitari e altri protagonisti dei movimenti sociali che erano considerati sovversivi. I loro crimini? Iniziative per organizzare i diritti del lavoro, educazione abbordabile e libertà per i prigionieri politici.
Anche l’Honduras di fatto è servita come base militare per gli Stati Uniti durante la Guerra Fredda. Durante il succitato colpo di stato in Guatemala, l’Honduras era un terreno di addestramento per i mercenari istruiti dagli Stati Uniti, accusati di aver rovesciato la democrazia. Decenni più tardi, negli anni ’80, gli stessi addestratori argentini del Battaglione 316 addestrarono i paramilitari nicaraguensi, omicidi e trafficanti di droga, noti come i Contras che il presidente Ronald Reagan paragonava ai “combattenti per la libertà” e lo “ equivalente morale dei nostri padri fondatori.” I Contras erano i paramilitari delegati di Washington creati per terrorizzare il Nicaragua e rovesciare il governo Sandinista progressista che nel 1979 rimosse il dittatore Anastasio Somoza appoggiato dagli Stati Uniti e che in seguito governò per aiutare la maggioranza della popolazione povera e per promuovere la giustizia sociale. Nel 1986, la Corte Internazionale di Giustizia decretò che l’appoggio di Washington ai Contras, e anche altre operazioni militari contro il Nicaragua equivalevano allo “uso illegale della forza,” o al terrorismo.
Anche negli anni ’80, gli Stati Uniti fornirono oltre 4 miliardi di dollari di aiuti al brutale governo di destra e militare del Salvador. Tra il 1979 e il 1992 il paese si è trovato invischiato in una brutale guerra civile dove il governo guidato dai militari e gli squadroni della morte terrorizzavano la popolazione civile e combattevano contro un’insurrezione della sinistra guidata dal Fronte Nazionale Farabundo Marti (FMLN) che cercava di riportare la democrazia nel paese.
Più di recente, gli Stati Uniti hanno appoggiato il colpo di stato militare del 2009 in Honduras che ha rimosso il presidente Manuel Zelaya, moderato e riformista, e lo sostituito con un regime di fatto, dimostrando così la continuità dell’imperialismo statunitense nella regione, dal presidente Dwight Eisenhower a Reagan, all’attuale presidente Baracvk Obama.
La democrazia nella regione è stata di continuo considerata una tale minaccia, che gli omicidi, la tortura, il femminicidio, il genocidio, le scomparse e altri atti di terrore di stato da parte degli alleati dispotici di Washington erano considerati accettabili allo scopo di reprimere qualsiasi tipo di insurrezione democratica o di dissenso. Il fatto che Reagan avesse fatto visita a Rios Montt e che avesse detto che “è un uomo di grande integrità personale” e che è “impegnato a promuovere la giustizia sociale,” è un esempio dell’appoggio politico che Washington forniva a dittatori e criminali.
Un’indicazione del successo delle dottrine militari statunitensi in America Centrale, è la violenza strutturale e la povertà e la continua impunità che hanno relegato paesi come il Guatemala e l’Honduras al rango di repubbliche delle banane per fornire lavoro a basso prezzo e risorse naturali agli Stati Uniti e capitale transnazionale. E il Guatemala è attualmente governato da un presidente, Otto Perez Molina, che è laureato della ex School of the Americas e generale che si suppone sia stato coinvolto nei massacri dei popoli indigeni in Guatemala durante il conflitto interno del paese, mentre, successivamente ha servito agli ordini il dittatore genocida Efrain Rios Montt. Perez Molina rischia una potenziale processo e una possibile incriminazione, non per alcun crimine di guerra passato o per violazioni dei diritti umani, ma per il suo presunto coinvolgimento in un progetto di corruzione.
Si può sostenere che l’Honduras non abbia avuto un’ elezione legittima fin da quella del 2009 che si svolta pochi mesi dopo il golpe. L’elezione si è tenuta mentre il paese era governato da un regime di fatto che scatenò una repressione violenta contro la sua popolazione che si opponeva all’usurpazione della democrazia. Fu eletto Porfirio Pepe Lobo Sosa prima che gli succedesse l’attuale presidente Juan Orlando Hernandez, che è stato implicato in uno scandalo di corruzione in cui il suo Partito Nazionale rubò milioni di dollari all’istituto per il sistema previdenziale del paese per finanziare la sua campagna elettorale del 2013. Herandez che ha avuto richieste di dimissioni dai suoi elettori (come anche il suo collega Perez Molina), ha affrontato accuse da un osservatore elettorale dell’ONU proprio dopo il voto secondo le quali i risultati reali erano stati cambiati.
Se questi due paesi sono di fatto sull’orlo di un momento rivoluzionario, come ha suggerito la femminista e attivista guatemalteca, Sandra Moran a teleSUR, questa solleva la domanda: quale sarà la risposta di Washington?
Mentre gli Stati Uniti non sono liberi di impiegare la pura barbarie che hanno usato e incentivato in passato, la minaccia di riforme democratiche potrebbe ancora dimostrarsi una minaccia anche maggiore per le persone che fanno pressioni per ottenerle, se la storia ha un qualche valore indicativo.

Originale: teleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.